Nella giornata di ieri dopo le usuali preghiere del venerdì una immensa folla si é radunata ad Amman, capitale del regno ascemita di Giordania, per reiterare la richiesta popolare di chiusura forzosa dell'ambasciata sionista nel paese e per l'interruzione di ogni rapporto diplomatico con il regime ebraico.
I cittadini giordani hanno marciato nel nome e in memoria di Raed Zeiter, il giudice giordano di origine palestinese assassinato senza motivo al Ponte Allenby dagli sbirri sionazisti che hanno poi cercato di sostenere che un uomo di legge, uno stimato professionista del Diritto, avrebbe 'aggredito gli agenti con una spranga'.
Evidentemente gli assassini non sapevano che la loro vittima era uno stimato e rispettato giudice (per i sionisti tutti gli arabi sono subumani violenti) e quindi non si sono peritati di inventare una panzana meno incredibile. Purtroppo il reuccio Abdallah, troppo condizionato dalle sue malsane alleanza con Usa e Sauditi non ha dato segno di essere in sintonia coi desideri del suo popolo.
Evidentemente il popolo giordano dovrà in qualche modo darsi un leader meno in sintonia coi suoi nemici.
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sabato 29 marzo 2014
Nuova grande manifestazione antisionista ad Amman nel nome del martire Raed Zaytar!!
sabato 15 marzo 2014
Giudice giordano ucciso alla frontiera da sgherri sionisti: la popolazione chiede l'espulsione dell'ambasciatore di Tel Aviv!!
Un grave incidente di frontiera al varco del Ponte Allenby tra Giordania e Palestina Occupata ha rinfocolato l'odio della popolazione del regno ascemita verso Tel Aviv e ha fatto rinnovare le pressanti richieste di cancellazione dei rapporti diplomatici e del trattato di pace del 1994 che a fine febbraio scorso erano sfociate in una netta presa di posizione del Parlamento.
Giorni fa un cittadino giordano é stato ucciso senza motivo da soldati sionisti al varco di confine; subito il comando del regime ebraico si é profuso in una serie di assurde giustificazioni dell'assassinio pretendendo in rapida successione che la vittima: possedesse una sbarra di ferro, abbia cercato di strangolare a mani nude un soldato, abbia cercato (contemporaneamente?) di strappare il fucile a una sentinella.
Quando é risultato che la vittima era uno stimato giudice giordano la rabbia e lo sdegno ad Amman e in altre città transgiordane hanno toccato vertici impensabili: enormi manifestazioni di protesta si sono viste in tutto il paese e persino nella Corte Centrale di Giustizia della capitale, dove la vittima Raed Zeiter lavorava, dove un 'tappeto' di bandiere sioniste é stato steso nell'atrio in modo che tutti coloro che entravano e uscivano potessero calpestarle.
Questo incidente dimostra quanto credito possano meritare le 'giustificazioni' di Tel Aviv per i suoi massacri di civili palestinesi, sempre descritti ad 'aggredire a mani nude' soldati sionisti o accusati di altre simili fandonie.
Giorni fa un cittadino giordano é stato ucciso senza motivo da soldati sionisti al varco di confine; subito il comando del regime ebraico si é profuso in una serie di assurde giustificazioni dell'assassinio pretendendo in rapida successione che la vittima: possedesse una sbarra di ferro, abbia cercato di strangolare a mani nude un soldato, abbia cercato (contemporaneamente?) di strappare il fucile a una sentinella.
Quando é risultato che la vittima era uno stimato giudice giordano la rabbia e lo sdegno ad Amman e in altre città transgiordane hanno toccato vertici impensabili: enormi manifestazioni di protesta si sono viste in tutto il paese e persino nella Corte Centrale di Giustizia della capitale, dove la vittima Raed Zeiter lavorava, dove un 'tappeto' di bandiere sioniste é stato steso nell'atrio in modo che tutti coloro che entravano e uscivano potessero calpestarle.
Questo incidente dimostra quanto credito possano meritare le 'giustificazioni' di Tel Aviv per i suoi massacri di civili palestinesi, sempre descritti ad 'aggredire a mani nude' soldati sionisti o accusati di altre simili fandonie.
giovedì 27 febbraio 2014
Il Parlamento giordano vota per espellere l'ambasciatore sionista ad Amman, ma il reuccio ascemita ignora l'appello!
La maggioranza dei centocinquanta deputati della Camera Bassa del Parlamento di Giordania ha votato nella giornata di ieri a favore di una mozione che prevederebbe l'espulsione dell'ambasciatore del regime sionista da Amman e il ritiro definitivo e permanente dell'ambasciatore giordano a Tel Aviv.
Il Regno Ascemita e il regime ebraico hanno stabilito relazioni diplomatiche da metà anni '90, quando all'alba del cosiddetto "Nuovo Ordine Mondiale" re Hussein si piegò a 'riconoscere' l'entità di occupazione illegale della Palestina.
Tuttavia il voto parlamentare di Amman non ha alcun valore vincolante visto che nel regno di Abdullah e della sua moglie-trofe Rania il Parlamento ha solamente funzioni consultive...deve essere per questo che la Giordania é considerata da Usa ed europei un "baluardo di democrazia" in Medio Oriente mentre paesi come l'Iran e la Siria dove regolarmente si svolgono elezioni rappresentative sono considerati 'dittature'.
Il Regno Ascemita e il regime ebraico hanno stabilito relazioni diplomatiche da metà anni '90, quando all'alba del cosiddetto "Nuovo Ordine Mondiale" re Hussein si piegò a 'riconoscere' l'entità di occupazione illegale della Palestina.
Tuttavia il voto parlamentare di Amman non ha alcun valore vincolante visto che nel regno di Abdullah e della sua moglie-trofe Rania il Parlamento ha solamente funzioni consultive...deve essere per questo che la Giordania é considerata da Usa ed europei un "baluardo di democrazia" in Medio Oriente mentre paesi come l'Iran e la Siria dove regolarmente si svolgono elezioni rappresentative sono considerati 'dittature'.
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mercoledì 4 aprile 2012
Human Rights Watch censura la repressione giordana contro i manifestanti: "Metodi brutali e ingiustificati!"
L'ONG umanitaria 'Human Rights Watch' ha accusato il regno ascemita di Giordania di utilizzare "tattiche intimidatorie violente e repressive" contro le sempre più frequenti dimostrazioni popolari di malcontento per la stagnazione economica e politica che affligge il paese ormai da oltre un anno; si legge nel comunicato di denuncia di HRW, firmato dal Ricercatore anziano per il Medio Oriente Chris Wilcke, tra l'altro, che: "La risposta giordana alle manifestazioni sembra divenire sempre più brutale".
Nello scorso week-end forze antisommossa hanno attaccato manifestanti pacifici che si erano radunati fuori dalla residenza del Premier Awn al-Khasawneh, ad Amman, chiedendogli il rilascio di sei attivisti arrestati am età marzo durante altre dimostrazioni nella cittadina meridionale di Tafileh. Le accuse elevate contro di loro suonano forzate e speciose al solo leggerle: "infrazione alla legge tramite disturbo della quiete, blocco del traffico e insulti a pubblici ufficiali", proprio di che tenere persone in cella per oltre quindici giorni!
Secondo testimoni oculari intervistati da Human Rights Watch le persone fermate e portate nelle centrali di polizia "per accertamenti" vengono sistematicamente brutalizzate con pestaggi, minacce psicologiche e altre forme di pressione fisica e morale. Wilcke ha auspicato che "molto presto" il Codice Penale giordano possa venire finalmente riformato con l'abolizione di tutti gli articoli che, anche solo potenzialmente, possono configurare la criminalizzazione e rendere quindi possibile la persecuzione di quanti esprimono le proprie idee tramite assemblee e manifestazioni.
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mercoledì 15 febbraio 2012
"Non domandiamo il Caos, pretendiamo ciò che é giusto!": continua ancora la protesta degli insegnanti giordani!
Sono arrivati sotto le finestre del Primo Ministro, quell'Awn Khasawneh che dopo qualche fuggevole speranza all'indomani della sua nomina a Premier non si é dimostrato poi molto meglio di coloro che lo avevano preceduto, gli insegnanti e i professori giordani che, dopo aver rifiutato l'offerta governativa di un aumento del settanta per cento dei loro stipendi continuano a pretendere la rivalutazione degli stessi al cento per cento, praticamente un raddoppio, per poter fare fronto all'inflazione in costante aumento che negli ultimi anni ha eroso e divorato il loro potere di acquisto.
Al contrario di altri dipendenti pubblici, che 'arrotondano' i loro magri incassi con secondi lavori o, persino, con la richiesta di 'incentivi' e 'bustarelle' a quanti si rivolgono a loro per il disbrigo di una pratica o per il rilascio di una autorizzazione i lavoratori dell'insegnamento possono contare solo sulle loro buste paga e perciò la richiesta del raddoppio dello stipendio non deve suonare esosa o esagerata; le bandiere che hanno portato sotto i balconi di Khasawneh recitavano: "Non domandiamo il Caos, pretendiamo ciò che é giusto" e "Anche gli insegnanti hanno Diritti Umani, non accetteremo ingiustizie".
Quasi un milione e mezzo di scolari e studenti giordani sono rimasti a casa dall'inizio dello sciopero, dieci giorni fa, una 'vacanza' che forse ad alcuni di loro non dispiace ma il cui protrarsi metterebbe in serio dubbio la possibilità di concludere regolarmente l'anno scolastico e portare a termine i programmi didattici previsti.
Secondo Moustafa Rawasdeh, capo del Sindacato dell'Insegnamento, sono circa novantamila i docenti giordani che hanno incrociato le braccia.
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giovedì 9 febbraio 2012
Insegnanti giordani in sciopero per il terzo giorno consecutivo: "I nostri stipendi sono da fame!"
Insegnanti e professori del regno ascemita di Giordania proseguono per il terzo giorno consecutivo la loro agitazione mentre il Governo ha ufficialmente respinto la loro richiesta per un sostanzioso aumento degli stipendi, che non vengono aggiornati da anni e, complice la forte inflazione che erode e divora i redditi fissi, sono ormai inadeguati a garantire la mera sopravvivenza.
Il Gabinetto guidato da Awn Khasawneh ha proposto agli scioperanti un aumento molto modesto rispetto alle richieste avanzate ma i leader della protesta hanno risposto picche: "L'esperienza ci ha insegnato che gli scioperi compatti e prolungati sono gli strumenti più efficaci che i dipendenti pubblici possano usare per portare avanti le proprie rivendicazioni. A differenza di altri generi di dipendenti pubblici i docenti non possono 'integrare' i loro redditi con attività collaterali o con 'bustarelle', se facciamo una richiesta non recederemo dalle nostre posizioni fino a che non sarà soddisfatta!".
Il Consiglio sindacale dei Docenti ha dichiarato che praticamente tutte le scuole del paese sono chiuse; il portavoce del Ministero dell'Educazione Ayman Barakat ha affermato invece che l'adesione all'agitazione non é totale e che diversi istituti sono riusciti a mantenere l'attività didattica anche in questi ultimi tre giorni.
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venerdì 28 ottobre 2011
Il reuccio ascemita promette: "Darò più poteri al Parlamento...l'anno prossimo", ma chi gli crede?
Il Re di Giordania Abdallah II ha dichiarato che darà ai legislatori del Parlamento nazionale l'autorità di scegliere il Premier e di accettare la sua lista di Ministri, prerogative che nel piccolo regno mediorientale sono tuttora appannaggio del sovrano, come in una monarchia del diciottesimo secolo.
L'importante riforma, però, dovrà aspettare il 2012 per venire implementata e il Re manterrà sempre e comunque il potere di veto sulle decisioni della Camera; ha poi puntualizzato il consigliere reale Amjad Adaileh, secondo quanto riportato dall'agenzia statunitense Associated Press.
Il veto, inoltre, sarà esclusivo, cioé non lascerà alla Camera il potere di riproporre lo stesso candidato.
E' chiaro che con simili 'riforme', quand'anche venissero implementate, non vi é la benché minima speranza di disinnescare i movimenti di protesta che ormai da mesi travagliano il regno ascemita, chiedendo decisioni coraggiose e radicali, che scuotano fin nelle fondamenta un sistema politico incrostato di lassismo, corruzione, compiacenza e vetustà.
Anche oggi, dopo le consuete preghiere del venerdì, migliaia di persone sono scese in piazza ad Amman e negli altri centri maggiori della nazione.
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lunedì 30 maggio 2011
I giovani giordani chiedono alla società civile di mobilitarsi contro l'ambasciata israeliana il prossimo venerdì
La "Gioventù del 15 Maggio" giordana ha annunciato, in un comunicato diffuso durante il week-end, l'intenzione di organizzare una marcia di protesta contro l'ambasciata sionista ad Amman il prossimo venerdì, dopo la fine delle preghiere, chiamando tutte le organizzazioni della società civile, i sindacati e i partiti a prendervi parte per mostrare la determinazione popolare a troncare qualunque rapporto con il Regime dell'Apartheid.
Il gruppo ha altersì respinto l'idea che la Giordania possa in qualunque modo trasferirsi in una "destinazione alternativa" per i profughi palestinesi, che devono poter esercitare il loro "Diritto al Ritorno" come garantito e sancito dalle leggi e dalle convenzioni internazionali, tornando cioé nella porzione di Palestina invasa e occupata nel 1948, piaccia o non piaccia alle autorità "israeliane".
Forte e senza appello poi é stata la critica al cosiddetto "accordo di pace" avventatamente siglato a suo tempo dal monarca hascemita Re Hussein, che non ha fatto altro che sancire a mo' di resa incondizionata i furti e i soprusi commessi dall'entità sionista attraverso l'attacco a tradimento del 1967, in barba al sentimento e al desiderio del popolo giordano, che vorrebbe vedere quei torti riparati. Il comunicato si conclude con l'auspicio che la Giordania possa quanto prima interropmpere ogni relazione con Israele, chiudere l'ambasciata di Amman e cancellare ufficialmente il trattato di Wadi Araba, esprimendo così nei fatti il suo sostegno al popolo palestinese nella sua lotta per la Giustizia e i suoi diritti.
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sabato 28 maggio 2011
Le proteste scuotono Amman, il popolo giordano si ribella alla monarchia da rotocalco: "Dobbiamo interrompere tutti i rapporti con Israele!"
Proprio mentre l'Egitto va rapidamente ribaltando e annullando tutte le misure di "appeasement" filoisraeliano imposte da Sadat e dal suo successore Mubarak nel corso degli ultimi 32 anni il popolo giordano scende in piazza dopo le preghiere del venerdì e fa capire chiaramente alla corte Hascemita che non ci sta a rimanere l'unico paese arabo a mantenere rapporti con Israele, Stato del quale la maggior parte dei cittadini giordani non ha certo intenzione di riconoscere come entità legittima e tantomeno col quale vorrebbe intessere relazioni o legami di alcun tipo.
Ieri in tutto il paese, dalla capitale Amman fino alla provincia di Tafileh, la popolazione ha rimarcato la necessità di cancellare il trattato di pace con lo Stato ebraico voluto dal piccolo Re Hussein e ha altresì domandato le dimissioni del Primo Ministro Marouf Bakhit, succeduto al suo predecessore Al-Rifai meno di quattro mesi orsono proprio a causa di massicce proteste popolari che minacciavano di replicare nell'ex-Transgiordania la Rivoluzione egiziana anti-Mubarak.
Il tentativo di riforma dall'alto però, sembra essersi impantanato tra le attività di un Premier ex-generale che non riscuote molta popolarità tra gli abitanti e i balbettii di una commissione costituzionale (di nomina regia) che non riesce a cavare un ragno dal buco, anche perché la struttura costituzionale della Giordania é studiata per lasciare grande discrezionalità al monarca sotto gli orpelli e i paramenti esteriori della "democrazia" occidentale e una seria riforma sarebbe dunque inaccettabile per la corte, visto che marginalizzerebbe la figura del re e lascerebbe campo libero al partito di ispirazione religiosa Fronte Islamico d'Azione, filiato dalla branca locale della Fratellanza Musulmana, che riscuote il favore della maggior parte degli elettori.
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