In un comunicato rilasciato lo scorso sabato il partito 'Kadima', fondato dal criminale di guerra Ariel Sharon e responsabile tanto dell'invasione del Libano nel 2006 quanto delle bestiali campagne di bombardamenti su Gaza tra 2008 e 2009 ha dichiarato che la riapertura incondizionata del varco di frontiera di Rafah tra Gaza ed Egitto al traffico di viaggiatori é una debacle politico-diplomatica della coalizione di estrema destra guidata da Benji Netanyahu, che dovrebbe assumersi la responsabilità politica di tale fallimento.
"L'apertura unilaterale di Rafah, avvenuta senza alcun coordinamento con Israele", sostengono i portavoce del partito, "costituisce un grave smacco per l'Esecutivo, che ha lasciato che la situazione politica regionale gli degenerasse attorno senza prendere misure d'emergenza e permettendo che Israele rimanesse isolato, in posizione indebolita, mentre Hamas si é rafforzato".
Ci fa molto piacere vedere i sionisti di varie fatte che si azzuffano, e speriamo anzi che continuino, in maniera che le loro lotte intestine indeboliscano sempre più il Regime dell'Apartheid, ma bisognerebbe ricordare ai seguaci di Sharon che l'apertura di Rafah é la diretta conseguenza della politica estera superba e spocchiosa da "padrone della piantagione" che Israele ha portato avanti nei confronti dell'Egitto per gli ultimi tre decenni, decenni in cui Sharon, gli Sharoniti e i componenti dei Governi del 2006 e del 2008-2009 sono stati spesso e volentieri al potere.
Si può criticare Netanyahu per la sua condotta in politica estera degli ultimi mesi, una condotta insipiente e arrogante che si riassume così: "punta i piedi e minaccia la Casa Bianca perché prenda le tue difese", ma tentare di negare che essa é la stessa seguita dal partito Kadima e dai suoi dirigenti quando erano al potere sarebbe un'ingenuità imperdonabile, che nemmeno la salma attaccata alle macchine del fondatore del loro partito (sopra) potrebbe commettere, o una dimostrazione ipocrisia tanto marchiana quanto devastante, perché dimostra all'elettorato sionista che il partito che vorrebbe succedere al Likud come epicentro di una nuova coalizione governativa di fronte a un'oggettiva e incontrovertibile sconfitta della politica estera israeliana non sa proporre di meglio che un infantilmente ingenuo "blame game".
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