martedì 18 gennaio 2011

Khaled Abu Hilal: "Le fazioni palestinesi di Gaza manterranno la tregua nell'interesse dei civili"


Khaled Abu Hilal (foto sopra), segretario-generale del Movimento al-Ahrar, ha dichiarato che le fazioni palestinesi hanno interesse a mantenere
la calma e a rispettare la tregua nella Striscia di Gaza alla luce delle evidenti e crescenti prove generali per la ripresa da parte israeliana delle ostilità interrotte circa due anni fa con la sconfitta e il fallimento dell'Operazione Piombo Fuso, il brutale "pogrom" militare scatenato contro il territorio autonomo palestinese.

Abu Hilal ha espresso tali concetti nel corso di un'intervista rilasciata alla televisione satellitare Al-Quds, dopo un meeting con altri esponenti di organizzazioni e milizie della Resistenza presenti e attive nella Striscia; il meeting si é svolto all'insegna della crescente preoccupazione per gli effetti di un possibile attacco dello Stato ebraico contro i civili, visto che, coerentemente con i dettami dell'inumana "Dottrina Dahyia" é pressoché garantito che lo sforzo principale delle truppe israeliane non sarà concentrato contro i militari e militanti palestinesi, ma si accannirà invece contro la popolazione inerme.

Il segretario degli Ahrar ha dichiarato che la decisione di mantenere la calma e rispettare la tregua é basata sul desiderio di togliere pretesti e scuse a Israele per rinnovare le proprie campagne di aggressione contro vittime innocenti, ed é quindi totalmente in errore quell'osservatore che volesse interpretarla come un segno di irresolutezza o debolezza. La Resistenza armata palestinese, ha concluso infite, é perfettamente in grado di far pagare un altissimo prezzo a qualunque forza armata sionista cercasse di attaccare la Striscia di Gaza.

Il "Movimento al-Ahrar", presente nella sola Striscia di Gaza, é stato fondato dopo il fallimento del tentato Colpo di Stato di Fatah contro il legittimo Governo di Palestina, da ufficiali e militanti della fazione Fatah che erano stati disgustati dal tradimento della volontà popolare consumato dai satrapi filosionisti Abu Mazen e Dahlan.

In arrivo mandati di cattura sudafricani per la criminale di guerra Tzipi Livni?


Tzipi Livni, rappresentante politico sionista che faceva parte del Governo Kadima-Labour che fra il 2006 e il 2009 si macchiò di rivoltanti crimini di guerra scatenando in rapida successione prima la violenta campagna militare contro il Libano, quindi il sanguinoso "pogrom" militare contro la Striscia di Gaza (2008-2009), alla ricerca di un'illusioria popolarità elettorale pagata in libbre di carne e litri di sangue dei civili libanesi e palestinesi massacrati da Tsahal, si recherà in visita in Sudafrica su invito dei rappresentanti sionisti e ultranazionalisti della locale comunità ebraica, per cui l'infatuazione per una criminale di guerra le cui mani grondano di sangue innocente costituisce un'attrattiva evidentemente più forte dell'orgoglio di vivere in una nazione che ha saputo respingere la brutalità e la tirannia dell'Apartheid del razzismo afrikaner.

Ovviamente, tale invito non poteva che essere recepito dai difensori della decenza e del comune senso di solidarietà umana come un'inaccettabile mossa di approvazione e di congratulazione verso una persona che dovrebbe languire in una cella in attesa del verdetto di una Corte internazionale piuttosto che sgambettare libera fra le lusinghe e il plauso delle varie camarille di sionisti internazionali; conseguentemente a ciò il Network di Analisi dei Media sudafricani e l'Alleanza per la Solidarietà con la Palestina hanno depositato formali richieste e denunce presso l'Autorità nazionale per i Tribunali di Prosecuzione chiedendo che un mandato di arresto venga spiccato nei confronti della Livni, in quanto corresponsabile di crimini di guerra e massacri di civili.

La Livni e i suoi complici sono già ufficialmente ricercati in Spagna e in Turchia e, se dovessero presentarsi in quei paesi verrebbero immediatamente arrestati; é sperabile che nel prossimo futuro anche il Sudafrica si unisca a questo "Asse del Bene", in modo da far saltare definitivamente la visita della criminale di guerra nel paese di Mandela, dell'ANC e della lotta anti-Apartheid. Purtroppo in Sudafrica la lobby filosionista é molto potente, essendo erede degli ottimi rapporti fra lo Stato ebraico e la dittatura razzista di Pretoria, cementata nel corso dei decenni attraverso vendite clandestine di armi, sviluppo di tattiche di persecuzione e segregazione comuni e persino proliferazione di armi nucleari, grazie alla quale il Sudafrica dell'Apartheid ottenne un arsenale di cinque bombe atomiche (smantellate in fretta e furia prima delle elezioni democratiche).

Iqbal Jassat, portavoce del Network di Analisi dei Media, tuttavia, non si scoraggia, perché sa che la causa che muove lui e i suoi compagni é giusta: "La nostra richiesta si basa sul fatto che il Sudafrica libero e democratico sia co-firmatario degli Statuti di Roma, che obbligano tutti i contraenti a una condotta responsabile e pro-attiva nella persecuzione dei Criminali di guerra e dei Criminali contro l'Umanità, categorie a cui Tzipi Livni appartiene a pieno titolo".

Boicotta, disinvesti, sanziona! Anche John Lewis dà lo sfratto ai cosmetici Ahava, frutto dell'Apartheid!


Questa settimana l'importante distributore britannico John Lewis ha comunicato il proprio rifiuto a continuare a ospitare i prodotti cosmetici della ditta Ahava, unendo il nome del proprio business alla ormai sempre più lunga lista delle catene che hanno dato l'ostracismo ai "fanghi del Mar Morto" prodotti negli insediamenti ebraici illegali di Mitzpe Shalem e Kalia.

La decisione di John Lewis rappresenta un grandissimo successo per la campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro l'Apartheid israeliano che, nei sei anni trascorsi dal suo inizio, ha raccolto sotto le sue bandiere un numero sempre crescente di attivisti (ormai arrivati a vari milioni, presenti in tutto il mondo) e ha persuaso centinaia di operatori economici ad abbandonare la distribuzione di prodotti derivati dalle pratiche sioniste di occupazione ed esproprio di terra palestinesi, così come ha convinto numerosi governi a mettere sotto accusa le compagnia israeliane e internazionali che profittano da tali crimini.

Nella lettera rivolta al movimento BDS britannico il Direttore esecutivo della catena John Lewis, Andy Street, ha scritto: "Come operatori socialmente responsabili, alla John Lewis prendiamo molto seriamente la questione del trattamento dei lavoratori coinvolti nella produzione degli articoli da noi stoccati; ci aspettiamo che tutti i nostri fornitori non solo rispettino le leggi in merito, ma operino in maniera rispettosa delle leggi, degli interessi e del welfare dei loro impiegati, delle loro comunità e dell'ambiente. In relazione alle vostre richieste riguardo la compagnia Ahava posso confermarvi che la John Lewis ha smesso di stoccare i suoi prodotti poco dopo l'inizio del 2011".

Sarah Colborne, direttrice delle campagne operative del gruppo PSC (Palestine Solidarity Campaign), ha così replicato al messaggio di Street: "Al PSC abbiamo accolto con grande gioia l'annuncio della John Lewis, i continui attacchi dello Stato ebraico contro la popolazione palestinese, sia quella costretta a vivere sotto la stretta dell'assedio economico, sia quella sottoposta all'occupazione in Cisgiordania o quella languente sotto l'oppressiva cappa dell'Apartheid nella Palestina occupata nel '48, stanno portando a un graduale ma continui "slittamento tellurico" nell'opinione pubblica, con il movimento per la pace e la giustizia che sta guadagnando sempre più sostegno e supporto a livello internazionale".

Mitzpe Shalem e Kalia, gli insediamenti ebraici illegali in cui vengono prodotti i cosmetici della Ahava, sono solo due colonie in una galassia di avamposti di occupazione ed esproprio israeliano di terra palestinese; comunità affidate ai più violenti e radicali rappresentanti dell'integralismo religioso e nazionalista giudaico, dove vivono oltre mezzo milione di individui, che si fanno notare per le loro continue aggressioni e violenze ai danni dei palestinesi, fra cui contano pestaggi, incendi di campi, distruzione di alberi da frutto, roghi di case e di edifici sacri (moschee, chiese), vandalismi di cimiteri e molto latro ancora.

lunedì 17 gennaio 2011

"La tregua é una scelta tattica, la Resistenza é pronta a combattere un attacco israeliano"


Khayyed al-Ghul, capo ad interim del PFLP ha dichiarato in una conferenza stampa tenutasi domenica 16 gennaio che, per quanto concerne la situazione della Resistenza, l'attuale tregua con Israele é una decisione a carattere tattico che, per avere migliore e più organico sviluppo, dovrebbe essere sottoscritta ufficialmente da un ampio fronte unificato di Resistenza, in grado di meglio e più profondamente articolare strategie e indirizzi contro l'Occupazione sionista.

Al-Ghul ha altresì dichiarato di disapprovare la tendenza a giustificare con lo sporadico lancio di razzi artigianali o colpi di mortaio effettuato da alcuni individui o da sparuti gruppi estremisti le sproporzionate incursioni militari israeliane contro il territorio della Striscia di Gaza, giacché, al contrario delle operazioni dei gruppi principali della Resistenza palestinese, i raid e i bombardamenti israeliani non si sono mai interrotti, continuando a pesare sopra gli abitanti del territorio palestinese assediato come una gigantesca e incombente Spada di Damocle.

In dichiarazioni rese autonomamente nel corso della giornata di ieri rappresentanti del legittimo Governo palestinese insediato a Gaza e portavoce del movimento musulmano di Resistenza Hamas hanno sottolineato come, ad ogni buon conto, anche qualora i militari sionisti dovessero decidere di reiterare i loro attacchi indiscriminati contro la popolazione civile (di cui proprio in questi giorni é ricorso il secondo doloroso anniversario) esse troveranno le forze armate della Resistenza più che pronte a rendere estremamente dura la vita degli aggressori, avendo esse sfruttato gli ultimi 24 mesi a studiare e imparare le lezioni della guerra del Libano e quelle dell'Operazione Piombo Fuso, a perfezionare le loro tecniche di combattimento asimmetrico e a rinforzare ed estendere la catena di arsenali, bunker, rifugi e roccaforti che forniranno la migliore e più efficace risposta a qualunque velleità dello Stato ebraico di piegare e reprimere i Palestinesi con la forza.

Barak getta la maschera: creerà nuovo partito di destra e militarista per meglio sostenere l'Apartheid di Netanyahu


In una giornata di caos, minacce, comunicati rabbiosi e promesse di vendetta, che ben riflette il clima incerto e tumultuoso in cui versa l'odierna società israeliana i ministri laburisti Isaak Herzog, Avishai Braverman e Benyamin Ben Eliezer hanno rassegnato le dimissioni dalla compagine governativa dopo che il loro ex-capo e compagno di partito Ehud Barak ha annunciato la sua intenzione di creare un nuovo partito nazionalista e militariste per essere più "in sintonia" con l'Esecutivo di Estrema destra in cui svolge le funzioni di Ministro della Guerra.

La nuova formazione nazionalista, che si chiamera "Atzmaouth", si dichiara fin dall'annuncio della sua creazione "risolutamente sionista", aderendo quindi in pieno all'ideologia colonialista, razzista e segregatoria che ha informato l'esistenza di Israele fin dalla sua fondazione nei fuochi e nel sangue della "Nakba", l'Olocausto nazionale palestinese consumatosi fra il 1947 e il 1948.

I dimissionari, dal canto loro, hanno tratto vaticinii di sventura dalla mossa di Barak, preconizzando che con il fatale indebolimento del Partito Laburista che da essa necessariamente avrà luogo, verrà messa la pietra tombale sulla possibilità che una coalizione "progressista" possa sconfiggere le forze di Destra nelle prossime elezioni politiche.
"Progressiste" o "Conservatrici" le bombe sioniste ammazzano allo stesso modo!
Forse però gli ex-ministri non si ricordano che, anche con la "progressista" coalizione Labour-Kadima al Governo, capeggiata da Barak, Olmert e la Livni, Israele si rese odioso e inviso alla comunità internazionale con le sue aggressioni militari contro il Libano e la Striscia di Gaza...ormai il militarismo e la violenza sono tanto radicati nella mentalità israeliana, per cortesia di oltre 60 anni di indottrinamento al razzismo sionista, che qualunque cambio di coalizione governativa per i Palestinesi e le altre vittime usuali del fascismo ebraico ha lo stesso effetto che avrebbe, per un pedone, venire travolto per strada, ora da una macchina con una certa targa, ora da una macchina con una targa differente.

Instabile e riottoso per natura, il Parlamento dello Stato ebraico, la Knesset, avrà dunque un contendente in più alla palma di partito più virulentemente sionista e razzista: i militaristi di Atzmaouth, resta da vedere quanti del piccolo drappello di deputati laburisti (13 in tutto, su 120 parlamentari dell'intera assise) sceglieranno di seguire il Ministro della Guerra nella sua svolta a destra. Per dare un'idea al lettore di quanto polverizzato e litigioso sia il Parlamento israeliano basterà dire che, prima della scissione di Barak, il Partito Laburista, con appena 13 deputati era tuttavia il membro più numeroso della violenta coalizione che sostiente l'esecutivo Netanyahu...al quale fra qualche giorno spetterà il dubbio onore di guidare un Governo sostenuto da un'alleanza in cui il maggior partito avrà sì e no otto-dieci parlamentari.

Hamas saluta il successo della sollevazione popolare tunisina


Hamas, il Movimento musulmano di Resistenza che si oppone agli abusi e alle persecuzioni israeliane nei confronti della Palestina e mantiene l'autonomia e l'indipendenza della Striscia di Gaza nonostante il prolungato assedio economico israeliano e i ripetuti e sanguinosi attacchi bombardamenti condotti dalle sue forze armate, ha rilasciato un comunicato nel quale, per bocca del portavoce Sami Abu Zuhri saluta la vittoriosa insurrezione del popolo tunisino contro il corrotto regime del dittatore Ben Ali come "una pietra miliare nella storia del Nordafrica e della Nazione araba".

"Il popolo tunisino ci ha mostrato come solo dall'accettazione del sacrificio e persino dell'auto-sacrificio può scaturire la luce che dissipa le tenebre dell'oppressione e dell'ingiustizia; nessun regime, per quanto spietato, brutale e spalleggiato dalle nazioni più prepotenti e senza scrupoli dello scenario internazionale può resistere, in ultimo, se confrontato con la giusta rabbia di un popolo oppresso e tiranneggiato. Quanto accaduto in Tunisa dimostra chiaramente come il sentiero della dignità e della Resistenza, per quanto doloroso, porti sempre a risultati positivi, mentre quello del compromesso, del mercanteggiamento, della supina accettazione dell'ingiustizia, non porti invece da nessuna parte".

Nel comunicato Hamas onora le dozzine di martiri della rivolta, a partire dal giovane laureato (Mohammed Abu Aziz) immolatosi per la disperazione di essersi visto sequestrare le povere mercanzie che cercava di vendere abusivamente, per raggranellare quei denari che la stagnazione e la corruzione imperanti sotto il regime di Ben Ali (messo al potere nel 1987 da un Colpo di Stato organizzato per volere di Bettino Craxi dai servizi segreti italiani) non gli consentivano di guadagnare in altro modo. Poco prima di trasformarsi in un Olocausto il giovane aveva vergato poche righe rivolte alla propria madre, chiedendole perdono per il proprio gesto estremo e confidandole la speranza che il suo sacrificio sarebbe servito, se non a cambiare le cose, perlomeno a lasciare un segno e un messaggio.

Boicotta, disinvesti, sanziona! Grande retailer canadese rimuove dal suo catalogo i prodotti Ahava, i cosmetici dell'Apartheid!

Al principio dello scorso week-end, in aperto riconoscimento del declino di vendite e della "tossicità" per gli affari del gruppo del permanere del brand nel proprio catalogo, l'Amministratore delegato di "The Bay Canada", catena di grandi magazzini di moda e cosmesi, ha comunicato la decisione di rimuovere dal catalogo del gruppo tutti i prodotti a marchio Ahava - Laboratori del Mar Morto, confezionati con risorse naturali palestinesi all'interno di un insediamento illegale ebraico presso lo storico e famoso lago salato cisgiordano.

La decisione di "The Bay" costituisce una grandissima vittoria per la campagna "Stolen Beauty - Boicotta Ahava", portata avanti negli ultimi anni dall'associazione "Code Pink / Women for Peace" e sostenuta da centinaia di migliaia di attiviste e attivisti, raggiunti e sensibilizzati dal messaggio che non possa esistere 'bellezza' laddove i prodotti usati per raggiungerla e conservarla sono il frutto di oppressione, persecuzione, espropri, apartheid.

Tuttavia, Code Pink avverte tutte le sue sostenitrici e sostenitori che, nonostante l'importante risultato, non é il momento di rilassarsi e abbassare la guardia; visto che é pressoché certo che Ahava tenterà, la primavera ventura, di "riverniciare" la propria immagine presentando i propri prodotti con nomi e confezioni diverse, nel tentativo sornione e ipocrita di ingannare le consumatrici e i consumatori; i centri di coordinazione della campagna di boicottaggio hanno già lasciato intendere che "Stolen Beauty" identificherà immediatamente il nuovo brand di Ahava proseguendo contro di esso una campagna di esposizione e denuncia ancora più forte e vibrata della precedente.

I Laboratori di Ahava fabbricano prodotti di bellezza all'interno dell'insediamento ebraico illegale di Mitzpe Shalem, nella Cisgiordania occupata; la compagnia é controllata dagli estremisti fondamentalisti di Mitzpe Shalem e da quelli dell'altro insediamento illegale di Kalia, comprarei prodotti Ahava sotto qualunque forma, dunque, finanzia direttamente questi pericolosi estremisti che godono della protezione degli appoggi del Governo israeliano di estrema destra, ma che sono stati sostenuti in passato da esecutivi di ogni segno politico, anche da quelli di centro e laburisti.

La pratica della Ahava di indicare i propri prodotti come "Made in Israel", considerata pubblicità ingannevole perché distanzia, nella mente del consumatore non altrimenti informato, l'immagine della ditta da quella dell'occupazione illegale di terre palestinesi, é attualmente oggetto di indagini nel Regno Unito e in Olanda, nonostante le forti pressioni delle locali lobby sioniste di quei paesi.

Lanciata nel luglio 2009, la campagna di boicottaggio della Ahava "Stolen Beauty", ha fin qui raccolto una serie di lusinghieri successi, dal licenziamento dell'attrice Kristin Davis dal suo ruolo di ambasciatrice dell'organizzazione Oxfam (un gruppo internazionale per i Diritti umani), a causa del suo contratto come testimonial di Ahava, all'apertura delle summenzionate inchieste inglesi e olandesi, all'azione del gruppo "Open Shuhada Street" in Sudafrica, fino alle denunce contro la catena di cosmesi Sephora in Francia.

Modellata sulla vittoriosa campagna internazionale di boicottaggio contro l'Apartheid del Sudafrica razzista, la campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro l'Apartheid israeliano (BDS) é stata lanciata nel 2005 per colpire le pratiche segregatorie e persecutorie dello Stato ebraico attraverso l'unico vero "motore" del mondo contemporaneo: il denaro.

La campagna BDS ha raccolto via via maggiore sostegno e successi sempre più grande specialmente dopo le ingiustificabili e sanguinosissime aggressioni militari israeliane contro il Libano (2006) e contro la Striscia di Gaza (2008-2009), che lasciarono sul campo migliaia e migliaia di vittime civili innocenti, a eterno disdoro e vergogna dello stato più aggressivo e destabilizzante del Medio Oriente, definito da uno storico sondaggio statistico condotto in Europa come "una delle più grandi minacce alla Pace mondiale".

domenica 16 gennaio 2011

E'deciso, Israele attaccherà Gaza, il Governo sionista in cerca di collaborazionisti


Fonti egiziane hanno recentemente rivelato come il gabinetto Mubarak abbia nel recente passato rifiutato la proposta israeliana di riprendere il controllo amministrativo della Striscia di Gaza dopo la conclusione dell'ormai programmata ripresa delle operazioni militari interrotte esattamente due anni fa con il termine dell'Operazione Piombo Fuso.

Il rifiuto egiziano ha probabilmente concesso una tregua temporanea alla Striscia, che viene però fatta continuamente segno di uno stillicidio di raid, bombardamenti aerei, sorvoli di ricognizione, 'bang' supersonici e altre iniziative delle forze militari sioniste volte a creare uno stato di continua tensione nel quale dissimulare preparativi e concentrazioni di forze necessarie alla ripresa del "pogrom" militare in grande stile.

Il continuo e percussivo accumularsi di piccoli attacchi e misure di guerra psicologica é una tecnica già usata da Israele in occasione delle sue numerose aggressioni armate contro i paesi vicini, la maggior parte delle quali si sono consumate a tradimento. Per aggirare le elementari e normali misure di avvistamento e allarme da parte del nemico lo Stato maggiore ebraico ha sviluppato l'abitudine di "assuefare" le forze nemiche a un certo grado di violenza diffusa e casuale, in modo da poter calibrare al meglio il "primo colpo".

L'Egitto mantenne il controllo della Striscia di Gaza dal 1949 al 1967, ma si oppone recisamente a qualunque 'reprise' di quella situazione; mentre la fazione di Fatah, fedele esecutrice delle volontà e dei Diktat sionisti in Cisgiordania, non verrebbe considerata autorevole a sufficienza per poter assumere il controllo anche della Striscia di Gaza. In questo l'esecutivo di Estrema destra guidato dal likudnik Netanyahu si é mostrato diverso dal Governo precedente che, stanti le rivelazioni di Wikileaks, avrebbe offerto ad Abbas il controllo del territorio nel caso che fosse riuscito a "liberarlo" da Hamas con l'operazione Cast Lead.

Colpisce, in tutta la vicenda, la naiveté e la superficialità di Netanyahu e sodali, che pensano oggi di poter riuscire laddove Olmert, Livni e Barak fallirono due anni or sono. Cosa avranno intenzione di fare? Lanciare gas nervini e armi atomiche sulla Striscia? Perché solo uno sterminio di massa, una tabula rasa cartaginese potrebbe riuscire a separare Gaza da Hamas, essendo questo espressione organica e integrale del desiderio di Resistenza del popolo di Palestina.