"Se cercano di impedirti di parlare, vuol dire che stai facendo un buon lavoro".
Ancora una volta questa massima della controinformazione rivela tutta la propria validità e attualità.
Tra le varie cose che questo tizio non ha tragicamente capito, ne enumeriamo alcune:
1) Se 'tutto lo scopo della vita di UN IRANIANO é cercare di costruire una bomba (che bomba?)' com'é che non ci sono ancora riusciti? Mentre nel frattempo costruiscono missili balistici, satelliti orbitali, petroliere, raffinerie, centrali energetiche, elettrodotti...forse il motivo per cui l'Iran non possiede "bombe" (crediamo si riferisca alle atomiche) é che MOLTO SINCERAMENTE, come dichiarato in ogni assise internazionale LA REPUBBLICA ISLAMICA IRANIANA E' CONTRARIA ALLE ARMI NUCLEARI.
Inoltre:
2) Se gli Iraniani fossero "alla fame" il problema non si porrebbe, esattamente come quando negli anni '90 la Repubblica Democratica di Korea soffriva le conseguenze del crollo dell'URSS e della totale interruzione dei suoi commerci esteri, gli Usa e altri imperialisti erano contentissimi; la propaganda contro Pyongyang é cominciata solo quando la Korea Democratica ha iniziato a RISOLLEVARSI; così l'Iran è percepito come un pericolo da Tel Aviv e Washington proprio a causa dei suoi grandi successi e della crescita del suo prestigio e della sua influenza in Medio Oriente ed Asia.
Conserva tutta la sua attualità (accresciuta, giacché mi è giunta notizia che nell'ultimo anno sono aumentati di 20 volte i fondi che il governo israeliano ha stanziato per il lavoro dell'Hasbara) un articolo che una mia collaboratrice aveva pescato sul web e tradotto in italiano: https://civiumlibertas.blogspot.com/2018/03/come-israele-e-i-suoi-sostenitori.html
RispondiEliminaCarissimo, qui siamo con arco e frecce ad affrontare gente armata di mitragliatrici...ma chissene...
EliminaEsatto!
EliminaMeglio pochi ma buoni.
C'è chi crede e chi è pagato.
Cito: H. L. Mencken: "La persona più pericolosa per tutti i governi è colui che è capace di pensare in modo indipendente"
Noi cogitiamo, ergo sum.