Quando poche settimane orsono gli amici della Radio Iraniana IRIB ci concessero i loro microfoni e il loro "airtime" per interrogarci sulle nostre opinioni sulla recente 'riconciliazione' Hamas-Fatah riuscimmo chiaramente ad avvertire che, al contrario della nostra redazione, essi ritenevano l'avvenimento positivo e foriero di sviluppi beneauguranti per la situazione dei Palestinesi, in primis per quelli della Striscia di Gaza.
Lungi da noi il proposito saccente e antipatico di recitare la parte del "Noi l'avevamo detto"; ma purtroppo i recenti eventi dimostrano come il nostro scetticismo venato di pessimismo fosse probabilmente una posizione più realistica.
A fatti di cui abbiamo già reso cronaca si affianca ora l'annuncio del leader di Fatah, Abbas/Abu Mazen, di voler sottoporre il varco di accesso di Rafah tra Gaza e Sinai Egiziano alle norme stabilite nel 2005 con uno degli innumerevoli "calamenti di braghe" di fronte ai sionisti.
Secondo i papiri firmati dai 'negoziatori' palestinesi nove anni fa le operazioni di transito tra Egitto e Gaza si potrebbero effettuare SOLO E SOLAMENTE in presenza di osservatori internazionali UE, la cui base operativa si trova nella porzione di Palestina occupata dal 1948.
Al regime sionazista basterebbe quindi bloccare l'unica via d'accesso tra il QG degli osservatori e Rafah (e in passato lo ha fatto già più di una volta) per impedire loro l'accesso e quindi paralizzare l'unica vavolva di sfogo del ghetto costiero assediato.
Ovviamente l'UE, schiava e serva del sionismo internazionale, permeata di lobbisti a Sei Punte fin nel più piccolo ufficio di Strasburgo e Bruxelles mai e poi mai avrebbe i "cojones" di spostare il Quartier Generale dei suoi osservatori.
Speriamo che ad Hamas qualcuno si renda conto che questa 'riconciliazione' é stata una pessima, pessima idea.
martedì 10 giugno 2014
Ecco i "bei risultati" dell'accrocchio Hamas-Fatah: il varco di Rafah potrebbe venire chiuso a piacere da Tel Aviv!!
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lunedì 9 giugno 2014
Il buffone ONU Lakhdar Brahimi cerca di "gufare" contro la Siria di Assad, unita e vittoriosa!
L'occhialuto personaggio in foto é Lakhdar Brahimi, individuo la cui miopia non può venire curata nemmeno da lenti spesse come fondi di bottiglia: dopo aver piroettato in lungo e in largo tra NY, Ginevra, Bruxelles, Washington, Londra e Parigi (senza scordare di omaggiare qua é là le logge massoniche e sioniste che tirano i fili della Casa Bianca e della NATO) questo pagliaccio della corte del Giallolimone Ban Ki Moon, visti i ripetuti fallimenti di forzare un "regime change contro Damasco, si é da poco dimesso ma anziché approfittarne per togliersi di torno e farsi dimenticare questa mezza figura si é messa ieri a bramire e ragliare contro la Siria, sostenendo senza traccia di ironia che essa rischierebbe di "diventare una nuova Somalia".
Chiediamo a Lakhdar Brahimi:
-Quando mai in Somalia il Governo centrale ha dominato l'85 per cento del territorio?
-Quando mai in Somalia si sono tenute nel corso di due anni tre importantissime tornate elettorali: una Politica, una Presidenziale e una Referendaria?
-Quando mai la Somalia ha goduto del sostegno compatto di potenze mondiali (Russia, Cina), locali (Iran) e di importantissimi attori non-statali regionali (Hezbollah)?
-Quanto gli hanno promesso i sicofanti dell'arroganza imperialista mondiale per queste dichiarazioni risibili e del tutto scollegate dalla realtà?
Chiediamo a Lakhdar Brahimi:
-Quando mai in Somalia il Governo centrale ha dominato l'85 per cento del territorio?
-Quando mai in Somalia si sono tenute nel corso di due anni tre importantissime tornate elettorali: una Politica, una Presidenziale e una Referendaria?
-Quando mai la Somalia ha goduto del sostegno compatto di potenze mondiali (Russia, Cina), locali (Iran) e di importantissimi attori non-statali regionali (Hezbollah)?
-Quanto gli hanno promesso i sicofanti dell'arroganza imperialista mondiale per queste dichiarazioni risibili e del tutto scollegate dalla realtà?
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Continuano le offensive siriane contro Mlehia, Daraa e la zona a Nord di Aleppo! Due comandanti terroristi uccisi!!
Abdulaziz Armush, conosciuto col "nom de guerre" di Abu Fawz Ansari, leader del gruppo di Al-Nusra resosi colpevole di orrendi crimini a Ghouta Est é rimasto intrappolato nel centro di Mlehia assediato dall'Esercito di Assad e ha trovato la morte venendo letteramente "incenerito" secondo le testimonianze raccolte dai prigionieri catturati da un colpo dirompente di artiglieria da 125mm che gli é esploso a pochi passi di distanza.
Ma un grande risultato é stato conseguito anche a Nord della metropoli di Aleppo, dove un altro comandante takfiro, Radwan Tamru, capo di "Liwa al-Tawhid" é stato ucciso in una grande battaglia tra i suoi ultimi seguaci e le forze siriane, risoltasi con la totale vittoria di queste ultime.
La morte di Tamru é stata confermata dal sito web "Al-Alam" che ha citato fonti militari.
Nella regione di Al-Lajat, nel villaggio di Al-Lutf, nella zona di Daraa (vicino al confine giordano) si sta sviluppando un'intensa battaglia man mano che le brigate dell'Esercito e dela milizia popolare siriana si apprestano a sigillare la frontiera e bloccare ogni ulteriore afflusso di combattenti stranieri, armi e munizioni per i terroristi.
Ma un grande risultato é stato conseguito anche a Nord della metropoli di Aleppo, dove un altro comandante takfiro, Radwan Tamru, capo di "Liwa al-Tawhid" é stato ucciso in una grande battaglia tra i suoi ultimi seguaci e le forze siriane, risoltasi con la totale vittoria di queste ultime.
La morte di Tamru é stata confermata dal sito web "Al-Alam" che ha citato fonti militari.
Nella regione di Al-Lajat, nel villaggio di Al-Lutf, nella zona di Daraa (vicino al confine giordano) si sta sviluppando un'intensa battaglia man mano che le brigate dell'Esercito e dela milizia popolare siriana si apprestano a sigillare la frontiera e bloccare ogni ulteriore afflusso di combattenti stranieri, armi e munizioni per i terroristi.
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Il pescatore di Gaza aggredito dai sionazisti due settimane fa muore per le conseguenze delle ferite riportate!
Imad Shukri Salim, il cinquantaduenne pescatore della Striscia di Gaza che a bordo del proprio "Hasaka" era stato colpito dalle raffiche di mitragliatrice di una corvetta della Marina sionazista é deceduto dopo due settimane di intensa agonia.
A causa della cronica emergenza sanitaria che attanaglia il ghetto costiero nemmeno gli sforzi degli ottimi chirurghi disponibili nella Striscia erano riusciti a migliorare le sue condizioni che, in mancanza di strumenti e medicinali adatti, si erano via via fatte più gravi.
Dal che si evince chiaramente come le tematiche della continua aggressione sionazista verso i lavoratori che producono o procurano cibo alla Striscia e la crisi sanitaria voluta scientemente dai progetti genocidi degli Shylock di Tel Aviv non possono venire trattati 'separatamente' essendo nient'altro che diverse sfaccettature dello stesso problema, un problema che nasce (e che finirà) con il regime ebraico di occupazione della Palestina.
A causa della cronica emergenza sanitaria che attanaglia il ghetto costiero nemmeno gli sforzi degli ottimi chirurghi disponibili nella Striscia erano riusciti a migliorare le sue condizioni che, in mancanza di strumenti e medicinali adatti, si erano via via fatte più gravi.
Dal che si evince chiaramente come le tematiche della continua aggressione sionazista verso i lavoratori che producono o procurano cibo alla Striscia e la crisi sanitaria voluta scientemente dai progetti genocidi degli Shylock di Tel Aviv non possono venire trattati 'separatamente' essendo nient'altro che diverse sfaccettature dello stesso problema, un problema che nasce (e che finirà) con il regime ebraico di occupazione della Palestina.
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"L’eterno valzer mediorientale: un nuovo sistema di alleanze post-primavera araba", di Ali Reza Jalali!
Ancora una volta ospitiamo sulle nostre pagine le profonde e ponderate riflessioni di Ali Reza Jalali, giovane ma valido giurista, esperto di Medio Oriente, Iran e varie problematiche riconducibili alla cultura islamica in Europa e nei paesi musulmani, i cui scritti abbiamo sovente pubblicato e segnalato nel passato più o meno recente.
La sempre mutevole situazione delle alleanze mediorientali ci pone nuovamente dinnanzi a un cambiamento, forse fino a qualche mese fa non proprio atteso. Avevamo notato come la primavera araba avesse modificato gli equilibri regionali: ad esempio era saltato completamente il progetto più volte caldeggiato dagli iraniani e dai siriani di un blocco vicinorientale tra Iran, Iraq, Siria e Turchia. Soprattutto la guerra siriana, che insanguina il paese governato da Assad, scatenata nel 2011 aveva portato a delineare due blocchi solidi, almeno apparentemente. Da un lato un asse turco-saudita-qatariota, a sostegno della galassia islamista sunnita, dai Fratelli Musulmani alle fazioni salafite più estremiste, fino ai palestinesi di Hamas, in antitesi all’asse siro-iraniano, coadiuvato dai libanesi di Hezbollah e dal governo sciita iracheno.
Un nuovo spartiacque mediorientale però, è stato rappresentato dal golpe che ha estromesso dal governo egiziano i Fratelli Musulmani, colpo di stato questo guidato dal generale El-Sisi, ai danni di Mohamed Morsi. Da qui nasce una spaccatura forte all’interno del fronte turco-saudita-qatariota, in quanto fin da subito si capisce che El-Sisi ha l’appoggio esplicito delle monarchie del Golfo Persico, tranne del Qatar, fedele finanziatore e alleato dei Fratelli Musulmani. Insomma, soprattutto oggi che El-Sisi è diventato presidente dell’Egitto attraverso delle elezioni presidenziali, caratterizzate da una bassa affluenza alle urne, ma che comunque è in linea con la storia recente egiziana – tutto sommato non è che Morsi fosse stato eletto con una percentuale di votanti memorabile – l’Egitto conferma la sua alleanza coi sauditi e con gli emiri del Golfo Persico, gli unici presenti durante la cerimonia di insediamento di El-Sisi, tra i capi di stato e di governo più importanti della regione.
Proprio dalla cerimonia di insediamento di El-Sisi si comprendono i nuovi equilibri regionali: il generale non ha invitato, come era prevedibile, i turchi e i qatarioti, ma a sorpresa ha invitato il presidente iraniano Rohani, che non aveva mai speso parole di elogio per i militari egiziani. Un’altra sorpresa – probabilmente ciò deriva dal fatto di non voler mettere in imbarazzo i sovrani del Golfo Persico, da tre anni impegnati in una pesante campagna anti-Assad – è stata l’esclusione dagli invitati del presidente siriano, col quale sembrava essersi istaurato un feeling, in funzione anti-Fratellanza Musulmana.
Da ciò emerge quanto segue: la regione si è nuovamente polarizzata su due assi, al momento antitetici tra loro, ovvero quello turco-qatariota (che continuano a essere i principali sponsor dei Fratelli Musulmani e delle varie succursali di questa formazione), con quest’ultimo attore regionale molto ridimensionato, e quello egiziano-saudita. Un terzo polo al momento, forse mediano tra i due estremi, ed è questo il fattore principale di continuità con l’ordine mediorientale post-primavera araba, rimane quello basato sull’asse Damasco-Tehran-Hezbollah.
Interessante notare il ruolo iraniano in tutto ciò; all’indomani dell’invito di El-Sisi, confermato anche dalle fonti di Tehran, il presidente iraniano rivela la sua intenzione di fare un viaggio in Turchia, proprio pochi giorni dopo l’arrivo nella capitale iraniana dell’emiro del Kuwait, uno degli sponsor di El-Sisi. Tehran sembra al momento preferire una tattica attendista, mediana rispetto alla nuova polarizzazione regionale.
In tutto ciò la tattica di Tehran è simile a quella di Tel Aviv. Il governo israeliano, nonostante il sostegno mediatico al golpe di El-Sisi, non è stato invitato da quest’ultimo alla cerimonia di insediamento. Anche gli israeliani stanno a guardare senza eccessive prese di posizione, se non per le solite esternazioni dell’esecutivo di Tel Aviv di condanna dell’Iran, della Siria, di Hezbollah e della riconciliazione palestinese.
La sempre mutevole situazione delle alleanze mediorientali ci pone nuovamente dinnanzi a un cambiamento, forse fino a qualche mese fa non proprio atteso. Avevamo notato come la primavera araba avesse modificato gli equilibri regionali: ad esempio era saltato completamente il progetto più volte caldeggiato dagli iraniani e dai siriani di un blocco vicinorientale tra Iran, Iraq, Siria e Turchia. Soprattutto la guerra siriana, che insanguina il paese governato da Assad, scatenata nel 2011 aveva portato a delineare due blocchi solidi, almeno apparentemente. Da un lato un asse turco-saudita-qatariota, a sostegno della galassia islamista sunnita, dai Fratelli Musulmani alle fazioni salafite più estremiste, fino ai palestinesi di Hamas, in antitesi all’asse siro-iraniano, coadiuvato dai libanesi di Hezbollah e dal governo sciita iracheno.
Un nuovo spartiacque mediorientale però, è stato rappresentato dal golpe che ha estromesso dal governo egiziano i Fratelli Musulmani, colpo di stato questo guidato dal generale El-Sisi, ai danni di Mohamed Morsi. Da qui nasce una spaccatura forte all’interno del fronte turco-saudita-qatariota, in quanto fin da subito si capisce che El-Sisi ha l’appoggio esplicito delle monarchie del Golfo Persico, tranne del Qatar, fedele finanziatore e alleato dei Fratelli Musulmani. Insomma, soprattutto oggi che El-Sisi è diventato presidente dell’Egitto attraverso delle elezioni presidenziali, caratterizzate da una bassa affluenza alle urne, ma che comunque è in linea con la storia recente egiziana – tutto sommato non è che Morsi fosse stato eletto con una percentuale di votanti memorabile – l’Egitto conferma la sua alleanza coi sauditi e con gli emiri del Golfo Persico, gli unici presenti durante la cerimonia di insediamento di El-Sisi, tra i capi di stato e di governo più importanti della regione.
Proprio dalla cerimonia di insediamento di El-Sisi si comprendono i nuovi equilibri regionali: il generale non ha invitato, come era prevedibile, i turchi e i qatarioti, ma a sorpresa ha invitato il presidente iraniano Rohani, che non aveva mai speso parole di elogio per i militari egiziani. Un’altra sorpresa – probabilmente ciò deriva dal fatto di non voler mettere in imbarazzo i sovrani del Golfo Persico, da tre anni impegnati in una pesante campagna anti-Assad – è stata l’esclusione dagli invitati del presidente siriano, col quale sembrava essersi istaurato un feeling, in funzione anti-Fratellanza Musulmana.
Da ciò emerge quanto segue: la regione si è nuovamente polarizzata su due assi, al momento antitetici tra loro, ovvero quello turco-qatariota (che continuano a essere i principali sponsor dei Fratelli Musulmani e delle varie succursali di questa formazione), con quest’ultimo attore regionale molto ridimensionato, e quello egiziano-saudita. Un terzo polo al momento, forse mediano tra i due estremi, ed è questo il fattore principale di continuità con l’ordine mediorientale post-primavera araba, rimane quello basato sull’asse Damasco-Tehran-Hezbollah.
Interessante notare il ruolo iraniano in tutto ciò; all’indomani dell’invito di El-Sisi, confermato anche dalle fonti di Tehran, il presidente iraniano rivela la sua intenzione di fare un viaggio in Turchia, proprio pochi giorni dopo l’arrivo nella capitale iraniana dell’emiro del Kuwait, uno degli sponsor di El-Sisi. Tehran sembra al momento preferire una tattica attendista, mediana rispetto alla nuova polarizzazione regionale.
In tutto ciò la tattica di Tehran è simile a quella di Tel Aviv. Il governo israeliano, nonostante il sostegno mediatico al golpe di El-Sisi, non è stato invitato da quest’ultimo alla cerimonia di insediamento. Anche gli israeliani stanno a guardare senza eccessive prese di posizione, se non per le solite esternazioni dell’esecutivo di Tel Aviv di condanna dell’Iran, della Siria, di Hezbollah e della riconciliazione palestinese.
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domenica 8 giugno 2014
ECCEZIONALE ESCLUSIVA! Direttamente da Gaza ecco il vessillo del nuovo gruppo di Resistenza "Al-Sabirin"!!
Esattamente una settimana fa informavamo i nostri lettori dell'esistenza, a Gaza, di una nuova formazione palestinese di Resistenza denominata "Al-Sabirin" (Coloro che hanno Pazienza) di cui nominavamo i pochi leader conosciuti per pseudonimo e accennavamo ipotesi sulla loro collocazione politico/ideologica (posizioni anti-settarie, similitudini delle loro bandiere con quelle di Hezbollah...), ma, notavamo, come mancasse in rete qualunque documentazione iconografica relativa ad essi, tanto che anche il nostro articolo era corredato da una generica immagine di militanti degli altri variegati movimenti palestinesi.
Adesso, grazie agli sforzi di un nostro corrispondente abitante della Striscia di Gaza (grazie ancora amico! auguri di primo anniversario di matrimonio a te e alla tua sposa!!) noi di PALAESTINA FELIX siamo ORGOGLIOSI di poter proporre in esclusiva assoluta ai nostri lettori la bandiera ufficiale di Al-Sabirin.
Come si vede l'omaggio al vessillo della Resistenza sciita libanese é quasi "filologico": al centro campeggia il nome proprio del gruppo e il motto sotto se leggiamo bene dovrebbe recitare: "Per una migliore comprensione della forza del movimento" (se qualcuno legge meglio l'Arabo messaggi e ci corregga senza indugio!).
Speriamo di poter parlare ancora in futuro di questo movimento e delle sue attività, e di poter offrire altre, nuove esclusive al nostro affezionato pubblico per ricompensarlo della sua fedeltà e della sua assiduità su queste pagine.
Adesso, grazie agli sforzi di un nostro corrispondente abitante della Striscia di Gaza (grazie ancora amico! auguri di primo anniversario di matrimonio a te e alla tua sposa!!) noi di PALAESTINA FELIX siamo ORGOGLIOSI di poter proporre in esclusiva assoluta ai nostri lettori la bandiera ufficiale di Al-Sabirin.
Come si vede l'omaggio al vessillo della Resistenza sciita libanese é quasi "filologico": al centro campeggia il nome proprio del gruppo e il motto sotto se leggiamo bene dovrebbe recitare: "Per una migliore comprensione della forza del movimento" (se qualcuno legge meglio l'Arabo messaggi e ci corregga senza indugio!).
Speriamo di poter parlare ancora in futuro di questo movimento e delle sue attività, e di poter offrire altre, nuove esclusive al nostro affezionato pubblico per ricompensarlo della sua fedeltà e della sua assiduità su queste pagine.
Gli Emirati Arabi Uniti introducono la leva obbligatoria: Dubai si sente minacciata militarmente??
Gli Emirati Arabi Uniti hanno appena promulgato un decreto che formalizza l'introduzione del servizio militare obbligatorio per tutti i cittadini maschi tra i 18 e i 30 anni. Nei prossimi mesi quindi non saranno solo i neo-maggiorenni a doversi presentare all'ufficio di leva ma tutti coloro che rientrano nella fascia d'età.
Secondo quanto dichiarato dallo Sceicco Khalifa ben Zayed al-Nahyan il servizio militare obbligatorio non solo rafforzerà le difese degli Emirati ma fornirà anche ai cittadini una base di senso civico, instillandogli i valori della lealtà, dell'appartenenza, del patriottismo e del sacrificio.
Finora gli UAE mantenevano una piccola forza armata di 44.000 militari di terra, 4.500 avieri e 2.500 marinai perlopiù basata su volontari e su immigrati dall'estero che cercavano servendo nell'Esercito di guadagnarsi la cittadinanza del piccolo reame petrolifero.
Secondo quanto dichiarato dallo Sceicco Khalifa ben Zayed al-Nahyan il servizio militare obbligatorio non solo rafforzerà le difese degli Emirati ma fornirà anche ai cittadini una base di senso civico, instillandogli i valori della lealtà, dell'appartenenza, del patriottismo e del sacrificio.
Finora gli UAE mantenevano una piccola forza armata di 44.000 militari di terra, 4.500 avieri e 2.500 marinai perlopiù basata su volontari e su immigrati dall'estero che cercavano servendo nell'Esercito di guadagnarsi la cittadinanza del piccolo reame petrolifero.
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Scontri a Tripoli tra sostenitori e avversari del Generale Haftar e della sua offensiva anti-milizie!!
Scontri con lancio di sassi e altri proiettili improvvisati sono scoppiati ieri a Tripoli quando un raduno di manifestati favorevoli all'Alzamiento dichiarato dal Generale Haftar sono entrati in contatto con altri dimostranti di convinzioni opposte.Dopo una prima fase senza l'uso di armi letali il suono di spari ha iniziato a risuonare per la piazza tripolina teatro del confronto e le folle rivali si sono contemporaneamente date alla fuga; in seguito membri dei due assembramenti si sono vicendevolmente accusati di avere iniziato a sparare, facendo sorgere la teoria che in realtà ad aprire il fuoco sia stato un terzo gruppo.Ad ogni modo non si sono registrati morti e anche i feriti portati ai punti di medicazione e di soccorso più vicini sembrano soffrire solo di contusioni ed ecchimosi e non di ferite da proiettile, rendendo credibile l'ipotesi che chi ha sparato l'abbia fatto in aria per disperedere le folle rivali.
Finora l'offensiva anti-milizie islamiche di Khalifa Haftar si é concentrata in Cirenaica, intorno a Bengasi, ma evidentemente anche nella capitale vi sono sostenitori dell'Ex-capo di SM e della sua iniziativa.
Finora l'offensiva anti-milizie islamiche di Khalifa Haftar si é concentrata in Cirenaica, intorno a Bengasi, ma evidentemente anche nella capitale vi sono sostenitori dell'Ex-capo di SM e della sua iniziativa.
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