Tristissima e ridicola parabola di Abd Rabbo Mansour Hadi, che da 'vicedittatore' dello Yemen é precipitato a essere un Signor Nessuno costretto a travestirsi da donna per scappare da Sanaa e ora, arrivato ad Aden, pretende che le istituzioni governative yemenite lascino la capitale (non specifica però se come lui debbano farlo in stile 'drag queen') e tenta buffonescamente di 'rimangiarsi' le sue stesse dimissioni, divenute esecutive ed accettate settimane fa e all'origine della crisi istituzionale risolta con la Dichiarazione Costituzionale degli Houthi di Ansarullah.
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mercoledì 25 febbraio 2015
Il pagliaccio Hadi dopo la sua fuga da Sanaa ora cerca di "rimangiarsi" le dimissioni!
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lunedì 23 febbraio 2015
Il decaduto ex-presidente Hadi destabilizza lo Yemen con gesti irresponsabili!
Dobbiamo registrare come dopo la sua bizzarra fuga che alcuni dicono essere avvenuta in panni femminili dalla capitale Sanaa l'ex-tirapiedi del dittatore yemenita Ali Saleh, dimessosi settimane fa dalla carica di Presidente, Abd Rabbo Hadi, ha deciso con gesti inconsulti e privi di logica di cercare di destabilizzare la situazione yemenita comportandosi, dopo il suo arrivo ad Aden, come se egli detenesse ancora un qualche potere.
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venerdì 6 febbraio 2015
Gli Houthi di Ansarullah guidano il processo di transizione dello Yemen!

Ormai dopo molti tentennamenti il Parlamento ha capito che non é possibile tornare allo status quo e che é necessario andare avanti per risolvere i problemi del Paese.
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martedì 18 novembre 2014
Il Colonnello Zida 'passa la mano'; Michel Kafando nominato Presidente a interim del Burkina Faso!
La transizione del Burkina Faso verso un ordinamento democratico sembrerebbe aver fatto un altro passo in avanti con l'abdicazione del Colonnello Yakoub Zida dalla carica di Presidente e la nomina alla stessa di Michel Kafando.
Kafando, nominato da un pannello di 23 membri rappresentanti della società civile burkinabe é stato Ministro degli Esteri ed é stato preferito ad altri possibili candidati. "Il Presidente ad interim avrà soprattutto la funzione di supervisionare il resto delle procedure di transizione verso la Democrazia", ha dichiarato Ablasse Ouedraogo, ex-Ministro degli Affari Sociali.
"Il suo mandato si concluderà con le elezioni che sceglieranno il suo successore, che verranno dopo quelle per la nomina di un nuovo Parlamento".
domenica 16 novembre 2014
Passo avanti in Burkina Faso: il Colonnello Zida ristabilisce la Costituzione civile!!
Il Colonnello Zida, ex-Comandante della Guardia Presidenziale di Blaise Compaore, adesso Presidente ad interim, ha ristabilito la validità della Costituzione, che era stata sospesa dopo la cacciata dell'Ex-autocrate ora esule in Costa d'Avorio.
Zida in una dichiarazione ufficiale ha specificato che il ritorno in vigore della vecchia Costituzione serve: "A dare un segno concreto di transizione al di fuori dello Stato d'Emergenza".
Come già segnalato dal nostro articolo precedente dopo 27 anni di dittatura dal tradimento e dall'assassinio di Thomas Sankara, il Burkina Faso dovrebbe tornare alla Democrazia grazie a un Consiglio di Transizione (Parlamento provvisorio) di 90 membri (10 agli alleati di Compaore, 40 alle opposizioni, 30 a rappresentanti della società civile e 10 a esponenti militari).
Il Consiglio di Transizione gestirà l'amministrazione corrente degli affari di Stato in attesa che un Parlamento eletto a novembre 2015 prenda pieni poteri. Il Governo però non sarà espresso dal Consiglio di Transizione (chiediamo scusa per aver incorrettamente sostenuto ciò nell'altro articolo, ma le agenzie in merito erano ambigue), ma sarà invece selezionato da un pannello di 23 membri, che selezionerà Premier a interim ed Esecutivo.
Zida in una dichiarazione ufficiale ha specificato che il ritorno in vigore della vecchia Costituzione serve: "A dare un segno concreto di transizione al di fuori dello Stato d'Emergenza".
Come già segnalato dal nostro articolo precedente dopo 27 anni di dittatura dal tradimento e dall'assassinio di Thomas Sankara, il Burkina Faso dovrebbe tornare alla Democrazia grazie a un Consiglio di Transizione (Parlamento provvisorio) di 90 membri (10 agli alleati di Compaore, 40 alle opposizioni, 30 a rappresentanti della società civile e 10 a esponenti militari).
Il Consiglio di Transizione gestirà l'amministrazione corrente degli affari di Stato in attesa che un Parlamento eletto a novembre 2015 prenda pieni poteri. Il Governo però non sarà espresso dal Consiglio di Transizione (chiediamo scusa per aver incorrettamente sostenuto ciò nell'altro articolo, ma le agenzie in merito erano ambigue), ma sarà invece selezionato da un pannello di 23 membri, che selezionerà Premier a interim ed Esecutivo.
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lunedì 10 novembre 2014
Tentativo di accordo in Burkina Faso tra Esercito e Società Civile per il passaggio dei poteri!!
Sembra che in Burkina Faso partiti politici, esercito e società civile stiano cercando un avvicinamento e un accordo per gestire la transizione dei poteri in senso democratico dopo la cacciata dell'autocrate Blaise Compaore e l'ascesa temporanea alla presidenza del Colonnello Zida, già comandante delle sue guardie del corpo.
Avantieri Zida aveva rifiutato le scadenze proposte dall'Unione Africana ma nella giornata di ieri sarebbe stato firmato un protocollo d'intesa che prevederebbe la formazione di un Parlamento provvisiorio di 90 membri (10 agli alleati di Compaore, 40 alle opposizioni, 30 a rappresentanti della società civile e 10 a esponenti militari) che reggerà la nazione prima delle elezioni libere che si terranno esattamente tra dodici mesi.
Il Parlamento esprimerà un Governo di 25 Ministri, che amministrerà la nazione senza prendere iniziative di riforma, demandate al prossimo Parlamento.
Avantieri Zida aveva rifiutato le scadenze proposte dall'Unione Africana ma nella giornata di ieri sarebbe stato firmato un protocollo d'intesa che prevederebbe la formazione di un Parlamento provvisiorio di 90 membri (10 agli alleati di Compaore, 40 alle opposizioni, 30 a rappresentanti della società civile e 10 a esponenti militari) che reggerà la nazione prima delle elezioni libere che si terranno esattamente tra dodici mesi.
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domenica 12 agosto 2012
Repulisti, parte 2: il Presidente egiziano Mursi licenzia il Maresciallo Tantawi e Sami Anan! Ora é il solo decisore politico del Cairo!
Netanyahu e Barak hanno fatto veramente una stupidata a dare la "luce verde" alla provocazione armata del Mossad risultata nel massacro di 16 guardie di confine egiziane nel Sinai; dopo avere rimosso il Comandante della Guardia Repubblicana, il capo dei Servizi Segreti e il Governatore del Nord Sinai il Presidente Mursi ha schierato nella penisola nuove truppe ed elicotteri (che si sono impegnate a mettere al loro posto qualche clan di beduini contrabbandieri e trafficanti) e, adesso, ha giubilato niente meno che il Ministro della Difesa Maresciallo Tantawi e il Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate, Generale Sami Anan.
La decisione, annunciata da uno speaker televisivo, completa definitivamente la transizione tra l'interregno successivo alle dimissioni e all'arresto di Mubarak e l'avvento di un nuovo sistema democratico e rappresentativo nel Paese delle Piramidi. Secondo quanto riportato dal sito-web "Ahram Online" comunque i due militari sono stati licenziati con tutti gli onori, insigniti di una speciale medaglia per l'opera svolta negli ultimi mesi e verranno regolarmente sentiti dal Presidente come 'consiglieri speciali' su questioni militari e di sicurezza.
Mursi ha nominato Abdel Fatah el-Sisi, ex-capo dello spionaggio militare, nuovo Ministro della Difesa e ha creato Sedky Sobhy, già comandante della Terza Armata, nuovo Capo di Stato maggiore delle Forze Armate.
La decisione, annunciata da uno speaker televisivo, completa definitivamente la transizione tra l'interregno successivo alle dimissioni e all'arresto di Mubarak e l'avvento di un nuovo sistema democratico e rappresentativo nel Paese delle Piramidi. Secondo quanto riportato dal sito-web "Ahram Online" comunque i due militari sono stati licenziati con tutti gli onori, insigniti di una speciale medaglia per l'opera svolta negli ultimi mesi e verranno regolarmente sentiti dal Presidente come 'consiglieri speciali' su questioni militari e di sicurezza.
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lunedì 16 gennaio 2012
Shafiq Khamis del Partito Tahrir dichiara: "L'amnistia concessa al tiranno Saleh é contro la shariah, non si può perdonare chi versa il sangue del suo popolo!"
"Lo Yemen é un paese islamico e deve quindi impegnarsi a rifiutare e combattere decisioni e decreti che vadano contro lo spirito e la lettera della shariah, la legge islamica, l'amnistia concessa ad Ali Abdullah Saleh é irricevibile e illegale perché offende la memoria delle sue vittime e insulta il loro nobile sacrificio". Queste le parole con cui Shafiq Khamis, rappresentante del Partito Yemenita della Liberazione (Tahrir) ha stigmatizzato e denunciato la prevista concessione dell'immunità al Presidente Saleh e ai suoi collaboratori nel quadro dell'accordo per il passaggio dei poteri stilato dalle monarchie petrolifere del Golfo.
ONG come Amnesty International, Human Rights Watch e da ultima anche l'ONU nella persona della Coordinatrice dell'Ufficio Affari Umanitari Navi Pillay hanno severamente criticato l'accordo, che pure é stato firmato da Saleh in Arabia Saudita solo quando ogni possibilità di una sua permanenza al potere (dopo oltre trenta anni di regime pressoché assoluto) é sfumata di fronte alla grande e stoica determinazione della popolazione che in tutte le città maggiori é scesa mese dopo mese in piazza anche di fronte ai carri armati, ai cecchini e ai pretoriani del regime.
Fra i pochi difensori dell'accordo ci sono i Sauditi, sempre ansiosi di garantire l'immunità al loro burattino, dopo averlo ospitato per mesi provvedendogli cure mediche di prim'ordine per le conseguenze dell'attacco esplosivo che lo aveva quasi ucciso a giugno (mentre tutte le sue vittime hanno dovuto agonizzare su barelle appoggiate a terra in tendoni trasformati in pronto soccorso di fortuna) e anche gli Usa, il cui ambasciatore nel paese, Feierstein, é un membro di ferro di quella lobby sionista che ha ormai totalmente dirottato la politica estera statunitense.
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domenica 25 dicembre 2011
Il dittatore Saleh fa i bagagli in direzione Usa: ma i suoi scherani fanno altri 13 morti tra i manifestanti!
Sono ormai più di cinquantamila i "marciatori" arrivati nella capitale yemenita Sanaa dalla regione meridionale di Taizz e, con i loro ranghi aumentati da tanti compagni di lotta i rappresentanti delle opposizioni stanno mettendo in atto il loro proposito di "assediare" nel suo compound fortificato il dittatore Ali Abdullah Saleh; i suoi sgherri, ormai praticamente privi di guida, si lasciano andare ad atti di violenza gratuita e disperata, che sono costati nella giornata di ieri tredici vittime.
"Tra i morti si conta anche un giornalista, identificato come Tawfiq Ahmed, e almeno 200 feriti" ha detto ai microfoni dei media locali il Dottor Faiz al-Shaybani, che serve presso l'ospedale da campo dei dimostranti. I fedeli di Saleh avrebbero aperto il fuoco sulla folla dopo aver lanciato lacrimogeni e getti d'acqua che non sono riusciti a disperdere i manifestanti.
Intanto, spaventato dalla reazione di popolo ai suoi tentativi di sfuggire il giudizio e la condanna per i crimini di trent'anni di regime Saleh ha dichiarato di essere in procinto di trasferirsi negli Usa dove "attenderà il completamento del passaggio di poteri". La scelta degli Usa come luogo di esilio, in luogo della più familiare Arabia Saudita, é significativa, visto che in queste ultime settimane anche il regno della Casa di Saoud é stato scosso da imponenti manifestazioni e, evidentemente, Saleh non vuole lasciare un paese in rivolta per trasferirsi in un altro.
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sabato 24 dicembre 2011
Ancora morti in Yemen mentre Sanaa si aspetta a ricevere le migliaia di marciatori provenienti da Taizz!
Mentre nella capitale yemenita hanno cominciato ad affluire i primi drappelli e distaccamenti dei circa cinquantamila marciatori provenienti dalla città meridionale di Taizz gli ultimi fedelissimi dell'autocrate Ali Abdullah Saleh hanno cercato di intimidire i residenti nella speranza di convincerli a non scendere in piazza coi loro compagni reduci dalla marcia; la conseguente recrudescenza di scontri e repressione violenta ha portato alla morte di almeno due persone e al ferimento di altre trenta.
Tuttavia i leader dell'opposizione, a partire dalla vincitrice del Premio Nobel per la Pace Tawakkul Karman hanno dichiarato che, proprio per onorare la memoria dei caduti di oggi e di tutte le altre vittime della violenza del regime sostenuto da Arabia Saudita, Usa e Israele, un enorme sit-in si terrà appena tutti i marciatori saranno arrivati nella capitale, con l'obiettivo di 'assediare' nel suo compound fortificato il dittatore, il suo vice Mansour Hadi e il Governo da questo nominato in attesa che vengano indette nuove elezioni.
Ormai l'obiettivo degli oppositori non é più quello di mettere fine al potere di Saleh, visto che egli stesso ha stretto accordi per passare la mano, ma assicurarsi che venga portato di fronte a un tribunale e venga giudicato colpevole per gli abusi e i crimini di decenni di autocrazia sanguinaria.
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giovedì 22 dicembre 2011
Incredibile! Migliaia di yemeniti si mettono in marcia per 270 Km per cacciare definitivamente il tiranno Saleh!
270 chilometri di strada, tanto separa la città di Taizz, epicentro di manifestazioni e scontri tra oppositori e sostenitori dell'autocrate Ali Abdallah Saleh, dalla capitale dell'ex Arabia Felix, Sanaa dalle cupole di alabastro; tanto si ripromettono di percorrere a piedi in sei giorni le dozzine di migliaia di giovani che ieri si sono messi in marcia per dare vita a uno dei più lunghi e ammirevoli cortei della Storia.
La marcia, che raccoglierà nuovi partecipanti lungo la strada, dovrebbe arrivare a 50,000 persone per quando toccherà la propria destinazione, tra domenica e lunedì, giusto in tempo per prendere parte a una manifestazione di massa per il rifiuto 'in toto' dell'accordo proposto dalle monarchie arabe del Golfo e sottoscritto da Saleh, secondo il quale l'ex dittatore, una volta lasciato il potere, sarà al riparo da qualunque richiesta di processo e indagine giudiziaria per gli atti commessi in tre decenni di regime.
Gli organizzatori sostengono che la marcia manderà un potente messaggio all'ONU e al suo Consiglio di Sicurezza, nonché alla Lega Araba, riguardo alla posizione e alle opinioni degli yemeniti su Saleh, il suo regime e gli 'accordi' di transizione mediati dall'Arabia Saudita e da altri suoi storici protettori e alleati.
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venerdì 2 dicembre 2011
Saleh firma, ma i suoi sgherri continuano ad ammazzare! Almeno otto i morti a Taizz
Nonostante l'apparente adesione del dittatore yemenita Ali Abdullah Saleh al piano di transizione elaborato dai regnanti delle monarchie petrolifere del Golfo Persico non si arresta affatto nel paese la "mano pesante" dei suoi scherani nell'affrontare la protesta popolare, per nulla sedata dalla promessa di dimissioni anche perché a esse si accompagnerebbe una del tutto inaccettabile 'immunità retroattiva' contro inchieste e processi, che le opposizioni e i cittadini non hanno alcuna intenzione di accettare supinamente.
Nelle dimostrazioni che si sono tenute negli ultimi due giorni nella città meridionale di Taizz almeno otto persone sarebbero state uccise e una ventina ferite quando truppe ancora leali al Presidente dimissionario hanno cercato di cacciare rappresentanti delle opposizioni e miliziani delle tribù dell'interno dal centro della città, ormai diventato una specie di roccaforte, con un vero e proprio assalto in grande stile che ha però totalmente fallito i suoi obiettivi.
Intanto, per effetto della firma dell'accordo di transizione, il Vicepresidente Abd Rabbo Mansour Hadi (foto) ha nominato il rappresentante della coalizione di opposizione Mohammed Basindwa Primo Ministo a interim, promettendo inoltre che nuove elezioni presidenziali verranno tenute il ventun febbraio 2012. Si aspetta la formazione di un Governo in grado di prendere in mano le redini del paese entro le prossime due settimane.
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martedì 11 ottobre 2011
Anche la Fratellanza Musulmana accusa "provocatori e manipolatori, interni e stranieri" per le violenze di domenica!
A ulteriore dimostrazione che nell'Egitto di Piazza Tahrir non ci sono linee di divisione etniche o religiose, ma solo il discrimine politico di chi vuole dare compimento a una grande rivoluzione popolare e democratica e quanti invece cercano in tutti i modi di interrompere il flusso del cambiamento e mantenere il più possibile intatto l'iniquo vecchio regime, anche la Fratellanza Musulmana, il più grande e influente movimento politico e sociale del paese ha dato la sua interpretazione sui fatti di domenica, che hanno causato la morte di 25 persone, quasi tutti cristiani copti, nel quartiere cairota di Maspero.
"A causa dell'intervento di agenti provocatori e manipolatori, che possono essere stati benissimo egiziani, ma che certamente eseguivano ordini e desideri formulati all'estero, quella che doveva essere una manifestazione pacifica si é trasformata in un vero e proprio esperimento di contro-rivoluzione che, spargendo sangue cristiano, cerca di rallentare o addirittura bloccare la marcia del paese verso la libertà, la giustizia, la democrazia; per arrivare a questo obiettivo, le entità che hanno organizzato gli eventi di domenica sarebbero disposte persino a far precipitare il paese nella guerra civile".
L'Ufficio di Guida Politica dell'Ikhwan, inoltre, ha raccomandato, come antidoto a ogni complotto e trama destabilizzante, una sempre più spedita marcia verso le elezioni, affinché, con un rapido trasferimento dei poteri dalle autorità ad interim al popolo egiziano, tutte le componenti della società, tra cui ovviamente anche i cristiani copti, siano protette dalla Democrazia e non debbano più temere i colpi di coda di un regime corrotto che, non rispettando la Giustizia e non rispettando il suo popolo, approfittava a ogni piè sospinto delle divisioni presenti al suo interno, nel tentativo, esacerbandole, di rafforzarsi.
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sabato 18 giugno 2011
"Saleh non tornerà in Yemen", la notizia riportata anche dall'AFP, intanto a Sanaa si tiene l'ennesimo venerdì di proteste!
Secondo quanto riportato dalla comunità dei media regionali e internazionali il dittatore yemenita Ali Abdullah Saleh, rimasto gravemente ferito settimane addietro in un attacco con razzi alla sua residenza presidenziale e trasferito d'urgenza in Arabia Saudita con ustioni di secondo e terzo grado su quasi la metà del corpo non sarebbe destinato a rientrare in patria, né ora né in seguito. I mezzi d'informazione che hanno diffuso la voce sostengono di averla riportata dalle dichiarazioni di un esponente saudita "di alto livello" che avrebbe parlato però in condizioni di stretto anonimato.
Nel suo comunicato l'Agenzia France Press lascia persino intendere che Saleh e il suo seguito potrebbero lasciare l'Arabia Saudita nei prossimi giorni, il che é quantomeno controintuitivo, visto che la Casata Saoud, vertice dell'ultimo reame assoluto sulla faccia della terra, si é sempre mostrato generoso ospite per ogni genere di tiranno deposto: dall'africano Idi Amin Dada fino al Tunisino Ben Ali. Forse Re Abdullah comincia a ritenere sconveniente ospitare un altro tiranno deposto nel momento in cui é assediato da un lato dalle proteste delle 'donne al volante', dall'altro dal fermento delle province sciite (le più ricche di petrolio), che non riesce a tacitare nemmeno sparando "proiettili d'oro" ai dimostranti (in riferimento agli investimenti promessi per 'comprare' la pace sociale).
Intanto, seguendo un copione ormai consolidato, dimostranti yemeniti sono scesi in piazza dopo la preghiera del venerdì per chiedere un processo in contumacia per l'ex autocrate ferito e dimissioni immediate per il suo vice Mansour, ormai sempre più traballante sulla poltrona del suo capo. I manifestanti chiedono le dimissioni di Mansourl, lo scioglimento del Parlamento, la nomina di un Governo tecnico ad interim e l'elezione di una commissione costituente.
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