Vi sono 13mila stazioni di voto nelle 27 province egiziane che saranno aperte per 12 ore dalle 8 antimeridiane a quelle serali, oggi e domani. I risultati, però, si conosceranno soltanto una settimana dopo e diversi gruppi egiziani e internazionali hanno già lanciato appelli alla vigilanza contro ogni rischio di manipolazione e broglio da parte della giunta militare di Tantawi, lo SCAF, per cui, a rigor di logica, queste elezioni dovrebbero segnare il canto del cigno, visto che con un Parlamento e un Presidente democraticamente eletti ogni funzione del 'Consiglio Supremo' diventerà ridonandante.
Tra la dozzina di candidati in lizza i più accreditati sono il capo dell'FJP, partito politico della Fratellanza Musulmana, Mohammed Mursi, che ha dominato le elezioni tra gli egiziani all'estero con il 40 per cento delle preferenze ed Aboul Fotouh, ex-membro dell'Ikwhan che aveva rassegnato le dimissioni per potersi candidare quando sembrava che la potente confraternita religiosa non avesse intenzione di presentare un proprio candidato. Più marginali rispetto a questi due appaiono i candidati Amr Moussa e Ahmed Shafiq, ambedue ex-Primi Ministri, i cui passati legami col regime di Mubarak sembrano precludere realistiche chances di successo.
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