domenica 12 giugno 2011

Human Rights Watch accusa: "Israele unico e pieno responsabile della strage di domenica scorsa!"


A una settimana dal massacro dello 'Yawm al-Naksa', la giornata in cui i popoli arabi ricordano l'attacco a tradimento consumato da Israele nel 1967 e i Palestinesi commemorano l'invasione della Striscia di Gaza, della Cisgiordania e di Gerusalemme Est, l'ONG internazionale Human Rights Watch ha emesso un netto e rigoroso comunicato nel quale accusa senza appello Israele, citando numerose prove e testimonianze che certificano oltre ogni ragionevole dubbio come la responsabilità per gli oltre venti morti sulle Alture del Golan (che Israele occupa senza alcun titolo in flagrante violazione della legalità internazionale da quasi mezzo secolo) debba ricadere solo e unicamente sullo Stato ebraico.

Testimoni oculari hanno riferito alla commissione d'inchiesta di HRW come i soldati sionisti abbiano imbracciato le armi e iniziato ad aprire il fuoco indiscriminatamente sui manifestanti disarmati ancor prima di ricorrere ai gas urticanti, quindi dimostrando l'intenzione di fare vittime fin dall'inizio e non, come falsamente affermato dalla propaganda sionista 'dopo avere intimato l'alt ai dimostranti' o 'dopo aver sparato in aria e a terra', il Moloch israeliano aveva sete di sangue fin dal principio.

Nelle parole di Sarah Leah Whitson (sopra) Direttrice di HRW per il Medio Oriente: "abbiamo prove schiaccianti che le forze israeliane abbiano aperto il fuoco con munizioni letali contro dimostranti che non ponevano alcuna minaccia, né attuale né potenziale...la loro condotta ha rappresentato una esemplare inversione di come si dovrebbe comportare una forza armata di fronte a una manifestazione". Tre settimane addietro le truppe del Regime dell'Apartheid avevano fatto vittime non solo sul Golan, ma anche al confine col Libano, dove sette giorni addietro non si sono ripetute dimostrazioni a causa dell'interposizione delle forze armate libanesi, che in questo modo hanno permesso ai sionisti di concentrare le loro forze sul versante siriano.

La necessità di manifestazioni massicce e contemporanee, per dividere ed esaurire la capacità di rappresaglia israeliana, é stata sottolineata in più di una occasione da esponenti della Resistenza palestinese.
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sabato 11 giugno 2011

La Jihad Islamica cattura una "talpa" del Mossad nella Striscia di Gaza e la consegna alle forze di Hamas!


Il Movimento per la Jihad Islamica in Palestina ha annunciato poche ore fa di avere catturato una spia collaborazionista nel sud della Striscia di Gaza e di averla prontamente consegnata alle forze di sicurezza di Hamas, in quanto legali tutrici dell'ordine nell'enclave assediata da Israele. L'agente israeliano sarebbe corresponsabile dell'omicidio di ben sedici membri delle forze di resistenza palestinesi, le cui identità e i cui spostamenti il traditore avrebbe puntualmente comunicato agli assassini sionisti.

L'agenzia di stampa cinese Xinhua ha confermato i comunicati della Jihad Islamica secondo i quali l'identificazione della 'talpa' avrebbe impegnato per mesi i migliori esperti di controspionaggio di Gaza. Sempre da fonte cinese arriva la notizia che, mentre gli israeliani perdevano una delle loro pedine principali a Gaza la loro macchina repressiva metteva a segno il rapimento di altri sette membri o simpatizzanti della Resistenza in Cisgiordania, dove, dopo la sigla del protocollo cairota di riconciliazione tra Hamas e Fatah la fazione di Mahmud Abbas ha interrotto le sue retate.

In mano agli israeliani i prigionieri palestinesi subiscono sistematicamente abusi e torture, pienamente appoggiati e legalizzate nel regime sionista, che con sfacciataggine spudorata le chiama "moderate pressioni fisiche".

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Truppe sioniste rapiscono ex-ministro di Hamas, ovviamente senza formulare alcuna accusa!


Truppe del regime di occupazione sionista hanno rapito ieri all'alba l'ex Ministro degli Affari dei Prigionieri Wasfi Qabaha, rappresentante di Hamas, residente della città cisgiordana di Jenin.

Um Usama, moglie di Qabaha, ha riferito all'agenzia stampa "Palestine Information Center" che un grande numero di truppe israeliane ha circondato la loro casa, nella parte occidentale di Jenin facendo poi irruzione nell'appartamento; mentre alcuni soldati distruggevano e saccheggiavano la casa uno degli invasori avrebbe immobilizzato l'uomo portandolo via.

Qabaha, cinquantenne, ha passato dodici anni della sua vita in carcere per la sua determinazione a lottare contro gli abusi israeliani, ovviamente la maggior parte delle volte é stato detenuto in regime di 'prigionia amministrativa' visto che era impossibile elevargli contro una qualsivoglia accusa penale. L'ultima volta é rimasto in carcere tre anni, venendo rilasciato ad aprile 2010, di nuovo senza nessuna accusa ufficiale.

Da quanto Fatah si é riconciliata con Hamas, interrompendo le sue politiche persecutorie contro aderenti e simpatizzanti del Movimento musulmano di Resistenza (largamente maggioritario nella popolazione cisgiordana), Israele, privato dei suoi 'ascari' di Ramallah, ha dovuto intensificare le sue politiche persecutorie, che comunque non aveva interrotto nemmeno negli anni della spaccatura.
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I Palestinesi di Gerusalemme difendono la Moschea di Al-Aqsa dagli attacchi israeliani, mettendo in fuga l'esercito sionista a colpi di...scarpe!


Truppe del regime di occupazione sionista hanno cercato due volte di attaccare la spianata della Moschea di Al-Aqsa nel giorno di preghiera del venerdì ma sono state respinte entrambe le volte dalla determinata reazione dei fedeli palestinesi, che di fronte alle cariche dei soldati armati di gas urticanti, granate assordanti e proiettili di plastica con anima in acciaio sono ricorsi persino a lanciare loro contro le proprie scarpe, lasciate al di fuori della moschea.

Secondo il racconto degli eventi della Fondazione Al-Aqsa il primo assalto sionista é stato tentato dal cancello di Magharba ed é stato respinto quasi subito dai fedeli presenti; il giornalista palestinese Rasem Abdel Wahid ha confermato questa versione aggiungendo che, mentre sostenevano le ripetute cariche dei soldati israeliani, i Palestinesi presenti cantavano: "Con il nostro sangue e le nostre anime ti difenderemo, o Aqsa". La moschea di Al-Aqsa, detta anche "Il Nobile Santuario" è il terzo luogo sacro dell'Islam dopo La Mecca e Medina.

L'attacco quindi é stato ripetuto, questa volta dai cancelli di Mgharba e Silsila contemporaneamente, nella speranza di forzare la resistenza dei fedeli con una manovra a tenaglia, ma anche questa astuzia si é presto rivelata inutile di fronte allo zelo e alla determinazione degli abitanti di Gerusalemme, che hanno messo in fuga gli invasori sionisti da entrambe le entrate. Gli attaccanti hanno rapito tre Palestinesi, portandoli al centro di detenzione di Maskoubyia. L'attacco di ieri non é che l'ennesima provocazione da parte del regime ebraico, che non fa mistero di volere attaccare e demolire la Moschea nel quadro delle sue deliranti politiche di giudaizzazione forzata di Gerusalemme.
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venerdì 10 giugno 2011

Khaldoun As-Sharif: "L'ottimismo é giustificato, gli ostacoli sono stati quasi tutti superati e il Governo Mikati é pronto a nascere!"

Il politico libanese Khaldoun As-Sharif ha recentemente dichiarato che l'ottimismo ha iniziato a rischiarare la scena politica del Paese dei Cedri nelle ultime ore e che é ormai praticamente certo che il lento, lungo e faticoso "travaglio" per distribuire quote, portafogli, sottosegretariati e ministeri alla coalizione progressista che alcuni mesi addietro é riuscita a ribaltare gli equilibri parlamentari mettendo in minoranza Saad Hariri e i suoi alleati falangisti e filoamericani sia finalmente concluso e che "letteralmente da un momento all'altro" potrebbe venire presentato il nuovo Esecutivo guidato da Najib Mikati.



In una intervista esclusiva con l'emittente di Hezbollah "Al-Manar" Sharif ha confermato le voci recentemente circolare secondo le quali lo strategico portafoglio delle comunicazioni dovrebbe rimanere al Libero Movimento Patriottico dell'ex Generale Michel Aoun, destinato a svolgere un ruolo centrale nel nuovo esecutivo visto che ha ricevuto in dote otto portafogli e due ministeri, come emerso dopo l'incontro di mercoledì tra Nabih Berri, il Premier designato Najib Miqati, Mohammed Raad di Hezbollah, Walid Jumblatt del PSP, Suleiman Frangiieh del Movimento Marada, Assaad Hardan dell'SSNP e Talal Arslan del Partito Democratico Libanese.

A proposito di quest'ultimo (sopra), che alcuni 'bene informati' davano piuttosto scontento degli ultimi sviluppi per la posizione sacrificata in cui si sarebbe venuto a trovare il suo movimento, Sharif ha sottolineato che "é pieno diritto dell'onorevole Arslan fare richieste qualora alcune delle aspirazioni sue o dei suoi uomini non siano state tenute in piena considerazione" sembra dunque che qualunque sacrificio e/o rinuncia richiesto all'LDP per la creazione di un esecutivo stabile sarà compensato in una maniera o nell'altra. Sharif ha poi aggiunto che l'estrema lentezza nel processo di formazione del Governo é stata anche dovuta allo scrupolo con cui Mikati e la coalizione di maggioranza si sono accostati al compito, aspettando sempre di aver pienamente risolto un nodo o una questione prima di procedere oltre, in modo da essere certi di non dovervi tornare una seconda volta.

Il politico settentrionale si é quindi detto sicuro che un Governo nato da un processo tanto scrupoloso si dimostrerà molto più solido, alla lunga, di uno partorito con un processo più rapido ma meno meticoloso oppure guidato da un Primo Ministro più schierato e 'partigiano' di Mikati (foto sopra), che offre invece le più ampie garanzie siguardo alla lungimiranza e all'equanimità delle sue politiche e delle sue scelte.
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In Tunisia elezioni spostate da luglio a ottobre, i religiosi dell'En-Nahda brontolano ma abbozzano


La Tunisia ha rimandato la data delle prime elezioni democratiche dalla cacciata dell'autocrate Zine el-Abidine Ben Ali, inizialmente indicata per il 24 luglio 2011; la commissione elettorale, dopo aver preso in considerazione diversi aspetti della questione ha raccomandato al Presidente del Consiglio ad interim Beji Caid Essebsi lo spostamento all'autunno e questi ha agito di conseguenza, indicando il 23 ottobre come data di chiamata alle urne dei cittadini. L'annuncio ufficiale é stato dato a un meeting dei rappresentanti di tutti i partiti politici, integrati da rappresentanti delle regioni e della società civile.

L'elezione di una assemblea costituente é stata posposta a causa della necessità di prendere ogni precauzione per assicurare un voto 'credibile e trasparente', ha interloquito Essebsi, aggiungendo: "Ovviamente ci sono stati partiti in disaccordo, e persino parti del Governo di transizione che non erano d'accordo, ma, in considerazione dell'importanza di dare al mondo una prova di democrazia equilibrata e trasparente in ultimo il consiglio di posporre il voto ad ottobre ha prevalso su ogni obiezione: l'unica alternativa, quella cioé di dissolvere la commissione elettorale e affidarsi a elezioni organizzate dal solo Ministero degli Interni rischia di farci tornare direttamente agli usi e alle procedure dei tempi di Ben Ali".

La decisione di Essebsi ha incontrato il favore entusiasta dei piccoli partiti e dei gruppi minori, bisognosi di tutto il tempo possibile per cercare di organizzarsi al meglio; molto più fredda, ovviamente, la reazione del partito di ispirazione musulmana En-nahda, largamente maggioritario nell'opinione pubblica, che preferiva un responso delle urne il più pronto possibile. Comunque, rimarcando l'importanza fondamentale delle condizioni di trasparenza e sicurezza, anche i rappresentanti del movimento religioso hanno accettato la decisione del Premier.
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Anche in Azerbaijan detronizzano Mubarak, questa volta solo in effige!


Le autorità azere hanno rapidamente rimosso un controverso monumento che dal 2007 effigiava l'ex dittatore egiziano Hosni Mubarak al centro del "Parco dell'Amicizia azero-egiziana" nella cittadina di Khyrdalan, a pochi chilometri dalla capitale Baku. Mubarak era riprodotto in effige bronzea, seduto in poltrona, circondato da tre ripoduzioni delle piramidi di Cheope, Chefren e Mykerinos mentre alla sua consorte Suzanne era stata intitolata una scuola poco distante.


Adesso l'istituto scolastico é stato ribattezzato 'Scuola egiziana', mentre il Mubarak di bronzo é stato rimosso e sostituito da una riproduzione piuttosto approssimativa di uno scriba egizio con il rotolo di papiro disteso tra le gambe conserte; dal piedistallo di arenaria il nome dell'ex-"Faraone" é stato scalpellato via, a testimonianza della fretta con cui l'operazione é stata portata a termine.

Alcuni residenti di Khyrdalan asseriscono, a telecamere spente, che il Governo del Presidente Aliyev temeva che il monumento diventasse un punto di attrazione per i manifestanti che negli ultimi mesi stanno contestando il suo potere, sulla scorta delle rivolte popolari che da gennaio scuotono il vicino Medio Oriente. Il dignitario locale Fikrat Orujov, da parte sua, glissa sostenendo semplicemente che la statua é stata rimossa per riflettere il cambio di leadership al Cairo.
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giovedì 9 giugno 2011

Il likudnik razzista Yariv Levin vorrebbe impedire ad Haneen Zoabi di prendere parte alla 'Freedom Flotilla 2'

Yariv Levin, a guardarlo, non metterebbe nemmeno paura: mingherlino e occhialuto, con le spalle cascanti e gli arti disertati dai muscoli che si ritrova sembra il classico individuo che abbia bisogno di ancorarsi a qualcosa appena inizia a spirare un alito di vento, per evitare di venir trascinato chissà dove. Eppure, come tanti altri 'mingherlini' (ad esempio Heinrich Himmler) anche Levin ha cercato nelle politiche estremiste e nel razzismo più becero di esternare quella violenza che non é in grado di esercitare fisicamente. Parlamentare del Likud, ha recentemente cercato di far passare in aula una mozione per "proibire ad Haneen Zoabi di lasciare il paese e partecipare alla spedizione della Freedom Flotilla 2".

La tenace e combattiva parlamentare del Balad, ovviamente, ha replicato con la calma fermezza che le é propria: "Il signor Levin non decide dei miei movimenti, né io attendo il benestare suo o della Knesset per portare avanti le mie scelte e le mie battaglie politiche; ovviamente il prossimo passo del signor Levin vorrebbe essere quello di consegnarmi una lista dettagliata di cosa possa o non possa fare e probabilmente anche pensare, sostenere o contestare. Purtroppo per lui e per tutti coloro che la pensano come lui tali 'inviti' saranno da me sempre respinti al mittente".

La Zoabi ha approfittato dell'occasione per dimostrare per l'ennesima volta come "In Parlamento e nella società civile -che é quella che elegge il Parlamento inviandovi elementi del calibro del mingherlino in questione NdR- Israele é sempre più preda di impulsi razzisti e autoritari, ormai le regole del gioco politico sono dettate da una cerchia di politicanti razzisti che pretendono di proiettare le loro ubbie a tutti i livelli". In questo scenario, ha concluso la Zoabi bisogna fare quadrato attorno a ogni posizione etica, umanitaria e nazionale: lottando contro la confisca di terre e immobili palestinesi, per il riconoscimento e l'affermazione dell'identità nazionale palestinese, per far cessare quanto prima il regime dell'occupazione e dell'apartheid.
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