Di Bandar 'Bush' i nostri lettori più assidui e appassionati dovrebbero ormai conoscere vita, morte e miracoli visto che gli dedichiamo articoli ormai da molti anni; ebbene, dopo aver ricoperto tante cariche per conto del vecchio Re, che governava l'Arabia Saudita da ben prima di salire al trono (a causa della precoce demenza di Re Fahd), anche Bandar si ritrova disoccupato, 'silurato' nel repulisti generale che continua in quel di Riyadh sotto il nuovo regnante Salman.
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venerdì 30 gennaio 2015
Il Re Salman (o chi per lui) mette alla porta anche il figlio della schiava negra! Bandar 'Bush' perde ogni carica!!
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venerdì 21 febbraio 2014
Voci insistenti danno per "fuori gioco" il Principe Bandar nella questione siriana, sarà vero? Aspettiamo...
Secondo insistenti voci rimbalzater per tutta la giornata 'Bandar Bush' sarebbe stato finalmente estromesso dalla gestione del dossier Siria; Riyadh avrebbe affidato la gestione della crisi siriana a un Principe gradito agli Stati Uniti, Mohammed bin Nayef, estromettendo il potente capo dell’intelligence, principe Bandar bin Sultan, responsabile negli ultimi tre anni delle iniziative saudite a favore dei peggiori terroristi qaedisti della regione e del mondo.
E’ quanto riporta oggi il Wall Street Journal, citando consiglieri della famiglia reale saudita, sottolineando come l’avvicendamento apra la strada a una normalizzazione dei rapporti con Washington, dopo le tensioni emerse negli ultimi mesi tra i due alleati sulla strategia da seguire in Siria. Secondo fonti Usa interpellate dal quotidiano, l’avvicendamento potrebbe favorire anche un maggior impegno saudita contro i miliziani jihadisti che sono stati inviati in Siria da Bandar Bush negli ultimi anni.
Il principe Mohammed bin Nayef, ministro dell’Interno, sarebbe gradito a Washington proprio per il suo impegno contro il terrorismo. La crisi siriana sarà seguita anche dal figlio del re Abdullah, Miteb bin Abdullah, capo della Guardia nazionale saudita, stando a quanto precisato dai consiglieri della casa reale.
Un analista saudita che lavora come consigliere dei reali ha sottolineato come l’iniziativa segnali la volontà di Riad di fare maggiore ricorso alla diplomazia. Non sappiamo quanto credito dare a queste dichiarazioni, ma aspettiamo a giudicare dai fatti che si apprezzeranno sul campo.
E’ quanto riporta oggi il Wall Street Journal, citando consiglieri della famiglia reale saudita, sottolineando come l’avvicendamento apra la strada a una normalizzazione dei rapporti con Washington, dopo le tensioni emerse negli ultimi mesi tra i due alleati sulla strategia da seguire in Siria. Secondo fonti Usa interpellate dal quotidiano, l’avvicendamento potrebbe favorire anche un maggior impegno saudita contro i miliziani jihadisti che sono stati inviati in Siria da Bandar Bush negli ultimi anni.
Il principe Mohammed bin Nayef, ministro dell’Interno, sarebbe gradito a Washington proprio per il suo impegno contro il terrorismo. La crisi siriana sarà seguita anche dal figlio del re Abdullah, Miteb bin Abdullah, capo della Guardia nazionale saudita, stando a quanto precisato dai consiglieri della casa reale.
Un analista saudita che lavora come consigliere dei reali ha sottolineato come l’iniziativa segnali la volontà di Riad di fare maggiore ricorso alla diplomazia. Non sappiamo quanto credito dare a queste dichiarazioni, ma aspettiamo a giudicare dai fatti che si apprezzeranno sul campo.
lunedì 16 settembre 2013
Il principe saudita 'Bandar Bush' sconfitto in Siria adesso vorrebbe rovesciare il Governo tunisino!
Differentemente da quanto é successo in Egitto, dove la caduta di Mubarak é stata seguita dal temporaneo predominio politico di una formazione settaria, asservita a interessi stranieri e ansiosa di accaparrarsi tutto il potere in una prospettiva di totale chiusura e scontro verso le altre forze che avevano contribuito alla ribellione contro l'autocrate in Tunisia come ha potuto rendersi conto chi abbia seguito i numerosi nostri articoli in merito, la predominanza del partito religioso Ennahda si é accompagnata con una mentalità aperta alla cooperazione con forze laiche (CPR ed Ettakatol).
Ovviamente questo non sta bene ai torvi principi sauditi finanziatori della branca più ottusa e oscurantista di Islam retrogrado che vorrebbero quindi fomentare l'instabilità e il terrore nel paese partendo dai gruppuscoli takfiri che purtroppo esistono nelle sacche più misere e marginali nella società tunisina.
E sarebbe proprio il capo dei servizi segreti 'Bandar Bush' bin Sultan, i cui piani per far intervenire militarmente gli Usa contro la Siria sono stati recentemente vanificati dall'inziativa diplomatica russa a avere elaborato anche questo complotto che potrebbe portare morte, attentati, settarismo e miseria anche in Nordafrica, colpendo un popolo che fra mille difficoltà è riuscito a liberarsi da un tiranno e a costruire una Democrazia funzionale.
Ovviamente questo non sta bene ai torvi principi sauditi finanziatori della branca più ottusa e oscurantista di Islam retrogrado che vorrebbero quindi fomentare l'instabilità e il terrore nel paese partendo dai gruppuscoli takfiri che purtroppo esistono nelle sacche più misere e marginali nella società tunisina.
E sarebbe proprio il capo dei servizi segreti 'Bandar Bush' bin Sultan, i cui piani per far intervenire militarmente gli Usa contro la Siria sono stati recentemente vanificati dall'inziativa diplomatica russa a avere elaborato anche questo complotto che potrebbe portare morte, attentati, settarismo e miseria anche in Nordafrica, colpendo un popolo che fra mille difficoltà è riuscito a liberarsi da un tiranno e a costruire una Democrazia funzionale.
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sabato 31 agosto 2013
Dopo le inutili 'moine' saudite a Putin gli Usa hanno provato a corrompere anche l'Iran! "Assad e la Siria non sono in vendita!"
Dopo i tentativi di persuasione nemmeno troppo occulta del principotto 'Bandar Bush' bin Sultan al-Saoud nei confronti del Presidente russo Vladimir Putin, che qualche settimana prima dell'inizio della campagna diffamatoria 'chimica' contro Damasco si era sentito proporre di abbandonare il suo più fidato alleato arabo in cambio di garanzie economiche, ricchi contratti di Difesa verso Riyad e un mafioso avvertimento riguardo la 'sicurezza' dei giochi olimpici invernali di Sochi 2014 da "possibili" attentati terroristici ceceni, il campo imperialista si é reso responsabile di un altro faux pas diplomatico cercando nientemeno che di corrompere la Repubblica Islamica Iraniana.
Sembra che con la visita di Jeffrey Feltman nella regione e con la mediazione del Sultano dell'Oman (recentemente ospite a Teheran e apparentemente usato come messaggero - Usa e Iran non hanno relazioni diplomatiche dirette) Washington abbia tentato di convincere Khamenei a tradire Assad in cambio della rimozione delle sanzioni commerciali (unilaterali e illegali) e del riconoscimento dei diritti di Teheran al nucleare civile (che sono dovuti e legittimi in quanto l'Iran é firmatario del Trattato di Nonproliferazione e lo ha sempre rinnovato).
Superfluo e pleonastico menzionare la risposta iraniana a tale disingenuo tentativo americano di persuasione: con tutto il tatto e la diplomazia possibile (essendo il Sultano ben Qaboos uno dei sovrani della Penisola Arabica meglio disposto verso Teheran) fedeli alla massima dell'Ambasciator Non Porta Pena, i vertici della Repubblica Islamica hanno reiterato che l'amicizia e l'alleanza che legano Iran e Siria non sono in vendita.
Sembra che con la visita di Jeffrey Feltman nella regione e con la mediazione del Sultano dell'Oman (recentemente ospite a Teheran e apparentemente usato come messaggero - Usa e Iran non hanno relazioni diplomatiche dirette) Washington abbia tentato di convincere Khamenei a tradire Assad in cambio della rimozione delle sanzioni commerciali (unilaterali e illegali) e del riconoscimento dei diritti di Teheran al nucleare civile (che sono dovuti e legittimi in quanto l'Iran é firmatario del Trattato di Nonproliferazione e lo ha sempre rinnovato).
Superfluo e pleonastico menzionare la risposta iraniana a tale disingenuo tentativo americano di persuasione: con tutto il tatto e la diplomazia possibile (essendo il Sultano ben Qaboos uno dei sovrani della Penisola Arabica meglio disposto verso Teheran) fedeli alla massima dell'Ambasciator Non Porta Pena, i vertici della Repubblica Islamica hanno reiterato che l'amicizia e l'alleanza che legano Iran e Siria non sono in vendita.
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giovedì 29 agosto 2013
Rohani e Putin sono più determinati che mai a impedire un attacco illegale contro la Siria!
Mentre la macchina propagandistica delle potenze imperialiste subisce i sempre più forti contraccolpi delle molteplici fonti ufficiali che dimostrano chiaramente come sia pressoché impossibile che il recente attacco chimico avvenuto in Siria sia stato commesso da altri se non dai terroristi wahabiti al soldo di Sauditi, Turchi e Israeliani, la situazione si fa favorevole per un incremento della pressione diplomatica che blocchi una volta per tutte ogni opzione militare unilaterale contro Damasco, adesso che anche il Congresso americano, il Parlamento britannico e l'ONU domandano a gran voce che nessuna missione d'attacco priva di mandato ufficiale internazionale venga lanciata.
Ovviamente in prima fila a tenere alte le fiamme che stanno 'grigliando' la determinazione guerrafondaia del 'Premio Nobel' Obama e dei nani umani e morali suoi alleati sono stati come la Russia e la Cina, che infallibilmente metteranno il veto a ogni risoluzione ONU che chieda attacchi contro Assad e il suo popolo e storici alleati della Siria come l'Iran che ancora una volta si dimostra chiave di volta delle vicende mediorientali e vera potenza emergente della regione.
I Presidenti iraniano e russo Hassan Rohani e Vladimir Putin si sono sentiti a lungo al telefono ieri sera concordando in pieno sul fatto che sia necessario aumentare le pressioni diplomatiche e stabilire una volta per tutte che attacchi militari non sanzionati dall'ONU come quelli del 1999 contro la Serbia e del 2003 contro l'Irak sono fuori dal Diritto Internazionale e non possono e non devono venire tollerati.
Putin ha fatto correttamente notare al suo interlocutore che la narrativa occidentale in merito all'attacco chimico del 21 agosto é del tutto priva di razionalità visto che l'Esercito Arabo Siriano é pienamente in controllo delle sorti della battaglia contro i terroristi e non avrebbe certo bisogno di ricorrere ad armi chimiche che peraltro hanno colpito civili.
Si spera che, con il deragliamento della possibilità di un attacco militare a breve scadenza, le diplomazie riescano a far prevalere più miti consigli: una estensione della missione investigativa ONU in Siria e la ripresa della preparazione per una conferenza internazionale sulla crisi.
Ovviamente in prima fila a tenere alte le fiamme che stanno 'grigliando' la determinazione guerrafondaia del 'Premio Nobel' Obama e dei nani umani e morali suoi alleati sono stati come la Russia e la Cina, che infallibilmente metteranno il veto a ogni risoluzione ONU che chieda attacchi contro Assad e il suo popolo e storici alleati della Siria come l'Iran che ancora una volta si dimostra chiave di volta delle vicende mediorientali e vera potenza emergente della regione.
I Presidenti iraniano e russo Hassan Rohani e Vladimir Putin si sono sentiti a lungo al telefono ieri sera concordando in pieno sul fatto che sia necessario aumentare le pressioni diplomatiche e stabilire una volta per tutte che attacchi militari non sanzionati dall'ONU come quelli del 1999 contro la Serbia e del 2003 contro l'Irak sono fuori dal Diritto Internazionale e non possono e non devono venire tollerati.
Putin ha fatto correttamente notare al suo interlocutore che la narrativa occidentale in merito all'attacco chimico del 21 agosto é del tutto priva di razionalità visto che l'Esercito Arabo Siriano é pienamente in controllo delle sorti della battaglia contro i terroristi e non avrebbe certo bisogno di ricorrere ad armi chimiche che peraltro hanno colpito civili.
Si spera che, con il deragliamento della possibilità di un attacco militare a breve scadenza, le diplomazie riescano a far prevalere più miti consigli: una estensione della missione investigativa ONU in Siria e la ripresa della preparazione per una conferenza internazionale sulla crisi.
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martedì 27 agosto 2013
"In tempi di Menzogna Universale dire la Verità diventa un ATTO RIVOLUZIONARIO!"
Palaestina Felix é orgogliosa di presentare a tutti i suoi affezionati lettori (che crescono sempre di più, come ci confermano ogni giorno dati di ascolto e frequenza sul blog assolutamente lusinghieri) la Verità riguardo il recente 'attivismo' delle potenze imperialiste occidentali, gettate in una apparente "frenesia militare" non dalle patetiche scuse e giustificazioni accampate dai loro 'media cammellati' ma bensì dal durissimo colpo assestato dalle forze militari siriane alle cellule terroriste mercenarie attiva nel paese a Latakia e Ghouta.
Dopo il "ritiro" per manifesta e palese incapacità del Qatar dalla coalizione terrorista internazionale attiva contro lo Stato e il Popolo siriano il comando delle operazioni sul campo é passato ai sauditi e in particolare al Principe 'Bandar Bush', capo dei Servizi Segreti, recentemente tornato visibile dopo poco più di un anno di assenza dalla ribalta (necessario a riprendersi dalle ferite subite nell'esplosione del suo Quartier Generale).
Bandar Bush aveva preparato 'accuratamente' un'offensiva che doveva partire proprio da Ladikiyya e 'distrarre' temporaneamente le forze siriane mentre una seconda forza guidata dal leader terrorista Zahran Allouch si sarebbe mossa verso Damasco da Ghouta in modo da 'vendicare' in un colpo solo le umilianti sconfitte di Qusayr, Talkalakh e Homs, riportando le brigate takfire a un passo dalla capitale siriana.
Questo piano é letteralmente ESPLOSO IN FACCIA ai suoi strateghi. Con un colpo da maestro i servizi segreti di Damasco hanno scoperto lo stratagemma saudita e sono riusciti completamente a distruggere la loro forza nella zona costiera e quindi a eliminare anche le forze attorno a Ghouta prima che si potessero completamente schierare.
Questo fallimento saudita dimostra come, senza aiuti esterni, i terroristi non riescano ormai da oltre un anno a togliere l'iniziativa strategica dalle mani delle truppe di Assad che ora hanno spalancata la strada per colpire e rimuovere completamente le residue forze wahabite che si trovano a Zalabani e Qalamoun, prima di risolvere definitivamente la situazione attorno ad Aleppo.
Dopo il "ritiro" per manifesta e palese incapacità del Qatar dalla coalizione terrorista internazionale attiva contro lo Stato e il Popolo siriano il comando delle operazioni sul campo é passato ai sauditi e in particolare al Principe 'Bandar Bush', capo dei Servizi Segreti, recentemente tornato visibile dopo poco più di un anno di assenza dalla ribalta (necessario a riprendersi dalle ferite subite nell'esplosione del suo Quartier Generale).
Bandar Bush aveva preparato 'accuratamente' un'offensiva che doveva partire proprio da Ladikiyya e 'distrarre' temporaneamente le forze siriane mentre una seconda forza guidata dal leader terrorista Zahran Allouch si sarebbe mossa verso Damasco da Ghouta in modo da 'vendicare' in un colpo solo le umilianti sconfitte di Qusayr, Talkalakh e Homs, riportando le brigate takfire a un passo dalla capitale siriana.
Questo piano é letteralmente ESPLOSO IN FACCIA ai suoi strateghi. Con un colpo da maestro i servizi segreti di Damasco hanno scoperto lo stratagemma saudita e sono riusciti completamente a distruggere la loro forza nella zona costiera e quindi a eliminare anche le forze attorno a Ghouta prima che si potessero completamente schierare.
Questo fallimento saudita dimostra come, senza aiuti esterni, i terroristi non riescano ormai da oltre un anno a togliere l'iniziativa strategica dalle mani delle truppe di Assad che ora hanno spalancata la strada per colpire e rimuovere completamente le residue forze wahabite che si trovano a Zalabani e Qalamoun, prima di risolvere definitivamente la situazione attorno ad Aleppo.
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lunedì 12 agosto 2013
Rivelazione: I colloqui tra 'Bandar Bush' e Putin erano parte di un piano saudita per rovinare le relazioni Mosca-Teheran
Ci era sembrato strano fin dall'inizio che un personaggio addentro ai meccanismi della diplomazia e della geopolitica internazionale come il Principe Bandar 'Bush' bin Sultan fosse andato a Mosca sperando DAVVERO di poter convincere Vladimir Putin, già capo del KGB in Germania Est, ad abbandonare un alleato quasi cinquantennale in cambio di 15 miliardi di dollari di contratti e qualche altro 'cotillon', una tale superficialità si potrebbe aspettarsela da qualche rozzo senatore Usa mai uscito dagli Stati Uniti prima della propria elezione, ma non da un Principe che bene o male i palcoscenici internazionali li ha sempre bazzicati da quarant'anni a questa parte.
Leggiamo oggi in uno scritto di M. K. Bhadrakumar, veterano del Dipartimento di Stato indiano e già ambasciatore in Uzbekistan e Turchia (quindi con una certa esperienza in merito) che nemmeno Bandar Bush sperava di convincere Putin, il suo gioco era leggermente più sottile e consisteva, dopo il previsto 'Nyet' del Cremlino, nel mettere in giro voci sufficienti a far credere dalle parti di Teheran che Putin si fosse soffermato a considerare l'opzione di 'scaricare' Assad molto più a lungo di quanto non abbia fatto in realtà, con l'intenzione, ovviamente, di far circolare un mefitico 'venticello' di calunnia tra Mosca e Teheran, indebolendone l'unità di visione e di intenti.
Adesso anche questo tentativo é stato 'colpito e affondato' e già si parla di intensi contatti tra la Russia e la Repubblica Islamica volti a rassicurare quest'ultima che nemmeno per un istante il Presidente Putin abbia seriamente valutato l'opzione di abbandonare il suo più fedele alleato arabo.
Leggiamo oggi in uno scritto di M. K. Bhadrakumar, veterano del Dipartimento di Stato indiano e già ambasciatore in Uzbekistan e Turchia (quindi con una certa esperienza in merito) che nemmeno Bandar Bush sperava di convincere Putin, il suo gioco era leggermente più sottile e consisteva, dopo il previsto 'Nyet' del Cremlino, nel mettere in giro voci sufficienti a far credere dalle parti di Teheran che Putin si fosse soffermato a considerare l'opzione di 'scaricare' Assad molto più a lungo di quanto non abbia fatto in realtà, con l'intenzione, ovviamente, di far circolare un mefitico 'venticello' di calunnia tra Mosca e Teheran, indebolendone l'unità di visione e di intenti.
Adesso anche questo tentativo é stato 'colpito e affondato' e già si parla di intensi contatti tra la Russia e la Repubblica Islamica volti a rassicurare quest'ultima che nemmeno per un istante il Presidente Putin abbia seriamente valutato l'opzione di abbandonare il suo più fedele alleato arabo.
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sabato 10 agosto 2013
Fallisce in pochi giorni il tentativo di offensiva terrorista contro la costa siriana, ordinata da 'Bandar Bush' in persona!
Tutto sembrava andare per il meglio per gli interessi del corrotto regime saudita, eliminata con l'abdicazione "imposta" da Usa e Israele all'Emiro qatariota Al-Thani e con l'inizio di una politica molto più cauta e prudente da parte del suo successore Tamim, eliminato quindi il più grande fattore di 'concorrenza' nell'egemonia sull'insorgenza terrorista takfira attiva in Siria il Principe Bandar 'Bush' bin Sultan era volato di persona a Mosca fidando di poter convincere Vladimir Putin a tradire i suoi storici alleati del Clan Assad, lasciando a Riyadh campo libero per trasformare la Siria in un califfato estremista benevolo nei confronti di Tel Aviv e Washington.
Ma il leader del Cremlino si é mostrato tetragono a ogni cedimento in merito, motivo per cui, una volta tornato a corte con le pive nel sacco, il principotto saudita ha immediatamente ordinato ai suoi fedeli macellai takfiri di scatenare una "offensiva" contro la costa di Tartous e Latakia, nel tentativo di invertire il trend di sconfitte che ormai da molti mesi vede gli insorti incapaci di ottenere il benché minimo successo sul campo contro le forze governative.
Ebbene, nel giro di circa 72 ore, nonostante alcune stragi di civili (gli unici obiettivi contro cui i wahabiti mercenari abbiano qualche possibilità di successo) una controffensiva dell'Esercito Arabo Siriano e dei miliziani delle forze di protezione delle comunità Alawite, Sciite e Cristiane ha rovesciato le carte in tavola e ha respinto le colonne terroriste ben oltre le alture che separano la costa dalla regione Nord-Occidentale del paese.
Almeno un paio di centinaia di mercenari stranieri sono stati abbattuti durante questi scontri, la stragrande maggioranza di nazionalità turca, saudita, egiziana, libica e marocchina. Nel frattempo l'inquilino nero della Casa Bianca ha ufficialmente cancellato il colloquio in programma a settembre con Putin, colloquio che, guarda caso, doveva esser subordinato a cambiamenti della posizione russa verso Damasco o, in alternativa, a grandi passi avanti sul terreno da parte delle forze terroriste contro il Governo legittimo.
Mancando l'uno e gli altri ogni ipotesi di dialogo si é rivelata inutile.
Ma il leader del Cremlino si é mostrato tetragono a ogni cedimento in merito, motivo per cui, una volta tornato a corte con le pive nel sacco, il principotto saudita ha immediatamente ordinato ai suoi fedeli macellai takfiri di scatenare una "offensiva" contro la costa di Tartous e Latakia, nel tentativo di invertire il trend di sconfitte che ormai da molti mesi vede gli insorti incapaci di ottenere il benché minimo successo sul campo contro le forze governative.
Ebbene, nel giro di circa 72 ore, nonostante alcune stragi di civili (gli unici obiettivi contro cui i wahabiti mercenari abbiano qualche possibilità di successo) una controffensiva dell'Esercito Arabo Siriano e dei miliziani delle forze di protezione delle comunità Alawite, Sciite e Cristiane ha rovesciato le carte in tavola e ha respinto le colonne terroriste ben oltre le alture che separano la costa dalla regione Nord-Occidentale del paese.
Almeno un paio di centinaia di mercenari stranieri sono stati abbattuti durante questi scontri, la stragrande maggioranza di nazionalità turca, saudita, egiziana, libica e marocchina. Nel frattempo l'inquilino nero della Casa Bianca ha ufficialmente cancellato il colloquio in programma a settembre con Putin, colloquio che, guarda caso, doveva esser subordinato a cambiamenti della posizione russa verso Damasco o, in alternativa, a grandi passi avanti sul terreno da parte delle forze terroriste contro il Governo legittimo.
Mancando l'uno e gli altri ogni ipotesi di dialogo si é rivelata inutile.
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giovedì 8 agosto 2013
I Sauditi avevano offerto 15 miliardi di dollari di contratti a Putin per abbandonare Assad; la sua risposta? "Nyet!"
Sperava di poter "comperare" Vladimir Putin, il Principe Bandar bin Sultan "Bandar Bush" recatosi a Mosca la scorsa settimana sperava che 'bastassero' quindici miliardi di dollari di contratti militari e 'guarentigie' sul non passaggio di gasdotti potenzialmente concorrenti con gli interessi energetici russi in una ipotetica Siria "Post-Assad" per convincere il Cremlino ad abbandonare un'alleanza pluridecennale come quella che lo lega con i governanti di Damasco.
Mirabile il contegno del Presidente, che, fedele alla sua fama di imperscrutabilità, ha lasciato parlare a lungo il Principe saudita, che si affannava a magnificare le "molte" possibilità di ulteriori investimenti russi in Arabia anche dopo la conclusione del mega-contratto da quindici miliardi di $, nonché lo rassicurava su come Riyadh si sarebbe assicurata di garantire gli interessi petroliferi e metaniferi russi impedendo che oleodotti e gasdotti 'concorrenti' venissero fatti passare su suolo siriano. Alla fine, dopo averlo fissato intensamente negli occhi, Putin avrebbe fatto capire al suo interlocutore che, per Mosca, rapporti come quelli costruiti in quasi mezzo secolo verso la Siria, non sono da considerarsi "in vendita" sia pure con contropartite così ingenti.
Il colloquio tra i due si sarebbe chiuso sull'orlo dello scontro con un Bandar Bush, che, visibilmente contrariato dal rifiuto, avrebbe rudemente informato Putin che "l'opposizione siriana" (il coacervo di sigle terroriste takfire in lotta tra loro) non si presenterà a nessuna 'Conferenza di Pace' a Ginevra o altrove. Putin, traendo le conseguenze di ciò, avrebbe commentato che dunque alla situazione siriana non resterà altra soluzione se non quella militare.
Mirabile il contegno del Presidente, che, fedele alla sua fama di imperscrutabilità, ha lasciato parlare a lungo il Principe saudita, che si affannava a magnificare le "molte" possibilità di ulteriori investimenti russi in Arabia anche dopo la conclusione del mega-contratto da quindici miliardi di $, nonché lo rassicurava su come Riyadh si sarebbe assicurata di garantire gli interessi petroliferi e metaniferi russi impedendo che oleodotti e gasdotti 'concorrenti' venissero fatti passare su suolo siriano. Alla fine, dopo averlo fissato intensamente negli occhi, Putin avrebbe fatto capire al suo interlocutore che, per Mosca, rapporti come quelli costruiti in quasi mezzo secolo verso la Siria, non sono da considerarsi "in vendita" sia pure con contropartite così ingenti.
Il colloquio tra i due si sarebbe chiuso sull'orlo dello scontro con un Bandar Bush, che, visibilmente contrariato dal rifiuto, avrebbe rudemente informato Putin che "l'opposizione siriana" (il coacervo di sigle terroriste takfire in lotta tra loro) non si presenterà a nessuna 'Conferenza di Pace' a Ginevra o altrove. Putin, traendo le conseguenze di ciò, avrebbe commentato che dunque alla situazione siriana non resterà altra soluzione se non quella militare.
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mercoledì 31 luglio 2013
Sorpresa! Emerge dalla corte di Riyadh il Principe 'Bandar Bush', e vola a Mosca a incontrare Putin!
Esattamente a cinquantatré settimane dall'esplosione nella sede dei 'suoi' Servizi Segreti che ne uccise il vice e, secondo più di una fonte, ferì gravemente anche lui stesso, é stato rivisto in pubblico il Principe Bandar bin Sultan (detto anche 'Bandar Bush' per gli strettissimi rapporti con la famiglia di petrolieri texani), che é volato a Mosca per incontrarsi col Presidente russo Vladimir Putin.
Viene così smentita la versione di 'VoltaireNet' che voleva lo stesso Principe ucciso dall'esplosione (probabilmente una rappresaglia dei Servizi siriani per l'attentato terroristico di Damasco che nel 2012 uccise il Ministro della Difesa. Il Principe Bandar appare in forma, leggermente appesantito rispetto alle ultime foto disponibili e con un incarnato decisamente più scuro.
La tonalità della sua pelle può ricordare quella dell'Ex-dittatore yemenita Ali Abdullah Saleh quando, dopo un attentato che lo raggiunse nel suo stesso palazzo, e dopo una lunghissima degenza proprio (guarda caso) in Arabia Saudita, riemerse alla vita pubblica.
Viene così smentita la versione di 'VoltaireNet' che voleva lo stesso Principe ucciso dall'esplosione (probabilmente una rappresaglia dei Servizi siriani per l'attentato terroristico di Damasco che nel 2012 uccise il Ministro della Difesa. Il Principe Bandar appare in forma, leggermente appesantito rispetto alle ultime foto disponibili e con un incarnato decisamente più scuro.
La tonalità della sua pelle può ricordare quella dell'Ex-dittatore yemenita Ali Abdullah Saleh quando, dopo un attentato che lo raggiunse nel suo stesso palazzo, e dopo una lunghissima degenza proprio (guarda caso) in Arabia Saudita, riemerse alla vita pubblica.
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martedì 30 luglio 2013
C'era la mano dei servizi segreti di Casa Saoud dietro la bomba esplosa di recente a Dahiyeh, la roccaforte di Hezbollah!
Come ci aspettavamo dopo la recente cattura della guardia del corpo del predicatore takfiro estremista Ahmad Assir (morto nel tentativo di attacco armato contro le forze militari libanesi finito con l'assedio e la presa della sua moschea-bunker di Bilal Rabban) "casualmente" emerge la notizia che il recente attentato esplosivo a Dahiyeh (quartiere sciita di Beirut Sud, roccaforte di Hezbollah) é stato portato a termine dai servizi segreti sauditi per intimidire e mettere sotto pressione il partito di Nasrallah attualmente impegnato ad aiutare l'alleato siriano Assad contro i terroristi mercenari presenti in Siria.
Questa rivelazione proviene direttamente dal 'gorilla' Abdel Wahed (come l'altra riguardo alla responsabilità di Assir e complici nell'attentato di settembre 2012 contro Michel Aoun?), in questo caso non ne abbiamo la certezza e sospendiamo temporaneamente il giudizio in merito per non venire poi smentiti da eventuali rivelazioni future, facciamo però notare come la tempistica di questa rivelazione permetta più di un ragionevole sospetto.
L'attentato segnalerebbe il ritorno dell'iniziativa nel piano imperialista-sionista anti-sciita e anti-Resistenza nel campo saudita dopo che per quasi due anni il regime wahabita di Riyadh si era fatto 'sopravanzare' dall'irruento (e irriflessivo) interventismo dell'ex-Emiro del Qatar Al-Thani, ora abdicato, che si era lanciato a sostenere a colpi di milioni di dollari gruppi e iniziative che hanno tutti fatto una ben misera e barbina fine, fino a costringere gli Usa e Israele a 'licenziarlo' restituendo a Riyadh il pallino delle operazioni.
Questa rivelazione proviene direttamente dal 'gorilla' Abdel Wahed (come l'altra riguardo alla responsabilità di Assir e complici nell'attentato di settembre 2012 contro Michel Aoun?), in questo caso non ne abbiamo la certezza e sospendiamo temporaneamente il giudizio in merito per non venire poi smentiti da eventuali rivelazioni future, facciamo però notare come la tempistica di questa rivelazione permetta più di un ragionevole sospetto.
L'attentato segnalerebbe il ritorno dell'iniziativa nel piano imperialista-sionista anti-sciita e anti-Resistenza nel campo saudita dopo che per quasi due anni il regime wahabita di Riyadh si era fatto 'sopravanzare' dall'irruento (e irriflessivo) interventismo dell'ex-Emiro del Qatar Al-Thani, ora abdicato, che si era lanciato a sostenere a colpi di milioni di dollari gruppi e iniziative che hanno tutti fatto una ben misera e barbina fine, fino a costringere gli Usa e Israele a 'licenziarlo' restituendo a Riyadh il pallino delle operazioni.
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lunedì 18 marzo 2013
Diplomatico saudita sbronzo fradicio a Teheran causa grave incidente al volante della sua Hyundai!

Estratto dalla carcassa della sua macchina, il pirata della strada si é qualificato come membro del corpo diplomatico saudita, non prima che i militi della stradale iraniana rinvenissero dall'auto tre contenitori per complessivi tre litri di superalcolici a cui, evidentemente, l'uomo aveva 'attinto' per ridursi all'incapacità di condurre con sicurezza il veicolo. Purtroppo, nell'auto colpita dall'investitore, un cittadino iraniano é morto per il trauma dello scontro, mentre un suo compagno di viaggio ha riportato "serie ferite" che hanno richiesto il suo immediato ricovero in ospedale.
Nonostante in pubblico i membri della Corte di Casa Saoud sottoscrivano una delle versioni più retrograde e conservatrici dell'Islam sunnita (il wahabismo); é noto che in privato parecchi di loro non rinuncino a concedersi libagioni alcoliche: l'attuale capo dei servizi segredi Principe Bandar, ai tempi in cui frequentava regolarmente casa Bush quando era ambasciatore saudita negli Usa era noto per il suo amore per il Rye e il Bourbon americano.
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sabato 26 gennaio 2013
Principotto saudita vorrebbe aumentare gli armamenti dei terroristi in Siria, non ha capito che sono gli Uomini a vincere le guerre!
Il Principe Turki al-Faisal al-Saoud, di cui avevamo già parlato al momento in cui, in piena 'grancassa mediatica' sionista contro il fittizio 'pericolo' di una "atomica iraniana" aveva avocato anche per la tirannia di Riyadh un'opzione nucleare torna a far parlare di sé con un incongruo appello ad "aumentare la quantità e la qualità dell'armamento a chi combatte in Siria contro Bashir Assad".
Il prncipotto, fratello dell'attuale Ministro dell'Economia saudita e a suo tempo capo dei servizi segreti (prima che finissero in mano al Princip Muqrin e quindi al famigerato 'Bandar Bush') ha specificato che "I combattenti in Siria hanno bisogno di missili in grado di abbattere aeroplani, di distruggere carri armati a distanza", credendo, così, di poter rovesciare l'apparentemente interminabile serie di sconfitte che sta perseguitando l'insorgenza mercenaria wahabita, in seguito alla quale il Governo di Damasco ha ristabilito il controllo sulla quasi totalità del territorio nazionale.
Quello che Turki al-Faisal non ha capito, come la maggior parte degli 'strateghi' occidentali che si sono affannati nel tentare di rovesciare Assad é che le armi da sole non possono vincere le guerre. Altrimenti l'Hezbollah libanese non avrebbe avuto bisogno di quasi 30 anni per diventare la forza armata irregolare più potente del Medio Oriente e forse del mondo intero. Missili antiaerei e anticarro, che pure esistono devono venire messi in mano a personale specializzato altamente addestrato e qualificato, non a ex-detenuti, avanzi di galera ed esaltati drogati, di cui abbondano invece le fila dei terroristi anti-Assad.
I missili antiaerei resero impossibile la vita all'Armata Rossa in Afghanistan, ma solamente perché in Pachistan esistevano campi d'addestramento dove personale delle forze armate di Karachi, insieme a istruttori dei Ranger e dei Berretti Verdi americani insegnavano ai Pashtun a impiegarli al meglio: sparati 'alla buona' i più sofisticati MPSAM e ATGM disponibili agli arsenali NATO e israeliani verranno sempre evitati ed evasi da personale militare mediamente addestrato persino se a bordo di un obsoleto T-55 o di un MiG-21.
Il prncipotto, fratello dell'attuale Ministro dell'Economia saudita e a suo tempo capo dei servizi segreti (prima che finissero in mano al Princip Muqrin e quindi al famigerato 'Bandar Bush') ha specificato che "I combattenti in Siria hanno bisogno di missili in grado di abbattere aeroplani, di distruggere carri armati a distanza", credendo, così, di poter rovesciare l'apparentemente interminabile serie di sconfitte che sta perseguitando l'insorgenza mercenaria wahabita, in seguito alla quale il Governo di Damasco ha ristabilito il controllo sulla quasi totalità del territorio nazionale.
Quello che Turki al-Faisal non ha capito, come la maggior parte degli 'strateghi' occidentali che si sono affannati nel tentare di rovesciare Assad é che le armi da sole non possono vincere le guerre. Altrimenti l'Hezbollah libanese non avrebbe avuto bisogno di quasi 30 anni per diventare la forza armata irregolare più potente del Medio Oriente e forse del mondo intero. Missili antiaerei e anticarro, che pure esistono devono venire messi in mano a personale specializzato altamente addestrato e qualificato, non a ex-detenuti, avanzi di galera ed esaltati drogati, di cui abbondano invece le fila dei terroristi anti-Assad.
I missili antiaerei resero impossibile la vita all'Armata Rossa in Afghanistan, ma solamente perché in Pachistan esistevano campi d'addestramento dove personale delle forze armate di Karachi, insieme a istruttori dei Ranger e dei Berretti Verdi americani insegnavano ai Pashtun a impiegarli al meglio: sparati 'alla buona' i più sofisticati MPSAM e ATGM disponibili agli arsenali NATO e israeliani verranno sempre evitati ed evasi da personale militare mediamente addestrato persino se a bordo di un obsoleto T-55 o di un MiG-21.
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giovedì 24 gennaio 2013
Le forze di sicurezza irakene arrestano 250 terroristi wahabiti finanziati dall'Arabia Saudita!
Una rete di ben 250 terroristi wahabiti con finanziatori e collegamenti ad altissimo livello in Arabia Saudita é stata distrutta dalle forze di sicurezza irakene con una vasta operazione di counterintelligence che ha visto uomini della polizia e dell'esercito mobilitati in tutta la zona del Medio Eufrate.
Secondo quanto rivelato nella conferenza stampa che ha comunicato i risultati del successo dell'operazione l'ufficio del Principe saudita Bandar bin Sultan Saoud (il famigerato 'Bandar Bush') aveva stanziato circa 200 milioni di dollari Usa a favore dei criminali, istigandoli a compiere attentati contro i quartieri sciiti di Bagdad e le città di Najaf, Karbala e Al-Diwaniyah, tutte a maggioranza sciita.
Anche i piani di questa congrega di agitatori rientrano nello schema della cospirazione contro l'unità nazionale irakena con cui gli emirati wahabiti del petrolio vorrebbero rifarsi dei rovesci inflitti loro in Siria dalla tenace resistenza del popolo e dell'Esercito contro le loro bande di mercenari stranieri.
Secondo quanto rivelato nella conferenza stampa che ha comunicato i risultati del successo dell'operazione l'ufficio del Principe saudita Bandar bin Sultan Saoud (il famigerato 'Bandar Bush') aveva stanziato circa 200 milioni di dollari Usa a favore dei criminali, istigandoli a compiere attentati contro i quartieri sciiti di Bagdad e le città di Najaf, Karbala e Al-Diwaniyah, tutte a maggioranza sciita.
Anche i piani di questa congrega di agitatori rientrano nello schema della cospirazione contro l'unità nazionale irakena con cui gli emirati wahabiti del petrolio vorrebbero rifarsi dei rovesci inflitti loro in Siria dalla tenace resistenza del popolo e dell'Esercito contro le loro bande di mercenari stranieri.
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domenica 6 gennaio 2013
Il principe Bandar Saoud ordina ai suoi scherani di prendere con la forza il comando della guerriglia terrorista in Siria!
Bandar bin Sultan Abdulaziz Al-Saoud, conosciuto anche come 'Bandar Bush', già ambasciatore saudita negli Usa (dove si segnalava per il copioso consumo di Wiskhey e Bourbon) e divenuto quest'estate capo dei servizi segreti di Riyadh (avendo fatto fuori il 'diarca' Principe Muqrin) potrebbe essere dietro alla recente incidenza di conflitti armati tra miliziani wahabiti del 'Fronte al-Nusra' e altri mercenari criminali attivi in Siria.
"Potrebbe" perché non é certo che Bandar Bush sia ancora vivo, visto che poco dopo la sua salita al vertice dell'intelligence "VoltaireNet" ne aveva annunciato la morte nell'attacco esplosivo che aveva squarciato la sede dello spionaggio di Casa Saoud, da allora Bandar non é più stato visto in pubblico da anima viva.
Comunque, chiunque diriga ora lo spionaggio di Riyadh, costui avrebbe ordinato agli uomini di al-Nusra di prendere a tutti i costi il controllo di ciò che resta dell'insorgenza terrorista in Siria, a costo di uccidere i capi wahabiti che rifiutino di sottomettersi alla loro egemonia: questo spiegherebbe i molti episodi di lotta internecina che sono risultati anche in rese in massa alle forze di Assad.
"Potrebbe" perché non é certo che Bandar Bush sia ancora vivo, visto che poco dopo la sua salita al vertice dell'intelligence "VoltaireNet" ne aveva annunciato la morte nell'attacco esplosivo che aveva squarciato la sede dello spionaggio di Casa Saoud, da allora Bandar non é più stato visto in pubblico da anima viva.
Comunque, chiunque diriga ora lo spionaggio di Riyadh, costui avrebbe ordinato agli uomini di al-Nusra di prendere a tutti i costi il controllo di ciò che resta dell'insorgenza terrorista in Siria, a costo di uccidere i capi wahabiti che rifiutino di sottomettersi alla loro egemonia: questo spiegherebbe i molti episodi di lotta internecina che sono risultati anche in rese in massa alle forze di Assad.
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martedì 31 luglio 2012
VoltaireNet dichiara: "Morto in Arabia Saudita il Principe 'Bandar Bush', raggiunto dalla vendetta di Assad!"
Secondo quanto riportato dal prestigioso e informato sito "VoltaireNet" l'esplosione che pochi giorni orsono ha colpito la sede dei Servizi segreti sauditi oltre a uccidere il vice del Principe Bandar bin Sultan Abdulaziz al-Saoud avrebbe anche ferito gravissimamente quest'ultimo tanto che, a dispetto degli sforzi medici profusi, il membro della casa reale (capo dei Servizi da quando aveva estromesso il collega-rivale Principe Muqrin) sarebbe morto poco dopo.
L'operazione, da molti ritenuta una rappresaglia siriana per l'attentato al Ministero della Sicurezza di Damasco, avrebbe lasciato l'Arabia Saudita priva della personalità che guidava ormai gli affari di Stato approfittando della senescenza e incapacità di Re Abdallah e dei suoi pochi fratelli rimasti in vita (gli ultimi dei "Sudairi Seven").
Bandar bin Sultan era stato ambasciatore saudita negli Usa dal 1983 al 2005 dove aveva stretto relazioni così profonde col 'clan' Bush da venire soprannominato ufficiosamente 'Bandar Bush'. Per il suo ruolo ambiguo riguardo la politica Usa verso l'Arabia Saudita veniva preso a lungo in considerazione nel documentario di Michael Moore "Farenheit 9/11".
L'operazione, da molti ritenuta una rappresaglia siriana per l'attentato al Ministero della Sicurezza di Damasco, avrebbe lasciato l'Arabia Saudita priva della personalità che guidava ormai gli affari di Stato approfittando della senescenza e incapacità di Re Abdallah e dei suoi pochi fratelli rimasti in vita (gli ultimi dei "Sudairi Seven").
Bandar bin Sultan era stato ambasciatore saudita negli Usa dal 1983 al 2005 dove aveva stretto relazioni così profonde col 'clan' Bush da venire soprannominato ufficiosamente 'Bandar Bush'. Per il suo ruolo ambiguo riguardo la politica Usa verso l'Arabia Saudita veniva preso a lungo in considerazione nel documentario di Michael Moore "Farenheit 9/11".
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