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giovedì 4 luglio 2013

Sotto accusa per stupro il capo dello staffi di Benji Netanyahu costretto a imbarazzanti dimissioni!

La natura profondamente corrotta e criminale del regime ebraico di Tel Aviv si nota nella scarsa qualità degli uomini che esso riesce a mettere in posizioni di potere: uno sguardo all'annuario dei politici e dei generali sionisti é una specie di 'viaggio allucinante' in un carosello lombrosiano di 'freak' notevoli per la frequenza e il calibro delle loro mancanze morali degne del casellario giudiziario: appropriazione indebita, ricatto, corruzione, malversazione di fondi e risorse pubbliche, lenocinio, abusi e miscondotta sessuale, sembra non esserci fine alla capacità criminogena del politico sionista, degno rappresentante di un sistema basato sul razzismo, l'aggressione, la rapina e l'omicidio.

Ulteriore materiale per tale 'galleria degli orrori' viene fornito in questi giorni da Gil Scheffer, capo dello staff del Premier sionista Benji Netanyahi, nominato in fretta e furia a marzo per sostituire Nathan Eschel, sotto processo per molestie sessuali sul posto di lavoro e costretto adesso alle dimissioni per la ben più grave accusa di stupro.

Il crimine si sarebbe consumato ai tempi in cui Scheffer era Vice-capufficio in una branca del Ministero della 'Giustizia' (ah! l'ironia del Fato!!); attraverso minacce e ricatti al reo sarebbe stato possibile finora ritardare l'emersione della verità che tuttavia ha solo potuto rallentare e non evitare del tutto, tanto che essa é tornata a colpirlo come la Nemesi greca proprio nel 'punto culminante' della sua carriera di leccapiedi.

martedì 11 settembre 2012

Mandato di cattura per il latitante Ahmad Shafiq: l'Egitto chiederà l'estradizione agli Emirati Arabi?

L'ex-candidato presidenziale dei Generali filo-americani e filo-sionisti, Ahmad Shafiq, fuggito negli Emirati Arabi subito dopo la sua sconfitta elettorale per mano di Mohammed Mursi del Partito di Libertà e Giustizia, dopo essere stato inserito in un elenco di fermandi nel caso che si fosse ripresentato entro i confini nazionali egiziani ha visto il proprio nome comparire su un mandato di cattura, spiccato nei suoi confronti per le numerose malversazioni di patrimonio pubblico e gli episodi di corruzione che lo videro protagonista nel corso della sua 'carriera' sotto l'ex-autocrate Hosni Mubarak.

Se prima era necessario che Shafiq tornasse in Egitto perché la Magistratura prendesse provvedimenti nei suoi confronti adesso il Cairo potrebbe arrivare a chiedere alle autorità degli UAE anche la sua estradizione visto il numero e la pognanza degli addebiti nei suoi confronti.

Tuttavia é molto probabile che, pur richiesta, la traduzione in Egitto dell'ex-candidato presidenziale non verrà concessa visto quanto intensamente gli emirati petroliferi del Golfo avevano preso parte alla campagna elettorale di Shafiq, visto come un argine attorno a cui ricompattare i resti del regime Mubarakista, alleato di Arabia Saudita, Qatar e altri sceicchi conservatori.
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venerdì 31 agosto 2012

Ahmed Shafiq inserito in una lista speciale del Ministero degli Interni egiziano: se tornerà in patria verrà arrestato!

 L'ex Premier dell'Era Mubarak nonché candidato presidenziale sconfitto Ahmad Shafiq é stato recentemente inserito in una lista del Ministero Egiziano che prevede il suo fermo immediato qualora si presenti ai confini del paese per entrarvi. Il provvedimento é stato preso a seguito delle indagini lanciate sul suo conto riguardo l'assegnazione irregolare di 40mila metri quadrati di demanio a un progetto speculativo voluto dai fratelli Alaa e Gamal Mubarak, rampolli dell'ex Autocrate del Cairo.

"La procura investigativa ha deciso di mettere l'ex-Generale Ahmed Shafiq nella lista dei fermandi a seguito delle sempre più incriminanti certezze sul suo ruolo nella malversazione del patrimonio pubblico", ha dichiarato l'ufficiale giudiziario Usama al-Saediy. Le accuse risalgono al periodo (ben otto anni) da lui speso come Ministro dell'Aviazione. Subito dopo la sua sconfitta elettorale Shafiq, annusando l'aria pesante, ha rapidamente abbandonato l'Egitto trasferendosi negli Emirati Arabi Uniti, sotto la protezione dei corrotti oligarchi petroliferi che ne avevano finanziato la campagna elettorale.

La cosa ironica é che, nella lista dei passeggeri da fermare, per una lentezza burocratica, figura ancora Mohammed Mursi, suo vincitore nella disfida presidenziale, attualmente proprio in viaggio diplomatico in Iran per il vertice dei Paesi Non-allineati di Teheran.
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venerdì 3 agosto 2012

Aperta al Cairo un'inchiesta sulla morte negli Usa di Omar Suleiman: l'ipotesi é omicidio!

Il Procuratore Generale del Cairo ha richiesto l'apertura di una indagine ufficiale sui dettagli e le dinamiche della morte dell'ex 'Zar' dei Servizi segreti di Mubarak, nonché ultimo Primo Ministro nominato dal dittatore ed ex-candidato alla poltrona presidenziale, spirato poche settimane fa negli Usa all'età di 76 anni nel corso di un ricovero per "controlli medici di routine". La morte di Suleiman, che nonostante l'età avanzata non soffriva di malattie croniche e le cui condizioni generali di salute erano ritenute più che buone, é stata definita "assassinio" dal Procuratore Abdul Majid Mahmoud che ha istruito l'apertura della pratica su richiesta del Segretario del partito Ahrar al-Thawra, Mohammed Farid Zakariah.
Al momento della sua morte parecchi commentatori politici egiziani protestarono un coinvolgimento della CIA e della Casa Bianca nella morte di Suleiman che conosceva molti retroscena imbarazzati dei trent'anni di regime filo-americano e filo-israeliano al Cairo; secondo quanto riportato dalle colonne del quotidiano cairota Al-Youm Al-Sabi questa sarebbe anche la pista principale delle indagini; nella sua richiesta di indagini Mohammed Zakariah avrebbe indicato nell'ambasciatrice Usa in Egitto Anne Patterson e nel Direttore della CIA David Petraeus le 'figure chiave' del presunto complotto omicida.

Suleiman era universalmente considerato il maggiore responsabile della morte di centinaia di manifestanti nel corso delle proteste che portarono alla deposizione di Mubarak tra gennaio e febbraio 2011, nonché la figura centrale nell'iniquo e impopolare 'accordo' per la cessione al regime ebraico di enormi quantità di metano egiziano a prezzi incredibilmente al di sotto di quelli di mercato.
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martedì 26 giugno 2012

I Curdi, eterni traditori, hanno trasformato la loro 'provincia autonoma' in una dependance del Mossad!

Un rapporto pubblicato dal Consiglio di Sicurezza Nazionale della Repubblica Islamica, guidato dal Ministro dell'Intelligence Heydar Moslehi ha rivelato come, sotto la cortina della cosiddetta "autonomia" concessa loro dagli invasori yankee per il loro ruolo di sostegno nel permettere lo scempio della loro stessa patria i curdi irakeni avrebbero approntato una vera e propria "riserva di caccia" per agenti e operativi sionisti, da cui i killer e i trafficanti del Mossad possono ordire le loro trame contro l'Irak, il Caucaso e l'Iran in tutta tranquillità.
Questo fatto, che conferma come non vi sia limite alla capacità dei Curdi di vendersi e tradire, permette di capire come siano stati organizzati, anche di recente, gli attentati omicidi contro gli scienziati e i tecnici iraniani coinvolti nel pacifico programma nucleare di Teheran, in particolare quelli del 2010 e del 2012, i cui autori materiali, però sono stati efficientemente scoperti ed arrestati dalle forze di sicurezza iraniane. Secondo quanto riportato dal sito "Fardanews.com" i sionisti avrebbero a disposizione "persino una base con strutture militari" in territorio 'autonomo' curdo.
"Grazie alla cooperazione di cani e traditori il regime ebraico che occupa la Palestina ha a disposizione suolo confinante con la nostra sacra repubblica e lo usa per preparare sempre nuove minacce e attacchi sempre più malvagi contro il nostro popolo e le sue istituzioni rivoluzionarie", ha denunciato Heydar Moslehi, accudando Massoud e Mansour Barzani, leader curdi (nonché rispettivamente padre e figlio) di "ricevere regolarmente visite da emissari di Tel Aviv, appartenenti al Mossae e alle forze armate sioniste".
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martedì 5 giugno 2012

La Russia protegge la Siria e il suo Governo da una prematura e politicamente motivata 'risoluzione' ONU!

Nonostante tutte le prove portate a smentita della rozza e interessata lettura del recente, tragico massacro di Houla, dove molti civili siriani appartenenti a sette diverse (sciiti, sunniti, alawiti) sono stati uccisi dai terroristi wahabi al soldo di Sauditi, Turchi e Qatarioti nel tentativo di innescare una guerra civile settaria, gli Stati Uniti guidati da Barack Obama e da Madama Clinton non demordono e puntano a una risoluzione ONU che 'condanni' Assad per il crimine compiuto dai loro alleati.
A questo grave torto si oppone con tutte le forze la Russia che, indicando giustamente come emettere una risoluzione di condanna mentre l'inchiesta degli osservatori ONU é ancora in pieno svolgimento vorrebbe solo e soltanto lasciarsi andare a pregiudizi di parte ignorando l'effettivo svolgimento degli eventi, minacciando di mettere il veto a qualunque documento che Washington e i suoi vassalli volessero far passare per sostenere a qualunque livello la legittimità di interventi per il cambio forzato di regime in Siria, dove ricordiamo che la popolazione é stretta nella sua totalità attorno al Presidente Assad e al suo piano di riforme e democratizzazione della società, già sancito dal referendum costituzionale di febbraio e dalle elezioni politiche di maggio.
In una videointervista che includiamo qui sopra il giornalista Neil Clark, del britannico 'Guardian' mette in guardia come il comportamento delle potenze occidentali stia in tutto e per tutto mimando quello tenuto negli anni '90 riguardo alla Jugoslavia, dove il sostegno a milizie armate fece da preludio all'intervento militare diretto. Clark in parte é in errore, giacché in Jugoslavia esisteva un effettivo stato di ribellione verso un Governo centrale, mentre in Siria gli unici a essere in armi sono terroristi di professione infiltrati dall'estero, mentre tutti i Siriani, tranne pochi fanatici, sono fedeli ad Assad, ma tuttavia il suo monito é altrimenti preciso, specie quando indica che la pertinace volontà americana di forzare un cambio di regime a Damasco si configura come un 'passo di avvicinamento' a un futuro attacco contro l'Iran.
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lunedì 2 aprile 2012

L'Ex-vicepresidente irakeno, l'imprenditore dell'omicidio Tareq al-Hashemi fugge in Qatar!


Inseguito dalle richieste di comparizione di fronte al tribunale di Bagdad che ha spiccato i mandati di cattura verso di lui in seguito alle confessioni delle sue ex-guardie del corpo che lui stesso aveva trasformato in una efficientissima "anonima omicidi" per eliminare rivali politici e ufficiali governativi che si fossero (ahiloro) avvicinati troppo a scoprire la verità sulle sue 'attività coperte' l'Ex-vicepresidente irakeno Tareq al-Hashemi é fuggito dal Nord del paese, dove si era "ritirato" presso le province semi-autonome curde, diretto verso il Qatar, grande protettore della sedizione sunnita che cerca disperatamente (per fortuna finora senza alcun successo) di rallentare il consolidamento dell'Asse della Resistenza che, con il ritiro definitivo degli invasori americani dalla Mesopotamia, corre ora indisturbato dai confini dell'Afghanistan fino alle spiagge libanesi attraverso Teheran, Bagdad, Damasco e Beirut.

Probabilmente a Doha, di fronte ai principi Qatarioti e ai loro 'controllori' della CIA e del Dipartimento di Stato Al-Hashemi dovrà dare un bel po' di spiegazioni prima che gli venga concesso l'esilio più o meno dorato che si dà ai pupazzi dell'imperialismo a stelle e strisce che hanno fallito nella missione; il fatto che l'ex 'pezzo da novanta' della coalizione Al-Iraqiya sia scappato verso il Qatar anziché verso l'Arabia Saudita di Casa Saoud dà da riflettere sui cambi di "peso specifico" nel campo dei sostenitori dell'egemonia americana nella regioen e anche sul fatto che, con l'Est sciita ormai in rivolta quasi aperta contro Riyadh, il reame di Casa Saoud non sia più considerato un porto troppo sicuro ove gettare le ancore.

Già il quattro marzo scorso un rapporto del Ministero dell'Interno di Bagdad dava per "molto probabile" un tentativo di fuga di Al-Hashemi dal Kurdistan semi-autonomo verso una località dove gli fosse più facile sfuggire ai mandati di cattura e di comparizione che lo reclamano nella capitale irakena a rispondere delle accuse elevategli contro. E' significativo che le prime accuse contro Hashemi si siano levate praticamente all'indomani della partenza degli ultimi contingenti americani da Bagdad, segno che le indagini contro di lui erano già arrivate a risultati decisivi e si aspettava solo il momento in cui le truppe di Obama avessero definitivamente tolto il disturbo per poter intervenire in merito.
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martedì 7 febbraio 2012

Sono stati i curdi a consegnare la bomba "Made in Usa" utilizzata dal Mossad per uccidere lo scienziato iraniano Roshan!


Prove ed evidenze sempre più inconfutabili emergono mano a mano che, lavorando indefessamente, gli investigatori di Teheran svelano i meccanismi e gli incastri del complotto che alcune settimane fa ha portato all'uccisione di Mostafa Ahmadi Roshan, ingegnere chimico e addetto all'amministrazione del complesso nucleare di Natanz con delega speciale al marketing.

Gli inquirenti hanno ricostruito il tragitto dell'ordigno esplosivo che ha causato la morte di Roshan dopo essergli stato applicato alla portiera dell'auto e di un secondo identico congegno, contrabbandato all'interno del paese come 'assicurazione' nel caso che il primo facesse cilecca, venisse scoperto o risultasse danneggiato nel trasporto. Le bombe erano "Made in Usa" e sono state portate attraverso il confine con l'Irak grazie all'aiuto di terroristi curdi che le hanno consegnate a militanti dell'MKO che lavoravano come 'fattorini' degli agenti del Mossad responsabili dell'attentato.

L'intero 'girone' delle forze sioniste e imperialiste attive nella regione é stato coinvolto nella congiura: americani, sionisti, MKO e, eterni servi e leccapiedi, anche i curdi. La seconda bomba, abbandonata dopo l'attentato mortale, é stata rinvenuta innescata ma inesplosa dagli investigatori nei dintorni di Piazza Resalat a Teheran, attraverso cui il motociclo su cui viaggiavano gli attentatori ha evidentemente fatto perdere le proprie tracce nei momenti concitati successivi all'esplosione.
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venerdì 20 gennaio 2012

Dopo l'imprenditore dell'omicidio Al-Hashemi un altro esponente di Al-Irakiya arrestato per terrorismo!


Forze di sicurezza del Governo di Bagdad hanno arrestato Riyadh al-Adad (sopra), esponente del Blocco Irakiya e compagno di partito dell'Ex-vicepresidente Tarek al-Hashemi (sotto), con l'accusa di avere a più riprese stornato fondi a favore di terroristi sunniti. Adad era Vicesegretario del Consiglio provinciale di Bagdad ed é stato raggiunto e fermato dagli uomini delle forze dell'ordine nella giornata di ieri, giovedì 19 gennaio.

"Per confermare i nostri sospetti sono state fondamentali le rivelazioni di terroristi sunniti bloccati dopo i recenti attacchi esplosivi; le loro dichiarazioni ci hanno dato i pezzi del mosaico che ancora ci mancavano e sulla loro base abbiamo richiesto il mandato di cattura". A nulla sono servite le proteste e le accuse della 'Lista del Rinnovo' (già Partito islamico irakeno) secondo cui le doverose azioni giudiziarie contro Hashemi e Adad avrebbero 'motivazioni e finalità politiche'.

Con la coalizione Al-Irakiya letteralmente scompaginata dalla rivelazione di quanto profondo fosse il legame dei suoi dirigenti con elementi terroristi sunniti sembra che una ripetizione della sua performance elettorale di due anni fa (quando riuscì a battere gli sciiti di Nouri al-Maliki -sopra- di due seggi) sia ormai impossibile e che nelle prossime elezioni politiche, ormai incombenti, nessun raggruppamento, per quanto esteso e raccogliticcio, possa sbarrare la strada ai partiti sciiti e impedire loro di prendere saldamente e una volta per tutte le redini del potere in Irak.
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sabato 14 gennaio 2012

"Povero squalo!" le autorità giudiziarie giordane sequestrano i beni di Mohamed Dahlan, il corrotto aiutante del Mossad!


Fonti giornalistiche giordane riportano che l'autorità giudiziaria del reame ascemita avrebbe ordinato negli scorsi giorni il congelamento e la confisca di tutti gli assetti mobili e immobili riconducibili a Mohammed Dahlan, ex-capo della sicurezza di Fatah, ex-'boss' di Gaza (prima del fallimento del Colpo di Stato con cui la fazione di Abbas ha tentato di rovesciare il Governo di Hamas), uomo di fiducia di Israele, facilitatore di assassini del Mossad e contrabbandiere (insieme ai suoi soci curdi) di armi israeliane inviate in aiuto a Gheddafi.

Il quotidiano Al-Rai ha citato una fonte anonima all'interno della Banca Centrale giordana secondo la quale l'Ufficio del Procuratore Generale di Amman, Mohammed Sourani avrebbe inviato una lettera ufficiale alla direzione dell'istituto di credito "raccomandando" di bloccare ogni proprietà di Dahlan, di suo fratello e "di una terza persona collegata ai primi due".

La fonte avrebbe spiegato che la decisione di bloccare le proprietà di Dahlan e soci sarebbe stata presa nell'ambito del processo istruito contro di lui dall'Anp. Lo scorso giugno Fatah lo ha espulso dai suoi ranghi e l'Anp lo ha messo sotto accusa per omicidio e "attività contrarie alla sicurezza nazionale". Ovviamente tutti sapevano in che genere di attività era coinvolto Dahlan ma il vero motivo per la sua caduta in disgrazia é da individuarsi (come in tempi non sospetti avevamo indicato su queste pagine) nel suo maldestro e sfortunatissimo tentativo di "chiedere la testa" di Mahmud Abbas tra dicembre 2010 e gennaio 2011, con il sostegno di Mubarak e dei suoi servizi segreti. Caduto "il faraone" in seguito alla rivolta di Piazza Tahrir a Dahlan non sono rimasti padrini o sponsor che potessero salvarlo dalla vendetta di Abbas.
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giovedì 12 gennaio 2012

Lo 'scandalo degli omicidi' sull'Ex-VP Hashemi sta distruggendo il partito di Allawi, collaboratore con gli invasori americani!



Il 'Movimento Nazionale Irakeno', altresì conosciuto come la 'Lista Al-Iraqiya', coalizione politica formata dalla confluenza della 'Lista del Rinnovo' dell'Ex-Vicepresidente (e restauratore della nobile arte mediorientale dell'assassinio, tramandataci fin dai tempi di Hasan i-Sabah) Tarek Hashemi, dalla 'Lista Nazionale Irakena' dell'Ex-premier e storico collaborazionista con gli Americani Iyad Allawi, e il 'Fronte Nazionale del Dialogo' di Saleh al-Mutlaq, sarebbe ormai sul punto di disintegrarsi, proprio alla vigilia delle prossime elezioni parlamentari, che vedrebbero quindi le sue varie componenti presentarsi alle urne in ordine sparso (una sicura ricetta per il disastro).

Alcuni commentatori particolarmente cinici osservano che una coalizione tra forze politiche diversissime tenuta insieme solo nalla stringente necessità di opporsi al potente cartello delle liste sciite guidate dall'attuale Primo Ministro Nouri al-Maliki non poteva certo andare lontano: infatti la genesi dello sgangherato 'Movimento Nazionale' sta solo e soltanto nella volontà delle sue tre componenti di contrastare la pronosticata massiccia affermazione alle urne della "Coalizione dello Stato di Diritto" che riuniva partiti laici e secolari e liste religiose riconducibili alla maggioritaria comunità sciita irakena.

Il giochino riuscì, ma a stento, (con un misero scarto di due seggi), costringendo quindi lo sciita Maliki a venire a patti con la chimerica coalizione avversaria per dare vita a un Governo di Unità Nazionale che godesse di una schiacciante maggioranza parlamentare (180 deputati su 325), ma le cose si mostrarono da subito difficili per la triforme alleanza del 'Movimento Nazionale' che, a spizzichi e bocconi é arrivata a perdere 42 deputati sui 91 che ha portato in Parlamento. Il colpo di grazia, infine, sembra lo stia dando lo scandalo della "Anonima Omicidi" organizzata dall'Ex-vicepresidente Al-Hashemi, che aveva trasformato in killer prezzolati (3000 dollari a 'colpo', era la tariffa) il proprio distaccamento di guardie del corpo, utilizzandolo per uccidere esponenti politici rivali e ufficiali delle forze armate che rischiavano di scoprire troppo sul suo conto.

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martedì 10 gennaio 2012

"Soluzione Saudita" per l'Ex-vicepresidente irakeno? A Riyadh pensano di assassinare l'assassino per chiudergli la bocca!

E' appena arrivata la "prova del nove" che conferma come la corrotta monarchia petrolifera saudita, scossa fin nel profondo dalla ribellione delle province sciite (le più ricche di petrolio) ha avuto come si suol dire 'le mani in pasta' nella conduzione dell'Anonima Omicidi che faceva capo a Tarik al-Hashemi, Ex-vicepresidente irakeno attualmente incriminato per gli assassinii commissionati alle sue stesse guardie del corpo durante il periodo dell'apice del suo potere.

Il Principe ereditario saudita Sultan ben Abdul-Aziz avrebbe incaricato il suo parente Principe Muqrin bin Abdul-Aziz, capo dei Servizi segreti sauditi di assassinare Al-Hashemi per paura che, di fronte a un tribunale, egli "vuoti il sacco" raccontando degli inconfessabili legami tra la corte di Riyadh e il governo irakeno del periodo dell'occupazione americana; legami che, ovviamente, coinvolgevano e compromettevano politici come Talabani, Hashemi e tanti altri ancora.

L'Arabia Saudita ha sempre cercato di "infilare un piede nell'Irak post-Saddam", tramite i suoi contatti con alcuni ex-ufficiali di Saddam (che furono i Sauditi, insieme ai Kuwaitiani a sostenere per conto degli Usa e dell'Occidente al tempo della Guerra contro l'Iran), e soprattutto attraverso i fondamentalisti wahabiti, direttamente finanziati e addestrati dalle moschee oltranziste vicine al corrotto sovrano della Casa di Saoud.
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giovedì 5 gennaio 2012

Nomen omen: l'ex vicepresidente irakeno, l'imprenditore dell'assassinio Tarik Hashemi andrà in esilio nel...regno ascemita!


Ha richiesto 'asilo politico' in Giordania l'ormai ex-Vicepresidente irakeno Tarik al-Hashemi (foto) altresì noto come "l'imprenditore dell'assassinio" che aveva trasformato il suo distaccamento di guardie del corpo in una vera e propria 'killer elite', commissionando ad essa l'eliminazione di ufficiali delle forze armate e della polizia, nonché di rappresentanti ministeriali a lui ostili.

Ai nostri lettori più attenti non sarà sfuggita l'ironia, sottolineata anche nel titolo, della consonanza tra il cognome di Al-Hashemi e la sua richiesta di asilo nel regno 'Ascemita' di Giordania, probabilmente l'Ex-vp conta in quel paese parenti o consanguinei in grado di accoglierlo e sostenerlo; comunque il Governo di Sua Maestà Abdallah II, guidato dal giurista internazionale Awn Khasawneh(foto), non si é ancora pronunciato sulla richiesta, specificando che ne sta "attentamente vagliando" presupposti e motivazioni.

Certo, l'idea che un committente di assassini politici trovi ospitalità in un paese guidato da un esperto di "Diritto internazionale" ha un po' del paradossale e siamo certi che nella 'attenta analisi' di Khasawneh e colleghi peseranno non poco le considerazioni riguardo possibili contraccolpi alla popolarità interna derivate da un'eventuale assenso alla richiesta di Al-Hashemi. Se tale assenso non fosse concesso bisognerà vedere come i curdi di Barzani e Talabani (presso cui si é rifugiato temporaneamente Hashemi) risponderanno all'ingiunzione del Premier Nour al-Maliki di consegnare "immediatamente" l'Ex-vicepresidente alle autorità giudiziarie di Bagdad, da cui é stato spiccato il mandato di cattura nei suoi confronti.
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lunedì 2 gennaio 2012

Il Vicepresidente irakeno sfugge il giudizio per i suoi crimini, preferisce starsene rintanato tra i Curdi!


Tarik al-Hashemi, già Vicepresidente dell'Irak che, all'apice del suo potere, ha usato il dettaglio del suo apparato di sicurezza per organizzare una vera e propria "anonima omicidi" trasformando, con blandizie e ricatti le sue guardie del corpo in 'bounty killer' da usare contro avversari e concorrenti politici, non tornerà a Bagdad per rispondere delle accuse mossegli (come pure, all'indomani dell'incriminazione, aveva pur promesso di fare), ma rimarrà nascosto nella parte curda del paese, protetto dal regime di semi-autonomia a suo tempo garantito ai banditi e ai terroristi del Nord dagli invasori americani.

Intanto, come confermato dal Supremo Consiglio di Giustizia, una richiesta per la pronta confisca di tutti gli assetti e tutte le proprietà di Hashemi é stata consegnata al Ministero delle Finanze. La richiesta di Hashemi di essere sottoposto a processo nella regione curda é stata totalmente scartata e silutata dal portavoce del Comando operazioni di Bagdad, Maggior Generale Qassim Atta, che ha dichiarato: "La capitale dell'Irak é Bagdad e il Signor Hashemi se vuole sottoporsi al giudizio dei suoi pari dovrà venire a Bagdad, dove sono state depositate le prove contro di lui e i suoi complici e da dove é partito il mandato di cattura contro di lui".

Le ex-guardie del corpo di Hashemi hanno già confessato di avere assassinato, tra gli altri, alcuni Generali dell'Esercito e altri ufficiali superiori, commissari e ufficiali di polizia, un ufficiale del Ministero della Salute e uno del Ministero degli Esteri, ricevendo compensi di circa 3000 dollari Usa per ogni "colpo" messo a segno. Dopo avere ricevuto notifica del mandato di cattura nei suoi confronti Hashemi aveva cercato di intorbidare le acque parlando di un presunto "complotto iraniano" contro di lui.
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martedì 20 dicembre 2011

Le truppe Usa terminano il ritiro e subito scatta mandato di cattura per il Vicepresidente irakeno: "Ha ordinato molteplici omicidi!"


Le autorità giudiziarie irakene non hanno atteso tempo e, terminato da poco il ritiro completo e definitivo delle truppe di occupazione americane, hanno spiccato mandati di cattura per il Vicepresidente Tarek al-Hashemi per avere orindato l'assassinio di diversi ufficiali governativi e generali a lui avversi negli ultimi anni. Gli omicidi furono portati a termine da alcune sue guardie del corpo e responsabili della sicurezza, pagati tremila dollari a morte e minacciati di rappresaglie contro parenti e familiari se si fossero rifiutati di portare a termine le macabre consegne.

La decisione del mandato d'arresto é stata emessa da una speciale commissione di cinque membri che ha indagato a lungo le accuse fino a raccogliere prove schiaccianti contro la seconda carica del Governo tuttora in carica. Sono tredici i sicari arrestati la settimana scorsa tra lo staff vicepresidenziale, le cui conferme e confessioni sono state essenziali per chiarire gli ultimi punti oscuri della 'Anonima Omicidi' agli ordini di Hashemi.

Al momento di vedersi arrivare il mandato d'arresto Tarek Hashemi si trovava ad Irbil, nella parte curda del paese, dove doveva incontrare il Presidente Talabani; resta da vedere se anche esponenti del partito curdo o addirittura uomini dello staff presidenziale siano coinvolti in questo scandalo. Anche il collaboratore di Hashemi e suo compagno di partito Saleh al-Mutlak sarebbe indagato per favoreggiamento e complicità nell'ambito della stessa inchiesta. Hashemi e Mutlak fanno parte del Partito Iraqiya, che recentemente aveva deciso di ritirarsi dal Parlamento e dal Governo nel tentativo di bloccare le inchieste contro i suoi dirigenti.
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martedì 24 maggio 2011

Human Rights Watch: "Serve un'inchiesta internazionale sui massacri del 15 maggio!"


L'organizzazione non governativa 'Human Rights Watch' ha raccomandato, in un recente comunicato stampa, l'apertura di una pronta, approfondita e indipendente indagine internazionale sulla strage di manifestanti disarmati compiuta dalle truppe sioniste due settimane fa ai confini libanese, siriano e nella West Bank occupata. Almeno quattordici persone (e probabilmente molte di più) morirono il 15 maggio scorso durante la cosiddetta "Giornata della Nakba".

Secondo un copione purtroppo già visto molte volte le truppe israeliane, perso il controllo della situazione, non trovarono di meglio che utilizzare forza letale contro folle di manifestanti pacifici che reclamavano il rispetto del loro "Diritto al Ritorno", sancito dalla giurisprudenza internazionale. La Direttrice per il Medio Oriente di HRW, Sarah Leah Whitson (sopra), ha dichiarato che le azioni israeliane del 15 maggio "Mostrano un totale disinteresse per le vite dei manifestanti e si configurano come criminalmente sanzionabili".

Human Rights Watch aggiunge che, siccome le 'inchieste' interne israeliane sono totalmente inaffidabili, dovrebbe essere l'ONU a nominare un pannello inquirente, nonché a costringere Israele a collaborare, assicurandosi che gli investigatori internazionali abbiano accesso a tutti i documenti e i testimoni necessari a portare a termine la loro inchiesta.
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venerdì 6 maggio 2011

L'Egitto é sempre più 'De-Mubarakizzato'! Condannato a 12 anni di reclusione l'ex-Ministro degli Interni!!


Come cadono i "colossi" del recente passato! E' ancora fresca la notizia del trasferimento dell'ex 'Faraone' del Cairo dalla residenza protetta di Sharm a una ben meno comoda detenzione in ospedale carcerario che ci raggiunge l'agenzia secondo la quale il già Ministro dell'Interno di Mubarak, Habib al-Adly sarebbe stato condannato a dodici anni di carcere per accuse di corruzione e interesse in atti pubblici.

Le tribolazioni giudiziarie non sono però finite per l'ex responsabile degli Interni, visto che il suo nome compare in numerosissimi faldoni d'inchiesta riguardo la persecuzione politica degli oppositori e il fallito tentativo di repressione violenta del dissenso durante le manifestazioni di inizio 2011 che portarono in ultimo alla deposizione del regime.

Questa é la prima sentenza definitiva a colpire un "boiardo" della corte di Mubarak, lo stesso Hosni é indagato per istanze plurime di corruzione e per molti degli stessi addebiti elevati contro Al-Adly (che eseguiva puntualmente gli ordini del 'Presidente'), mentre i figli di Mubarak, Alaa e Gamal, figurano in dozzine di procedimenti per corruzione e interesse privato in atti pubblici.

Il movimento politico Mubarakista, Il Partito Nazionale Democratico, é stato sciolto in aprile e tutte le proprietà di questo e della famiglia Mubarak sono state congelate. L'opinione pubblica egiziana vuole vedere Mubarak e soci sul banco degli accusati per le morti causate dal tentativo di repressione, che stime della Commissione indagativa istituita dalla Giunta di transizione indicano in 846 (più 6400 feriti).

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venerdì 29 aprile 2011

Mohammed Dahlan suda freddo! Due suoi fedelissimi scappano in Belgio inseguiti dai mandati di cattura dell'Anp? Adesso toccherà a lui??


Rashid abu Shabak e Sami abu Sahadana, già figure chiave nelle forze di sicurezza di Fatah controllate fino dallo "squalo" Mohammed Dahlan, le cui fortune sono precipitate in seguito all'ignominiosa sconfitta patita per mano degli uomini di Hamas durante il fallito Colpo di Stato del 2007 e al maldestro e altrettanto iellato tentativo di proporsi come potenziale rivale di Abu Mazen grazie all'aiuto del tramontante regime di Mubarak tra la fine del 2010 e il principio del 2011, si troverebbero atturalmente in Belgio, dove, inseguiti da mandati di cattura per malversazioni assortite, avrebbero sporto richiesta di "asilo politico".
Abu Shabak ritratto a fianco di Mahmud Abbas
L'Autorità nazionale palestinese (vale a dire i loro ex-sodali di Fatah) li avrebbe formalmente accusati di essere al centro di "un enorme e profondo 'racket' di corruzione".

Fonti locali hanno rivelato all'agenzia stampa palestinese "Palestine Information Center" che Abu Samhadana sarebbe arrivato in Belgio diversi giorni addietro, mentre Abu Shabak sarebbe sbarcato allo scalo internazionale di Bruxelles soltanto lunedì, rimanendovi virtualmente confinato dopo avere sporto richiesta ufficiale di asilo politico.

Sembra che, nel corso delle indagini, gli inquirenti dell'Anp avrebbero sporto nei confronti di Shabak istanza di restituzione per sette milioni di dollari usa di fondi fraudolentemente sottratti ma che, dopo aver restituito appena 150mila dollari, questi sia riuscito a darsi alla macchia per poi riemergere in Belgio.

Se l'azione inquirente nei confronti dei più corrotti dirigenti di Fatah (che guardacaso erano anche i più servili e sottomessi 'ascari' di Israele, come testimonia la connection con Dahlan, che si faceva forte, al tempo della rivalità con Abbas, proprio del maggior "gradimento" che riscuoteva a Tel Aviv) potrebbe essere un buon segno premonitore per il prosieguo delle attività di riavvicinamento e pacificazione tra il Movimento di Resistenza musulmano Hamas e la Fazione che controlla la Cisgiordania tramite il 'governo' di Ramallah.

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domenica 24 aprile 2011

L'Egitto annullerà i contratti metaniferi con Israele appena saranno provate le malversazioni di Mubarak e famiglia!


Un Alto Magistrato egiziano ha dichiarato che "con ogni probabilità" l'interrogatorio dell'ex-Presidente Hosni Mubarak, sorvegliato a vista in una residenza protetta dal giorno della sua deposizione, riaprirà il caso degli accordi con Israele per la vendita di gas metano attraverso il Sinai.

Il giudice ha riportato ai cronisti dell'agenzia di stampa della Striscia di Gaza che, un volta che vengano provate oltre ogni ragionevole dubbio le malversazioni della famiglia Mubarak e dei suoi protetti in merito alla gestione delle risorse naturali del paese, con conseguenti gravi danni per il bilancio statale, l'intero accordo verrà dichiarato nullo e invalido, in quanto stipulato per interesse personale e di parte e contrario al bene del paese.

La corruzione dei due rampolli della famiglia Mubarak, i fratelli Alaa e Gamal, di cui esistono già ampie prove, sarebbe stata strumentale per la stipula di un patto truffaldino che aveva come unico beneficiario Israele, che sarebbe riuscito attraverso tale accordo a garantirsi il 40 per cento del suo fabbisogno di gas a una cifra ridicola, rispetto alla quale anche il 'sovrappiù' costituito dai fondi per la mega-tangente sarebbe stato più che ragionevole, visti gli enormi margini di guadagno a medio e lungo termine.

Il Procuratore della Repubblica Abdulmajeed Mahmoud ha deciso avantieri di estendere la detenzione cautelare di Hosni Mubarak di altri 15 giorni, per "supplementi di indagine" in merito a questa e a numerose altre linee di inchiesta.

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lunedì 14 marzo 2011

Statistica commissionata da Al-Jazeera rivela: i cittadini europei sono sempre più critici nei confronti di Israele!


Il 'Centro studi Al-Jazeera', in cooperazione con l'associazione 'Middle East Monitor - Memo' e il 'Centro ricerche musulmano in Europa' (EMRC) hanno portato avanti uno studio congiunto nelle settimane tra gennaio e febbraio 2011 per valutare le modifiche e variazioni delle percezioni di Israele e dei Palestinesi nell'opinione pubblica europea; questo tema era stato affrontato per l'ultima volta nel 2003, quando i risultati scioccarono molti rappresentanti delle lobby filosioniste "a sei punte" rivelando che una consistente parte degli intervistati considerava Israele 'una minaccia alla pace'.

A quasi un decennio di distanza si può ben dire, guardando i risultati, che la generale ostilità dell'opinione pubblica europea verso lo Stato ebraico e le sue politiche aggressive, segregatorie e razziste non ha fatto altro che approfondirsi e definirsi, a dispetto di tutti i tentativi di "Hasbara" filo-sionista e nonostante i milioni di dollari sperperati per foraggiare blog, siti e 'gruppi di opinione' filo-israeliani.

Riassumento alcuni risultati della ricerca (scaricabile e consultabile nella sua completezza QUI e QUI), possiamo anticipare che:

  • - Il 13 per cento degli oltre 7000 intervistati ritiene Israele "Il più grande pericolo odierno per la pace mondiale".
  • - Il 34 per cento dagli interrogati ritiene che Israele non sia una vera democrazia.
  • - Il 39 per cento ha dichiarato che considera la persecuzione israeliana dei Palestinesi come un fattore primario del clima di tensione fra occidente e mondo arabo.
  • - Il 40 per cento degli intervistati pensa che l'esistenza della colonie ebraiche illegali sia il più grande ostacolo alla stipula di un solido trattato di pace e coesistenza tra ebrei e palestinesi.
  • - Il 41 per cento degli intervistati pensa invece che il regime di segregazione e Apartheid sionista sia da indicare come causa primaria del collasso del 'processo di pace'.
  • . Il 45 per cento dei soggetti interrogati ha dichiarato che Hamas dovrebbe essere 'parte integrante' del processo di pace.
  • - Il 48 per cento degli intervistati ritene che Israele sfrutti per propri fini politici ed economici le passate persecuzioni patite dagli ebrei europei.
  • - Esattamente la metà degli interrogati ritiene che criticare le politiche dello Stato ebraico non equivalga ad esprimere odio pregiudiziale contro gli Ebrei e il giudaismo.
  • - Il 53 per cento dei soggetti ha definito "illegale" il blocco economico delle frontiere di Gaza.
  • - Il 54% delle risposte affermano che Gerusalemme dovrebbe essere una città libera sotto controllo internazionale.
  • - 58 persone su cento interpellate hanno rifiutato l'idea di cambiare le norme sulla giurisdizione internazionale per i crimini di guerra.
  • - 60 intervistati su cento hanno definito "Un crimine di guerra" il 'pogrom' militare sionista contro la Striscia di Gaza.
  • - 64 su cento invece sono stati coloro che hanno definito "criminale" l'attacco israeliano alla Mavi Marmara, dove perseo la vita più di 10 attivisti umanitari.
  • - Il 65 per cento degli intervistati ritengono che Israele discrimini la propria popolazione a seconda di etnia, ceppo, razza, religione.
  • - Il 67 per cento avverte l'influenza della lobby ebraica nella maggior parte della politica estera e anche interna del suo paese.

- Sette intervistati su 10 ritengono che la "Lobby a Sei Punte" influisca pesantemente sul discorso politico-mediatico, influenzando surrettiziamente la percezione del cosiddetto 'conflitto' israelo-palestinese.

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