Il grugno di Tarek Hayat, recentemente raccomandato alle cure del boia da un giudice irakeno, ne é la dimostrazione.
Un tribunale iracheno ha condannato a morte un cittadino libanese per la sua appartenenza all'ISIS e il coinvolgimento in atti criminali nel paese mesopotamico, a lungo devastato dall'insorgenza takfira.
La Corte penale centrale di Al-Rasafah (Bagdad) ha emesso il verdetto contro Tarek Khayat questa settimana, basandosi sul suo ruolo di comandante Daesh in Iraq.
All'inizio di quest'anno è stato catturato nell'ex roccaforte ISIS di Raqqah nella Siria nord-occidentale.
Secondo la legge irachena, Khayat ha 10 giorni per presentare ricorso contro la sentenza, che non includeva però le accuse relative a un complotto per far saltare in aria un volo Etihad in partenza da Sydney usando una bomba nascosta in un tritacarne e in una bambola 'Barbie'.
La polizia federale australiana sostiene che il 48enne ha manipolato i suoi fratelli affinché collocassero una bomba sul volo per Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti nel luglio 2017.
I suoi fratelli Khaled e Mahmoud, che sono cittadini australiani, sono sotto custodia per il complotto terroristico. Saranno processati nella Corte Suprema del Nuovo Galles del Sud il prossimo anno.
I fratelli sono accusati di aver piantato la bomba nel bagaglio di un quarto fratello, Amer Khayat, dotato di doppio passaporto libanese-australiano.
L'attacco è stato sventato quando il personale Etihad all'imbarco ha detto ad Amer che le sue borse erano in sovrappeso.
Le autorità libanesi hanno arrestato Amer 11 giorni dopo essere arrivato a Beirut, e da allora è in custodia. Ha affrontato diverse udienze davanti a un tribunale militare, che sta cercando di capire il suo coinvolgimento nel piano visto che, apparentemente, i suoi altri tre fratelli avevano deciso di sacrificarlo ed egli spergiura di non sapere di stare trasportando un congegno esplosivo.
Tarek si è trasferito in Siria con sua moglie e cinque figli nel 2014. Precedentemente era stato comandante militante di alto livello nella città di Tripoli Siriaca, nel nord del Libano.
È ricercato dalle autorità libanesi per i suoi tentativi di creare una base del Daash nel Nord del paese e per aver guidato i suoi seguaci nelle battaglie contro l'Armee Libanaise a Tripoli nel 2014, poco prima di fuggire in Siria.
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