sabato 18 agosto 2018

Gli 'scossoni' dati alla sua economia dagli attacchi americani finiranno per spingere la Turchia sempre più verso l'Eurasia?


In Turchia si diffondono le manifestazioni di antiamericanismo; sui social network più popolari si moltiplicano i post e le condivisioni di foto e video di cittadini che bruciano biglietti verdi, o, addirittura, danneggiano e mettono fuori uso apparecchi considerati iconici del 'made in Usa', a partire dagli Iphone e Ipod della Apple.

L'attacco finanziario e doganale scatenato dagli Usa contro la Turchia ha dato violenti scossoni al paese guidato da Recep Tayyip Erdogan, ma é molto difficile che lo abbatta; anzi, come spesso é accaduto negli ultimi anni, questi 'colpi di coda egemonici' della potenza transatlantica (una superpotenza che avrebbe voluto farsi 'iperpotenza' intrappolando il mondo nel 'Nuovo Secolo Americano') potrebbero avere l'effetto del tutto opposto, convincendo Ankara a proseguire più rapidamente nel dissolvere i rimanenti legami con Washington e a cercare una propria collocazione nell'ordine multipolare eurasiatico.

Sull' "altra sponda" Erdogan ha una serie di potenziali partner, che magari non diventeranno alleati veri e propri, ma sicuramente sono interessati a relazioni cordiali e mutualmente benefiche, con poche o punto contropartite "politiche", giacché la possibilità per il presidente anatolico di continuare a rafforzare e strutturare il proprio cesarismo (più o meno autocratico, a seconda delle opinioni personali di chi lo osserva e/o lo giudica) é un prerequisito fondamentale.
I partner potenziali sono soprattutto tre: Qatar, Cina e Russia.

Il Qatar, più che 'aspettare' Erdogan sull'altra sponda, a dire la verità si trova in sua compagnia sulla scialuppa di salvataggio, a propria volta sballottato dai marosi, visto che da quando il nuovo Emiro Tamim al-Thani ha spodestato il padre-predecessore, Hamad, sganciando la piccola penisola petrolifera dalla coalizione a guida saudita (e dando un severo taglio alla politica egemonica perseguita negli anni precedenti) é stato a sua volta aggredito in tutti i modi tranne che in quello militare.

Attualmente se i Qatarioti trovano cibo nei supermercati lo devono all'apertura di canali di importazione dall'Iran...e se possono decollare da Doha verso destinazioni internazionali lo devono contemporaneamente di nuovo all'Iran e alla stessa Turchia, che hanno aperto i loro cieli ai jet della Qatar Airways, dopo che tutti gli altri paesi del GCC glieli avevano chiusi.

La Turchia é arrivata a schierare truppe in Qatar per scongiurare la possibilità di un 'blitz' armato di Riyadh, che fonti molteplici hanno rivelato essere stato molto vicino a prendere il via (cortesia della maniera personalistica e irriflessiva con cui il Principe-delfino Mohammed bin Salman concepisce la politica estera).
Quindi il viaggio-lampo dell'Emiro Al-Thani in Turchia, dove ha incontrato Erdogan e promesso 15 miliardi di $ d'investimenti é una maniera di 'sdebitarsi' dal sostegno ricevuto in questi frangenti.

Ma ancora più importante è stato, nella giornata di ieri, l'annuncio della Banca Industriale e Commerciale di Cina, potentissimo istituto di credito controllato dal Governo di Beijing, di prossimi investimenti in Turchia per 3 miliardi e 800 milioni di dollari Usa. Certo, la cifra é più limitata di quella qatariota, ma le dimensioni dell'economia cinese fanno immaginare (crediamo con enorme sollievo da parte di Erdogan) che essa non sia che un "antipasto", un assaggio di quello che potrebbe "pompare" nell'economia turca una Cina ansiosa di vedere il paese trasformarsi nel terminale occidentale della "Nuova Via della Seta".

L'emolumento cinese é stato "condito" con queste incoraggianti parole:

"La Cina crede che la Turchia, con in suoi solidi fondamentali, abbia tutti i mezzi necessari a risollevarsi dal travaglio economico che l'ha temporaneamente colpita".

Poi c'é la Russia.

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5 commenti:

  1. Definire erdogan cesare autocratico non è opinione personale ma un fatto,chiedere alle migliaia di persone in carcere torturate tutti i giorni solo per avere espresso opinioni in contrasto con il dittatore.

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    1. Quella gente che Erdogan ha licenziato dagli uffici pubblici e mandati a casa senza stipendio, (non i galera), sono tutti complici del tentativo di golpe avvenuto recentemente. Sono raccomandati, familiari e amici di quel potere sommerso vicino alla massoneria anglofona. Stessa e maggior sorte dovrebbe capitare anche ai nostri impiegati, Equitalia, Ministeri, Comuni, Regioni cosi come i direttori del 99% dei giornali nazionali insieme ai dirigenti delle associazioni di categoria. A ben pensare l'elenco sarebbe molto piu' lungo, comunque Erdogan (con tutte le riserve) ha mostrato a noi uomini liberi, la strada da intraprendere per sfanculare le logge dalla penisola.

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    2. Io sarei del tutto a favore di un METODO ERDOGAN in Italia, però solo SENZA PRIMA SOSTENERE L'ISIS come ha fatto lui.

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  2. Fra il dittatore autocratico e quel megalomane dal ciuffo se la giocano ai punti, ma i cittadini turchi non ne hanno colpa. Farli soffrire è atto da cani.

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    1. Non credo che la maggioranza dei turcoidi non abbia alcuna colpa, in quanto ha sostenuto il boia Erdogan anche durante il (sospetto) tentativo di colpo di stato. Hanno persino decapitato, in quella occasione, un soldato che si era arreso ...
      I turcoidi sono sempre stati una minaccia per l'Europa e per il Medio Oriente (vedi la Siria ...)

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