mercoledì 15 febbraio 2017

A Gaza Yahya Sinwar, "falco" esperto di controspionaggio succede a Ismail Haniyeh!

Questo articolo a momenti verrà pubblicato anche sul quotidiano online L'Opinione Pubblica, col quale mi pregio di collaborare e dove i miei scritti sono tutti consultabili a questa pagina web.

Il movimento Hamas è stato intensamente criticato per il suo eccessivo avvicinamento a Turchia e Qatar nel periodo delle cosiddette "primavere arabe"; gli alti vertici del movimento, a partire da Khalid Meshaal e Moussa Marzouk furono fin troppo rapidi a tranciare (alcuni dicono addirittura lacerare o troncare) i buoni rapporti con la Siria, con Hezbollah e con l'Iran per passare armi e bagagli nel campo ikhwanita (e cripto-filo-ISIS, ma nemmeno tanto 'cripto') di Ankara e Doha.

Di fedele all'Asse della Resistenza rimaneva, nella dirigenza, apparentemente il solo Mahmoud Zahar che, al netto del prestigio di essere praticamente l'unico capo fondatore di Hamas ancora in vita, però aveva poco "peso specifico" all'interno dell'Ufficio Politico; infatti anche per questo quando Zahar stesso venne visto (ufficialmente in qualità di ospite) a eventi della Jihad Islamica Palestinese, corse la voce che fosse in procinto di staccarsi da Hamas per trasferirsi nella più agguerrita (ma anche molto più piccola) organizzazione.

Questa situazione potrebbe essersi modificata, forse decisivamente, da appena un paio di giorni, quando cioè è stata annunciata la successione di Yahya Sinwar a Ismail Haniyeh come Premier di Gaza (ricordiamo che Hamas è l'ultima formazione politica ad avere vinto regolari e democratiche elezioni tenutesi non solo nella Striscia, ma anche in Cisgiordania).

Sinwar, cinquantacinquenne, è un uomo di apparato, specializzatosi in contro-intelligence e nell'organizzazione militare; fu lui, creando e dirigendo a fine anni '80 la "Munazzamat al Jihad w’al-Dawa" (il controspionaggio interno di Hamas) a individuare e sradicare dozzine di collaborazionisti e spie dello Shin Bet.

Per la sua efficienza venne rapito nel 1989 dagli israeliani e incarcerato, passando ben 22 anni in prigione.

E' stato liberato nel 2011 grazie alla trattativa per il rilascio di Gilad Schalit, ma fin dal momento della sua liberazione, pur riconoscente per ovvi motivi, dichiarò che, al posto dei dirigenti che avevano gestito la trattativa, non avrebbe acconsentito allo scambio di prigionieri.

Apparentemente, dunque, ci troviamo di fronte a un "falco" a un inflessibile, a un uomo che sembra forgiato nello stampo di Kaganoviç.

Vedremo se la responsabilità di gestire e amministrare un territorio assediato, un ghetto strangolato che qualcuno ha definito "La più grande prigione a cielo aperto del Pianeta" molcirà il suo contegno, oppure lo irrigidirà ulteriormente.

Attualmente Hamas ha in sua mano i cadaveri di due invasori sionisti (Oron Shaul e Hadar Goldin) e un invasore catturato (l'ebreo negro Abram Menghisto, di cui ovviamente i dirigenti razzisti di Tel Aviv se ne impipano bellamente, a differenza di quanto fecero col nerd bianco Schalit).






La staffetta tra l'entrante Sinwar e l'uscente Haniyeh (che alcuni dicono punti a sostituire Khaled Mishaal sulla poltrona di Segretario Generale di Hamas) è segno di una svolta nella dialettica interna al movimento, con l'ala militare delle Brigate Ezzedin al-Qassam che avrebbe ripreso vigore contro gli "Ikhwaniti" in profonda crisi dopo il reflusso seguito alle 'primavere arabe'.

In particolare gli uomini del comparto militare imputavano ai rivali il totale fallimento seguito alla prova del fuoco dell'estate 2014 quando, di fronte a una vittoria tattica nei confronti dell'aggressione militare di Tsahal, la dirigenza non riuscì a tradurla in un vantaggio anche politico, essendosi alienata i partner che potevano essere più utili in quel momento (appunto, quelli più legati alla Resistenza...Hezbollah, Damasco, Teheran) ed essendosi eccessivamente 'prostrata' a padrini che in quel momento avevano altro a cui pensare (come Turchia e Qatar).

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