Kerry avrebbe confidato all'Arcivescovo di Beirut di 'essere convinto' che il Libano riuscirà ad avere finalmente un Presidente "Da qui a due mesi". Ma sembra che tale sviluppo sarebbe condizionato al raggiungimento di un accordo sul nucleare iraniano. Che cosa ne pensa?
Penso che la dichiarazione di Mister Kerry non sia affatto chiara. Ne deriva certamente la consapevolezza che il peso delle interferenze esterne sia tuttora molto importante nella vita politica libanese. In altre parole: una riappacificazione possibile tra Iran e Washington e una d'altra parte tra Iran e Arabia Saudita, potrebbero in effetti lasciare intravedere una possibile soluzione per l'attuale impasse politica libanese.
Lei crede che gli Americani permetteranno una sua elezione a Presidente?
Gli Americani come tutti del resto sanno che, per mia natura, io ho sempre cercato la coesione tra le diverse comunità libanesi al fine di preservare la stabilità interna. E credo che sappiano, come il resto del mondo, che la stabilità del Libano é importante per tutta la regione.
Vi sono certamente delle divergenze ma soprattutto esiste un consenso su alcuni principi fondamentali, come la necessità di mantenere l'armonia e la stabilità interna. Quello che é successo in Irak, in Libia, in Yemen o in Siria, paesi che sono stati sconvolti da fuoco e sangue, non deve ripetersi in Libano; per questo la stabilità deve essere un valore condiviso e accettato da tutti.
Lei é stato un forte oppositore dei Siriani quando occupavano il Libano, pagandone il prezzo con 15 anni di esilio. Oggi i suoi alleati di Hezbollah combattono i terroristi di Al-Nusra in Siria e lei sostiene la legalità del Governo siriano; ci può spiegare la sua posizione?
Quando uno stato occupa la tua patria bisogna lottare contro di esso e cacciarlo. Ma infine é bene ristabilire relazioni e mantenere il buon vicinato, ed é precisamente quello che abbiamo fatto. Inoltre, se il Governo di Assad dovesse mai capitolare e i terroristi di Al-Nusra e dell'ISIS si prendessero la Siria avremmo un Caos peggiore di quello libico direttamente ai nostri confini. Lo sforzo di Hezbollah ci permette di proteggere le nostre frontiere e mantenere la nostra integrità territoriale.
Gli Americani hanno inviato armi e munizioni al Libano per aiutare l'Esercito a lottare contro l'ISIS e i Francesi si preparano a fare lo stesso il mese venturo. Ma ambedue sostengono le formazioni che combattono in Siria contro il Governo di Damasco. Lei crede che questo sia un comportamento da 'pompiere-piromane'?
Sfortunatamente l'atteggiamento di alcuni paesi occidentali é difficilmente decifrabile o comprensibile e non aiuta affatto la pacificazione del Medio Oriente. Alcuni pensano di servirsi dei terroristi per far capitolare Assad, ma hanno pensato al 'dopo'? Sarebbe estremamente pericoloso permettere ad Al-Nusra o all'ISIS di trionfare in Siria o in Irak; prima o poi questi gruppi colpirebbero altrove, anche in Europa. Non dimentichiamo che in certe zone, come in Cecenia, esistono ancora focolai islamisti che, una volta suscitati, non sono stati spenti.
Parlare di Cecenia chiama in causa la Russia; lei come vede questa rinnovata atmosfera di 'Guerra Fredda' tra Washington e Mosca che é scaturita dalla crisi ucraina?
E' chiaro che é stato fatto un tentativo di togliere alla Russia il suo principale 'trampolino' per l'accesso al Mediterraneo e che Mosca non ha potuto accettarlo, agendo di conseguenza. Ma io non credo che si arriverà a un confronto diretto, bellico. Gli Europei non potrebbero accettarlo. La soluzione ineludibile é un'Ucraina federale che non sia schierata né con la NATO né con Mosca.
In quanto esponente cristiano maronita, la sua più quasi decennale alleanza con gli Sciiti di Hezbollah mostra che il superamento del settarismo che avvelena la vita politica libanese é possibile. Un accordo simile che coinvolga anche i Sunniti rivoluzionerebbe la politica del Paese dei Cedri e stabilirebbe un modello di coabitazione e tolleranza per l'intero Medio Oriente e forse per il mondo. Lei crede che sarebbe possibile?
No abbiamo già fatto metà cammino verso questo obiettivo. Noi dobbiamo vigilare sull'equilibrio tra le diverse componenti religiose e la loro legittima rappresentazione politica. Questo é il fondamento del mio agire verso la stabilità del Libano, da raggiungersi attraverso l'unità.
Di fronte alle aggressioni del regime sionista una struttura come la branca militare di Hezbollah é sicuramente un valido strumento di dissuasione. Ma a lungo termine, pensa che la sua esistenza influenzerebbe o ostacolerebbe la coabitazione?
Dal punto di vista della sicurezza la nostra alleanza con Hezbollah comprende due aspetti: la Resistenza alle aggressioni provenienti da Sud e la lotta al terrorismo. Evidentemente una volta che queste situazioni saranno risolte si apriranno molteplici prospettive per l'integrazione del personale militare di Hezbollah nell'Esercito, o direttamente oppure come forza di Riserva. Ma non é la sola opzione: una cosa é sicura, c'é un vasto ventaglio di soluzioni possibili.
Se lei venisse eletto alla Presidenza, in quale ambito indirizzerebbe i suoi primi atti ufficiali?
Il Libano ha un serio bisogno di riforme in molti ambiti: economico e sociale in primo luogo...bisogna affrontare questi dossieri iniziando con una profonda modernizzazione delle istituzioni.
Lei pensa anche di affrontare i problemi derivanti dal confessionalismo?
Bisogna educare le giovani generazioni al fine di moderare le tendenze settarie, claniche e confessionali. La nazione deve essere Una e Indivisibile e deve essere percepita come un Bene Comune; bisogna profondere un immenso lavoro per trasformare questi enunciati in una realtà viva e sentita da tutti e per mettere da parte le vecchie tentazioni. Non lo si può fare dall'oggi al domani, ma ci riusciremo.
Nessun commento:
Posta un commento