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lunedì 27 agosto 2018

I Ministri della Difesa di Siria e Iran firmano accordi per la cooperazione militare!

Il Ministro della Difesa della Repubblica Islamica dell'Iran, Generale Amir Hatami, in visita in Siria, ha incontrato a Damasco il proprio omologo Generale Ayoub, con il quale ha siglato un protocollo d'intesa per approfondire ed articolare ulteriormente la cooperazione militare tra i due paesi dell'Asse della Resistenza.

L'Iran, sempre più avanzato e indipendente nelle questioni militari, grazie agli enormi successi della "Jihad di Autosufficienza", sarà in grado di rendere la Siria ancora più forte e preparata a fronteggiare futuri attentati alla sua autonomia e sovranità.

martedì 23 giugno 2015

I Ministri degli Interni siriano e iraniano annunciano la formazione di una 'triade' antiterrorismo Teheran-Bagdad-Damasco!

Iran, Siria e Irak formeranno una triade antiterrorismo; la notizia arriva da Teheran dopo la conclusione dell'incontro tra i Ministri degli Interni Mohammed Ibrahim al-Shaar e Abdolreza Rahman Fazli.

Il Ministro siriano é arrivato nella capitale della Repubblica Islamica per discutere della situazione nel suo paese e per delineare strategia di collaborazione e cooperazione tra Teheran e Damasco.

"I paesi che operano nel campo della resistenza al regime sionista e nella lotta contro il terrorismo, la violenza e l'estremismo, espandono la loro cooperazione e spianano la strada per le attività congiunte", ha chiosato al termine del meeting Rahman Fazli.

domenica 16 novembre 2014

Passo avanti in Burkina Faso: il Colonnello Zida ristabilisce la Costituzione civile!!

Il Colonnello Zida, ex-Comandante della Guardia Presidenziale di Blaise Compaore, adesso Presidente ad interim, ha ristabilito la validità della Costituzione, che era stata sospesa dopo la cacciata dell'Ex-autocrate ora esule in Costa d'Avorio.

Zida in una dichiarazione ufficiale ha specificato che il ritorno in vigore della vecchia Costituzione serve: "A dare un segno concreto di transizione al di fuori dello Stato d'Emergenza".

Come già segnalato dal nostro articolo precedente dopo 27 anni di dittatura dal tradimento e dall'assassinio di Thomas Sankara, il Burkina Faso dovrebbe tornare alla Democrazia grazie a un Consiglio di Transizione (Parlamento provvisorio) di 90 membri (10 agli alleati di Compaore, 40 alle opposizioni, 30 a rappresentanti della società civile e 10 a esponenti militari).

Il Consiglio di Transizione gestirà l'amministrazione corrente degli affari di Stato in attesa che un Parlamento eletto a novembre 2015 prenda pieni poteri. Il Governo però non sarà espresso dal Consiglio di Transizione (chiediamo scusa per aver incorrettamente sostenuto ciò nell'altro articolo, ma le agenzie in merito erano ambigue), ma sarà invece selezionato da un pannello di 23 membri, che selezionerà Premier a interim ed Esecutivo.

lunedì 10 novembre 2014

Tentativo di accordo in Burkina Faso tra Esercito e Società Civile per il passaggio dei poteri!!

Sembra che in Burkina Faso partiti politici, esercito e società civile stiano cercando un avvicinamento e un accordo per gestire la transizione dei poteri in senso democratico dopo la cacciata dell'autocrate Blaise Compaore e l'ascesa temporanea alla presidenza del Colonnello Zida, già comandante delle sue guardie del corpo.

Avantieri Zida aveva rifiutato le scadenze proposte dall'Unione Africana  ma nella giornata di ieri sarebbe stato firmato un protocollo d'intesa che prevederebbe la formazione di un Parlamento provvisiorio di 90 membri (10 agli alleati di Compaore, 40 alle opposizioni, 30 a rappresentanti della società civile e 10 a esponenti militari) che reggerà la nazione prima delle elezioni libere che si terranno esattamente tra dodici mesi.

Il Parlamento esprimerà un Governo di 25 Ministri, che amministrerà la nazione senza prendere iniziative di riforma, demandate al prossimo Parlamento.

venerdì 19 ottobre 2012

Lettera del Presidente Mursi al criminale di guerra sionista Shimon Peres solleva polemiche e critiche!

Quella che si vede in pic é una copia della lettera nella quale, rivolgendosi al Governo del regime ebraico di occupazione della Palestina il Presidente egiziano Mohammed Mursi si dichiara "grande e buon amico" del criminale di guerra Shimon Peres, attualmente 'presidente' dell'entità sionista e, nelle righe successive, dichiara di "essere desideroso di mantenere e rafforzare le cordiali relazioni attualmente esistenti" nonché di avere nominato Atef Mohamed Salem Sayed El Ahl quale ambasciatore a Tel Aviv.

A fronte del vespaio di polemiche suscitate dal "leak" di questo documento che é diventato di dominio pubblico il portavoce presidenziale Yasser Ali non ha potuto che confermare l'autenticità del documento nel corso di una intervista resa al quotdiano "Al-Ahram", specificando che usando quelle espressioni cordiali il Presidente stava "soltanto seguendo il consolidato protocollo diplomatico". Nel documento, mettiamo in evidenza noi, l'entità sionista di occupazione non viene mai chiamata 'Israele', ma (sottolineiamo sempre noi) non viene nemmeno chiamata come dovrebbe.

Non contestiamo, per il momento, la necessità per l'Egitto di condurre una 'realpolitik' di coesistenza con Tel Aviv, ma obiettiamo sulla scelta di modi e termini con cui questa coesistenza (si spera temporanea) viene punteggiata e condotta.
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giovedì 24 novembre 2011

Le delegazioni di Hamas e Fatah sono ai blocchi di partenza per dare vita allo storico vertice del Cairo!


Ibrahim Al-Dirawi, Capo del Centro Studi palestinesi al Cairo ha dichiarato che le delegazioni della fazione Fatah e del Movimento di Resistenza musulmano Hamas si trovano al Cairo e stanno completando gli ultimi preparativi per il vertiche che si terrà nella giornata di oggi tra Mahmud Abbad e Khalid Mishaal.

Secondo quanto riportato dal Palestine Information Center il capo di Fatah e quello di Hamas sono arrivati rispettivamente l'uno martedì 22 e l'altro mercoledì 24, nonostante voci che avrebbero voluto il vertice rinviato a data da destinarsi a causa della protesta popolare che sta attualmente agitando le strade del Cairo e l'iconica Piazza Tahrir.

Dirawi ha annunciato che il vertice ruoterà soprattutto attorno ai mezzi concreti per superare lo stallo in cui si é bloccato il processo di riconciliazione nazionale siglato proprio al Cairo la scorsa primavera, compresa la formazione di un nuovo governo e il suo programma d'azione, insieme a progetti di riforma a modifica dell'Autorità nazionale palestinese.
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lunedì 30 maggio 2011

Shaath e Hanyieh si accordano sulla definitiva chiusura del "Dossier dei prigionieri" nel quadro della riconciliazione Hamas-Fatah


In un vertice tenuto ieri, domenica 29 maggio, l'esponente del Comitato Centrale di Fatah Nabil Shaath e il Premier palestinese Ismail Hanyieh (in rappresentanza del Movimento Hamas) hanno convenuto sulla urgente necessità di chiudere il dossier degli arresti politici avvenuti nei confronti di membri e simpatizzanti della fazione di Mahmoud Abbas e del Movimento religioso di Resistenza all'epoca della divisione politica e territoriale tra Striscia di Gaza e Cisgiordania, conseguita al tentativo fallito di Fatah di rovesciare con le armi il risultato delle democratiche e regolari elezioni politiche palestinesi tenutesi nel 2006.

Shaath ha assicurato il Primo Ministro Hanyieh che "la questione degli arresti politici sarà completamente chiusa in Gaza come nella West Bank e che, col numero dei detenuti in costante discesa il dossier potrà presto essere archiviato". In una conferenza stampa tenuta dopo il meeting il rappresentante di Fatah ha voluto sottolineare come la 'stella polare' del processo di normalizzazione attualmente in corso con Hamas é sempre stato il protocollo d'intesa cairota siglato il 3 maggio scorso, che "ha fornito indicazioni e procedure chiare per lo scioglimento di tutti i nodi e i punti di contesa".

Da parte sua Hanyieh ha tenuto a sottolineare l'importanza dell'immediato inizio delle procedure di costruzione della fiducia e di smorzamento della tensione, a partire dalla liberazione dei prigionieri, dall'abbassamento delle misure di sicurezza dall'addolcimento dei toni di messaggi e comunicati, "che abbiamo iniziato ad apprezzare da parte dei nostri interlocutori cisgiordani fin dai giorni immediatamente successivi alla firma". Il Premier ha concluso il suo intervento esprimendo la certezza che l'evitare del ripetersi di divisioni geografiche o politiche nell'arco delle organizzazioni palestinesi costituirà il prerequisito fondamentale per la difesa e la conquista di tutti i Diritti della Nazione palestinese: dall'Indipendenza entro confini statali certi e sicuri al Diritto al Ritorno per i profughi della Nakba e tutti i loro discendenti.
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mercoledì 4 maggio 2011

L'OLP saluta la riconciliazione nazionale come trampolino verso la fine dell'Occupazione sionista!


L'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, tramite il suo Comitato esecutivo, ha condannato i tentativi israeliani di "ricattare" l'Anp e la fazione Fatah che la controlla nel tentativo di ostacolare il ruo 'reapprochement' con Hamas, ha hanche richiesto la condanna internazionale delle pratiche israeliane.

In un comunicato stampa l'Organizzazione ha dichiarato che le trasformazioni politiche che stanno attraversando il Medio Oriente e il Mondo Arabo, insieme con la posizione presa dalla comunità internazionale a livello ufficiale e di opinione provano che: "Non esiste futuro per il regime di Occupazione, né per qualunque forza che intenda reprimere la volontà popolare e le sue aspirazioni".

Il Comitato ha espresso la sua completa e totale confidenza che una condanna internazionale delle pratiche "piratesche" di Israele velocizzerebbe il processo di 'decomposizione' dell'Occupazione e la definitiva liberazione dei territori palestinesi.

Il comunicato stampa ha anche stigmatizzato la decisione israeliana di impedire il trasferimento delle entrate fiscali che spettano all'Anp, chiamando tale decisione "un ulteriore atto di ricatto e intimidazione col quale Israele cerca di influenzare indebitamente i processi politici interni palestinesi, e procrastinare sine die l'adesione agli impegni che pure avrebbe sottoscritto durante la ratifica del processo di pace".

Il Comitato, infine, ha lodato il ruolo egiziano nel facilitare l'intesa palestinese dichiarando che la fine della divisione del fronte politico interno apre "realistiche prospettive di rafforzamento decisivo della Causa palestinese, grazie alla quale uno stato autonomo e indipendente non é più un sogno o un'aspirazioe, ma una prospettiva concreta".

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martedì 3 maggio 2011

E' Fatta!!! Le fazioni palestinesi prendono lo slancio e firmano al Cairo il protocollo d'intesa in anticipo sui tempi annunciati!!!


Le principali fazioni politiche palestinesi hanno sorpreso i rappresentanti dei media e gli osservatori internazionali bruciando le tappe e firmando nella capitale egiziana il protocollo d'intesa per la riconciliazione nazionale già nella giornata di oggi, martedì 3 maggio 2011, anziché il 4 o il 5 come si era precedentemente ventilato. La firma odierna suggella definitivamente l'accordo raggiunto la scorsa settimana per porre termine a circa quattro anni di divisione interna risultata dal fallito tentativo di una parte di Fatah (istigata da Usa e Israele) di rovesciare con le armi il responso delle libere e democratiche elezioni del 2006, che avevano generato un Parlamento in cui la maggioranza dei candidati di Hamas era assoluta.

La cerimonia della firma non ha trascurato le fazioni e i partiti palestinesi minori, delegazioni di ben 13 organizzazioni hanno apposto le firme dei loro delegati sotto quelle delle due forze maggiori tra cui: Movimento per la Jihad islamica in Palestina, Fronte popolare per la Liberazione della Palestina, Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina, Partito del Popolo palestinese ed altri ancora.

"Avevamo qualche rilievo da fare su determinati punti del documento, ma lo abbiamo comunque firmato in onore ai più alti interessi nazionali", ha dichiarato Walid al-Awad del PPP, "Abbiamo segnalato le nostre riserve ottenendo la promessa che verrano discusse successivamente, vogliamo dare ai Palestinesi motivo di festeggiare questa firma, e la maniera migliore é lavorare duro per implementare il prima possibile tutti i punti sottoscritti".

L'accordo prevede la nomina di un Governo tecnico che spiani la strada per le elezioni presidenziali e politiche da tenersi entro la primavera 2012, fino ad allora però sul terreno continuerà lo Status Quo, con Hamas in controllo della Striscia di Gaza e Fatah arbitro della Cisgiordania/West Bank; questo perché conferire piena autorità su tutto il territorio palestinese al nuovo esecutivo avrebbe comportato molti sforzi e difficoltà, rallentando quindi l'avvio del processo elettorale.

Da oggi a giovedì é previsto che i capi delle delegazioni palestinesi (specialmente Mahmud Abbas di Fatah e Khaled Mishaal di Hamas) si incontrino con molti ufficiali e dignitari della giunta egiziana di transizione, a sua volta impegnata a gestire il passaggio da una situazione di crisi alla legalità democratica.

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domenica 1 maggio 2011

La Lega Araba entusiasta della riconciliazione tra Hamas e Fatah: chiede a ONU e 'Quartetto' di condannare l'aut-aut israeliano


La Lega Araba ha accolto con la massima soddisfazione le notizie dell'avvenuta ricomposizione dell'unità nazionale palestinese con l'accordo tra il Movimento di Resistenza musulmano Hamas e la fazione Fatah, che verrà a breve ratificato ufficialmente da Khaled Mishaal e Mahmud Abbas.

In un comunicato stampa rilasciato nella giornata di ieri la Lega Araba ha chiesto che tutti i paesi membri e i loro rappresentanti ufficiali si spendano affinché tali sforzi siano tradotti in fatti concreti e ha altresì violentemente condannato i futili sforzi del Governo sionista di Benji Netanyahu per cercare di prolungare il divide palestinese ponendo degli "aut-aut" a Mahmud Abbas ("O con noi o con Hamas") chiedendo all'ONU e, eventualmente anche al 'quartetto di mediazione' di condannare a loro volta l'atteggiamento israeliano.

Secondo un report dell'agenzia stampa "Palestinian Information Center" che dichiara di avere ricevuto una copia della bozza di accordo da fonte fidata, le parti si incontreranno al Cairo mercoledì 4 o giovedì 5 per la firma definitiva, ambedue nomineranno membri della Commissione elettorale centrale insieme alle fazioni minori dello spettro politico palestinese e poi li sottoporranno all'Autorità nazionale palestinese per l'approvazione.

Le parti nomineranno 12 giudici per la Corte elettorale e in seguito verranno tenute simultanee elezioni presidenziali e legislative entro maggio 2012. I termini dell'accordo includerebbero anche intese riguardanti l'OLP, la questione delle forze di sicurezza, la formazione del Governo e l'attivazione del Consiglio legislativo.

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L'ONU soddisfatta dall'accordo Hamas-Fatah, che si firmerà ufficialmente mercoledì, al Cairo


Nonostante i tentativi israeliani di istigare l'opinione pubblica internazionale in senso sfavorevole alla recente riconciliazione tra Hamas e Fatah il Segretario Generale dell'ONU, Ban-ki-Moon ha espresso sollievo e fiducia al riguardo.

"Il Segretario Generale non può che felicitarsi del successo degli sforzi per l'intesa e la riappacificazione, facilitati dall'Egitto, cui sono bastate poche settimane dalla deposizione di Mubarak per proporsi come una forza per la stabilità e l'intesa nella regione", ha commentato in merito il portavoce ONU Martin Nesirky.

E' stato annunciato che mercoledì 4 maggio Khalid Mishaal e Mahmoud Abbas si incontreranno al Quartier Generale della Lega Araba al Cairo per firmare ufficialmente l'intesa e annunciare le prossime elezioni presidenziali e legislative palestinesi.

"L'ONU studierà attentamente i punti dell'accordo, appena essi saranno resi pubblici", ha ulteriormente chiosato Nesirky.

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venerdì 29 aprile 2011

Reazioni al protocollo di intesa palestinese: ovviamente Israele lo teme, voleva i Palestinesi divisi per sempre!


Man mano che le notizie dal Cairo, da Gaza e dalla Cisgiordania si strutturano e si arricchiscono di dettagli emerge con chiarezza la prospettiva concreta che l'effetto domino iniziato nel 2011 con l'abbattimento dei satrapi filo-occidentali in alcuni paesi mediorientale non metta in pericolo soltanto gli scranni dei colleghi ancora in sella dei tiranni deposti, ma tutto il rapporto di forza nella regione, ancora pochi mesi fa ingabbiata nell'agenda setting di Washington e Tel Aviv (con le poche eccezioni di Iran e Turchia, peraltro paesi non arabi) e ora totalmente libere di essere percorse da iniziative nuove e coraggiose come la mediazione egiziana che, in capo a poche settimane, sembra essere riuscita a colmare un gap scavato da quattro anni di servilismo, ambiguità, tradimento e connivenza con gli oppressori da parte di Fatah.

Sia chiaro da subito, il processo di riconciliazione palestinese avrà senso solo e soltanto se a compiere il tragitto più lungo e accidentato verso l'agognata riconciliazione nazionale sarà la fazione di Abu Mazen: é stata Fatah a cercare di ribaltare con le armi la secca vittoria elettorale di Hamas, é stata Fatah in questi quattro anni a trasformarsi nella gendarmeria ascara di Israele, sono stati esponenti di Fatah ad allearsi al Mossad per colpire all'estero dirigenti di Hamas...la ragione, la legittimità, il diritto e l'orgoglio nazionale stanno tutti dalla parte del Movimento di Resistenza Musulmano, cercare di trascurare questi dati di fatto 'per amor di pace' non porterà a nulla di positivo, Fatah ha sbagliato e sicuramente pagherà il fio dei suoi errori nei seggi elettorali, tanto alle presidenziali quanto alle legislative.

Ovviamente, roboanti e minacciosi quanto vuoti e inani si levano i latrati dei 'mastini' Netanyahu e Lieberman, i politici sionisti di estrema destra 'ammoniscono' Fatah: "O con noi o con Hamas", benissimo, visto quanto Fatah ha ottenuto durante i balletti delle 'trattative' con Israele é più che chiaro che la fazione già golpista abbia capito che la sua sopravvivenza politica può passare solo tramite il rifiuto degli ultimi quattro anni di linea politica, cosa potrà fare Israele di peggio che non abbia già fatto? Scatenare una 'Piombo Fuso' anche contro la Cisgiordania?

Interrogato dalla televisione iraniana di lingua inglese PRESStv, Ahmed Youssef, consigliere politico del Primo Ministro Hanyieh, ha dichiarato che l'accordo con Fatah é frutto di quattro fattori principali: le 'onde sismiche' della caduta di Mubarak, gran sacerdote della 'vacca sacra' della Pace con Israele vista come viatico all'accettazione occidentale e alla durevolezza del potere politico in Medio Oriente, in secondo luogo l'abietto fallimento di ogni tentativo di portare Israele alla ragione con qualche concessione più o meno grande in ambito negoziale, in terzo luogo il veto americano all'ONU che ha affondato la bozza di risoluzione di condanna del processo di insediamento di coloni fanatici in Cisgiordania e di giudaizzazione forzata di borghi e cittadine e città palestinesi, infine la massiccia mobilitazione popolare nella West Bank che ha prospettato a Fatah la minaccia di una massiccia insurrezione popolare come quella tunisina o egiziana.

Come si vede sono tutti fattori collegati da un "fil rouge", l'ostinazione pertinace di Israele a concedere alcunché ai suoi vicini, siano essi egiziani, palestinesi o altro: Israele non ha mai trattato l'Egitto come un partner alla pari ma come una satrapia di cui teneva in pugno il guardiano, da qui accordi umilianti come quello del metano, che hanno fomentato la rabbia popolare contro Mubarak, Israele non ha acconsentito nemmeno a 'congelare' temporaneamente gli insediamenti ebraici (pur lusingato da Obama con regalie e prebende), quindi ha mostrato a Fatah l'inutilità di proseguire il minuetto negoziale; per evitare censure internazionali ha scatenato i mastini dell'AIPAC e della Lobby a Sei Punte, mostrando di nuovo come non ci fosse da sperare in sostegni esteri per la causa palestinese, a quel punto, e siamo al quarto, restavano solo due strade a Fatah: trasformarsi del tutto nei lanzichenecchi di Tel Aviv e scatenare la repressione sanguinosa contro i manifestanti a Ramallah, Nablus e Al-Khalil oppure cercare l'intesa con Hamas sul versante della Resistenza...é stata scelta la seconda via.

Israele non deve abbaiare contro Fatah, sperando di intimorirla e farla tornare all'ovile, deve mangiarsi le mani per tutte le occasioni che ha sprecato finora, affidandosi a leadership politiche che non sanno nemmeno immaginare una trattativa seria e onesta e fidandosi troppo della complicità ipocrita e insincera di Usa e Unione Europea.

Interrogato da PRESStv nella sua residenza londinese l'analista mediorientale Peter Eyre ha aggiunto al mix l'interessante osservazione che il rifiuto israeliano di trattare con qualunque entità semi-autonoma e para-statale palestinese potrebbe avere un motivo anche con la segreta speranza israeliana di defraudare totalmente i Palestinesi delle ricchezze naturali del bacino di gas Est-Mediterraneo che, ha sottolineato lo studioso inglese, potrebbero rendere la Palestina "La Piccola Dubai" del Mare Nostrum.

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