Fonti del Ministero della Sicurezza Nazionale della Repubblica Islamica confermano che dall'arresto di due dei responsabili del recente assassinio del leader religioso Molavi Jangi Zehi, ucciso il 20 gennaio scorso lungo la strada per Chabahar, nella Provincia di Sistan e Belucistan, (al confine con l'instabile 'zona tribale' del Pachistan infiltrato da agenti NATO e percorso dai droni assassini di Obama) sia risultato evidente il coinvolgimento saudita nella commissione e nella preparazione dell'omicidio.
Jangi Zehi si era reso odioso e pericoloso agli occhi dei governanti sauditi, corrotti ed asserviti all'arroganza imperialista, quando nel corso della sua predicazione aveva indicato la denuncia dei crimini delle dinastie regnanti a Riyadh e Manama (in Barhein) "un preciso dovere religioso dei leader sunniti". La denuncia era particolarmente bruciante e imbarazzante, visto che proveniva da un religioso sunnita e che sia Casa Saoud che gli altri corrotti emirati petroliferi hanno sempre cercato di usare la Sunna come 'paravento' per i loro maneggi e i loro interessi.
Agenti sauditi avrebbero quindi versato la cospicua cifra di mezzo milione di dollari per mettere a tacere il leader religioso, sperando anche così di scoraggiare gli appartenenti alla minoranza sunnita residente in Iran, particolarmente forte nella provincia in questione, dal partecipare alle allora incombenti elezioni parlamentari. Nell'aprile successivo le forze di sicurezza iraniane arrestarono 15 persone a vario titolo coinvolte nella missione omicida; é dalle rivelazioni rese da due di loro che il coinvolgimento saudita é risultato apparente e credibilmente circostanziato.
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