venerdì 11 marzo 2016

IMPATTO DELL'AGGRESSIONE TERRORISTICA SULLA DOTTRINA MILITARE SIRIANA: VALUTAZIONI E CONSEGUENZE (2)

Continua in questo spazio la pubblicazione "a puntate" del mio saggio sulla reazione della dottrina operativa delle Forze Armate siriane all'aggressione terroristica subita dal 2011 ad oggi.

Questo punto di vista ovviamente é totalmente falso e sbagliato e frutto di generalizzazioni e semplificazioni quantomai grossolane, che pretendono di collegare tra di loro e sistematizzare in paradigma situazioni uniche e a volte irripetibili (la Guerra dei Sei Giorni fu un vero e propri 'Dolchstoss' -Pugnalata alla Schiena -NdA- vibrato contro 'nemici' che non erano nemmeno mobilitati, le guerre contro l'Irak vennero scatenate contro un paese dapprima stremato da otto anni di lotta con l'Iran -nel 1991- e quindi ulteriormente devastato da dodici anni di embargo disumano -2003-); il motivo della cattiva prova data dalle truppe siriane nel 2011-2012, che permise ai terroristi aggressori di insediarsi profondamente sul territorio nazionale, va invece ricercato altrove e la sua corretta identificazione e scoperta deve avvenire con l'uso cosciente di strumenti di analisi storica, sociale e politica ben più raffinati delle indulgenti e semplicistiche generalizzazioni di cui sopra.

L'Esercito Arabo Siriano dal 1968 fino al 2011 é sempre stato concepito come una forza armata altamente meccanizzata, con una fortissima enfasi sul numero e l'efficienza dei reparti corazzati e di fanteria blindata, capace di affrontare e sconfiggere l'Israel Defence Force (Tsahal) in una breve ma intensa campagna di guerra convenzionale che vedesse coordinate e integrate battaglie campali di carri armati e IFV, azioni aeree per la conquista del cielo e il susseguente supporto aereo delle operazioni a terra, colpi di mano di unità commando eliportate e possibilmente anche scontri aeronavali di fronte alle coste libanesi e israeliane.


Scopo ultimo di tale confronto sarebbe stato l'ottenimento di una chiara vittoria sul campo contro le truppe di Tel Aviv che forzasse il regime ebraico a restituire, in fase di trattative di pace, il Golan siriano (invaso nel 1967 e solo brevemente liberato nella Guerra d'Ottobre del '73). Un solo superficiale sguardo all'OoB (ordine di battaglia) dell'EAS lo conferma: due Corpi d'Armata potenti di due divisioni ciascuno, uno addirittura in controllo di cinque divisioni più due brigate indipendenti, uno Stato Maggiore che controllava altre due divisioni e il Comando Forze Speciali, più due divisioni indipendenti di riserva, solo per le forze di terra, denunciano chiaramente una forza pensata per le guerre convenzionali e per battaglie decisive modellate sullo stampo di quelle di Gazala, El-Alamein, Kursk e Kharkov, piuttosto che per la controguerriglia e le campagne anti-terrorismo(5).

Altre, pur cursorie analisi degli schieramenti aereo e navale siriano porteranno alla stessa conclusione: le forze armate di Damasco non erano assolutamente preparate a un genere di sfida quale quella che Israele, Usa, NATO e reami petroliferi reazionari hanno gettato loro addosso nel 2011 eppure, sia pure con molta difficoltà, con rovesci, perdite, ritirate e scacchi, l'EAS ha resistito a oltre un anno e mezzo di situazioni durissime ed é riuscito, dalla primavera del 2013 in avanti, a passare persino alla controffensiva, consolidando le posizioni-chiave su cui non aveva mai perso il controllo (la fascia costiera Tartous-Latakia e le vie di comunicazione tra questa e la capitale), liberando alcune importanti metropoli come Hama e come la quasi totalità di Homs fino a spingersi a Idlib (purtroppo poi ripersa nella primavera del 2015)(6) ed evitando di perdere il controllo di Aleppo (eventualità che sarebbe stata catastrofica visto che avrebbe quasi certamente segnato la creazione di uno 'stato moncone' dei terroristi in territorio siriano con un collegamento organico alla Turchia).

E' stato proprio "sulle spalle" di questi innegabili successi tattici che é stato possibile, in seguito all'intervento diretto russo e grazie al sempre più intenso sforzo iraniano del paese, costruire le recenti vittorie(7) che hanno allietato gli ultimi mesi di operazioni militari(8), sia contro i terroristi wahabiti di Nusra e formazioni consimili che contro i seguaci del 'califfato' del Daash.

Molti osservatori casuali però non considerano che senza la resistenza e i successi del 2013 e del 2014 non sarebbe stato possibile né per il Cremlino né per la Repubblica Islamica mobilitare la volontà politica, strategica e i mezzi umani e materiali necessari per i loro recenti interventi; quindi, al contrario di alcuni commentatori semplicisti e superficiali bisogna riconoscere che "qualcosa" (e probabilmente molto) di buono nelle Forze Armate siriane c'era ed é stato grazie a quel "buono" che la discrasia tra la dottrina operativa standard e le sfide del campo di battaglia asimmetrico e terroristico non é stata abbastanza ampia da farvi precipitare la situazione a favore degli aggressori ed é stato possibile per gli alleati della Siria(9) intervenire con buoni risultati in suo aiuto e soccorso.


 (5) "The Syrian Army Doctrinal Order of Battle", February 2013, ISW

(6) "Idlib, second Syrian provincial capital, falls to al Qaeda militants", March 28, 2015, Dw.com

(7) "Le truppe siriane sciamano all'interno di Salma", January 12, 2016, Palaestinafelix.blogspot.it

(8) "RT goes into Aleppo airbase retaken from ISIS", November 15, 2015 RT

(9) "Iran and Hezbollah pour fighters into central, northern Syria", October 13, 2015, AP

7 commenti:

  1. Molto,molto interessante.
    Grazie davvero.

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    1. in Italia si considera l'esercito Siriano come il miglior esercito dell'estremo oriente!

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    2. ma che fine ha fatto la ribellione di Raqqua? come mai nelle altre città gli abitanti non sono riusciti a ribellarsi ai tagliagole?

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  2. Secondo lei perché un terzo dell'esercito siriano si è rivoltato ad assad? E che effetti ha avuto sullo scontro militare in Siria?

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    1. Se un terzo dell'Esercito si fosse rivoltato non saremmo qui a parlare.
      Non prenda la propaganda occidentale per oro colato.

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    2. Chi glielo ha detto? Lucia Goracci? Tony Capuozzo? SkyTG24?

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    3. signor kahani le chiedo senza voler in alcun modo polemizzare: secondo lei quanti sono i soldati che si sono ribellati?

      io penso, ma posso benissimo sbagliarmi, che la rivolta sarebbe finita subito non solo se non ci fosse stata l'ingerenza esterna ma soprattutto senza le defezioni militari (e la cattura di depositi militari in siria ed in iraq). tra l'altro le defezioni militari penso abbiano tolto integrità al controllo dei confini nazionali e permesso che da questi bucchi passasse di tutto.

      secondo i russi i ribelli e l'isis sono in tutto 65.000 (forse il massimo è stato raggiunto pochi mesi fa) ... per cui senza defezioni dell'esercito non si capisce come un esercito forte di 200.000 uomini addestrati seriamente possa perdere il controllo di gran parte del territorio (anche se controlla il 70% della popolazione in patria).
      oltre ai motivi da lei giustamente indicati io vedo anche un'altra possibile causa,il fatto che i generali siriani possano essere stati scelti più che per fedeltà agli assad che per meriti. prova indiretta ne è il fatto che il primo generale che ha ricevuto i t90 è stato il fratello di assad, che sicuramente sarà bravissimo e rodatto da tante battaglie sul campo (e non sulla tastiera o nelle esercitazioni militari), ma sicuramente non è la scelta politica più azzeccata (errore fatto anche da Stalin che ha durante la seconda guerra mondiale ha richiamato dai gulag, senza unghie, quello che sarà il secondo generale sovietico più importante e che subito dopo la guerra metterà in penombra per il chiaro cognome di origini polacche)
      (errore fatto anche da Annibale che affida i rinforzi in arrivo al fratello, che raggiunge il fratello solo con la testa dopo essersi fatto sterminare l'esercito da un'azione fulminea di quello che passerà alla storia come il temporeggiatore)
      on

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