venerdì 1 giugno 2012

L'emergere della minaccia estremista wahabita nel Nord del Libano potrebbe segnare la morte politica dell'Alleanza 14 Marzo!

Come abbiamo visto ampiamente nelle scorse settimane il Libano sta venendo trascinato sempre più profondamente nella crisi siriana, visto che gli istigatori del complotto contro Assad (Turchi, Sauditi, Americani, Qatarioti, Israeliani) non riescono nemmeno con stragi orrende commesse contro la popolazione civile a istigare malcontento o rivolte contro il Presidente e il suo Governo é ovvio che cerchino altre vie, magari indirette, per cercare di cambiare l'equazione che ormai da quattordici mesi continua a dare risultati opposti a quelli da loro desiderati. Da qui, quasi 'naturalmente' il tentativo di stabilire in Libano, che proprio nella parte Nord del paese confinante con la Siria ha le più forti comunità di musulmani sunniti, una sorta di 'zona franca' per mercenari qaedisti da far confluire da tutto il mondo, in modo che in loco possano trovare asilo, appoggio, rifornimenti e basi dove rifugiarsi in caso di rovesci come quelli inflitti loro a Homs, a Daraa e in altre località dall'Esercito Siriano tra febbraio e marzo.
I tentativi in questo senso sono risultati nei recenti scontri e torbidi a Tripoli e dintorni visto che in Libano vi é ancora un Governo che ha a cuore l'integrità, l'autonomia e l'indipendenza nel paese e le cui forze motrici, come hanno affrontato dapprima l'occupazione sionista (cacciata nel 2000) e poi la rinnovata aggressione nel Sud del paese (sventata nel 2006) altrettanto non possono permettere che forze straniere installino le loro 'zone franche' nel Nord, dove peraltro le comunità e i gruppi invece favorevoli al Governo di Damasco anche se magari minoritarie rispetto ai sunniti, pure non mancano (gli Alawiti di Jabal Moshen, i militanti dell'SSNP, gli Armeni, i membri del Partito Democratico Arabo...) e le loro vite e le loro proprietà devono venire difese dallo Stato e dai suoi rappresentanti.
Adesso che per il momento gli scontri sono cessati, mentre si aspetta di vedere quali misure prenderà l'Armee Libanaise per intensificare e rafforzare il suo controllo sul territorio del Settentrione (non solo per contrastare le attività terroristiche ma anche per evitare che sia l'Esercito siriano a prendere l'iniziativa e lanciare un'operazione oltreconfine, cosa che potrebbe essere costretto a fare se la minaccia wahabita in Libano non venisse affrontata adeguatamente dalle forze locali), sembra evidente che gli effetti politici a medio termine dei recenti avvenimenti siano tutti sfavorevoli alle fortune dell'Alleanza 14 Marzo che nel peggiore (per chi scrive ovviamente, il migliore) dei casi potrebbe persino cessare di esistere prima della chiamata alle urne delle politiche 2013.
L'Alleanza 14 marzo si basa sull'asse tra i fascisti cristiani maroniti della Falange Libanese (Kataeb) e delle LF, partiti del killer Geagea e dei traditori Gemayel, che aprirono le porte dell'invasione israeliana del Libano nel 1982, e i sunniti guidati dal mezzo-saudita Saad Hariri, il Renzo Bossi libanese nato e cresciuto in Arabia Saudita e molto più a suo agio con gli sceicchi fannulloni del petrolio che con il delicato mosaico bizantino di partiti, etnie e fedi religiose del Paese dei Cedri. Una volta i Falangisti potevano vantarsi di essere il partito di riferimento di quasi tutti i cristiani maroniti, (con l'eccezione del Partito Marada, guidato dall'unico scampato a una strage mafiosa condotta da Geagea, Hobeika e Gemayel contro la famiglia Frangieh) ma questo non é più vero da quando il Libero Movimento Patriottico dell'Ex-generale Aoun si é alleato con gli sciiti di Amal ed Hezbollah e, attraverso un accurato sistema di "desistenze" é riuscito a fare eleggere candidati sciiti in collegi con considerevoli minoranze cristiane maronite avverse all'atteggiamento servile filoamericano e filoisraeliano del Kataeb delle LF e a far prevalere propri rappresentanti in collegi cristiani con sostanziali minoranze sciite da fare 'convergere' sui candidati dell'LMP.
Adesso i cristiani maroniti che magari votavano 14 marzo perché non si fidavano di Hezbollah e di Amal hanno visto che tra gli 'alleati' di Geagea e dei Gemayel vi sono barbuti qaedisti ancora più pericolosi di quanto possano mai essere gli sciiti, giacché sia Nasrallah che Nabih Berri riconoscono la natura multietnica e multiconfessionale del Libano, mentre gli 'sceicchi' wahabiti vorrebbero installare, in Libano come in Siria, un emirato fondamentalista dove ai cristiani e alle altre sette sarebbe riservata la fine fatta fare ai cristiani irakeni nella provincia di Ansar durante il periodo più violento dell'insorgenza sunnita: bombe, stragi, emigrazione forzata, pulizia etnica.
Quali effetti avrà questo sui risultati elettorali? E' presto per dirlo ma si possono fare delle sensate e realistiche ipotesi: se l'Alleanza 8 Marzo (Hezbollah, Amal, LMP, SSNP, Tashnaq, Comunisti e altri) riporterà una vittoria netta e secca, allora si avrà una prosecuzione dell'attuale azione di Governo, forse persino con lo stesso Premier Najib Mikati, Michel Aoun verrà nominato Presidente del Libano e i Drusi del PSP si alleeranno con i vincenti progressisti per rafforzarne ulteriormente il controllo del Parlamento. Se invece si ripeterà un risultato simile al 2009, cioé praticamente di parità tra i due blocchi allora si andrà a un Governo di coalizione, una figura di 'garanzia' salirà al soglio presidenziale (Jean Kahwagi?) e l'Esecutivo potrà fare pochissimo perché sarà paralizzato dai veti incrociati delle due anime della Grossekoalition. Non consideriamo possibile una grande affermazione dell'Alleanza 14 Marzo perché prevediamo per essa una emorragia di voti cristiani spaventati dalla minaccia sunnita/wahabita, bisognerà vedere se questi andranno all'LMP, come Aoun spera, o si disperderanno in candidati 'indipendenti' però avversi alla coalizione progressista, nel qual caso sarà più simile il secondo risultato di cui sopra.
La sfida decisiva sarà tra Geagea e Aoun per il voto cristiano maronita, dunque, e si svolgerà in pochi collegi-chiave del Monte Libano: Baabda, Metn, Jbeil e Kesrouan. Le altre due province della zona (Chouf e Aley) sono roccaforti druse e lì si vedrà se l'LDP di Talal Arslan potrà sottrarre abbastanza voti al PSP da danneggiarne le chance di fare da 'ago della bilancia' tra le due opposte coalizioni. A Baabda é quasi certo che i voti sommati di maroniti aounisti e sciiti sconfiggeranno qualunque candidato falangista, a Metn i falangisti possono essere certi di due seggi 'blindati' che quasi sicuramente assegneranno a Sami Gemayel e Michael Murr, ma per spuntare un'altra poltrona dovrebbero battere il blocco aounista rafforzato dai voti armeni del Tashnaq, una prospettiva improbabile a dir poco, nei governatorati confinanti di Kesrouan e Jbeil la situazione é meno netta e qui Geagea, con la pagliacciata del finto 'attentato' alla sua vita voleva seminare la paura tra i maroniti locali che la loro zona fosse infiltrata da 'squadre della morte di Hezbollah', una trovata baracconesca che ormai ha perso mordente soprattutto per le gravi preoccupazioni venute recentemente da Nord.
Geagea e i suoi compari devono assolutamente 'dimostrare' ai loro elettori che la minaccia wahabita-qaedista é meno grave di quanto sembri, per evitare la loro fuga verso altri patron elettorali ma, per fare ciò avrebbero bisogno di tutto l'aiuto di Saad Hariri uomo di punta sunnita della loro alleanza che invece continua a farsi notare per le sue prolungate assenze dal Libano, che spende ora in Francia ora in Arabia Saudita. Se questa situazione non cambierà l'Alleanza 14 Marzo potrebbe persino sfaldarsi prima delle elezioni del 2013.

1 commento:

  1. Complimenti per l'analisi!
    A Dio piacendo facciamo voto che gli Islamici ed i Cristiani libanesi vivano in pace come hanno fatto per tempi immemorabili.
    Storicamente furono i francesi a dividere il Libano dalla Siria ed a favorire i conflitti inter confessionali, tutto cambia perchè nulla cambi ma intanto cambia eccome!
    Si intravede una continuità territoriale tra Iran, Iraq, Siria e Libano, un simpatico incubo per le cancellerie occidentali.
    Il Patriarcato Russo si è espresso contro il cambio di regime in Siria addirittura con più vigore del Cremlino ed ha sostenuto l'elezione di Vladimir Vladimorovich Putin.
    Santa Madre Russia ritorna come protettrice dei cristiani d'oriente mentre l'occidente materialista e senza Dio guarda solo ai borsellini degli sceicchi.
    Ivan

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